Scuola, Valditara: “Stop sospensioni, lavori socialmente utili per studenti bulli”

Il ministro in un’intervista a ‘La Stampa’: “Secondo me quando uno studente si comporta da bullo, aggredendo un compagno o un insegnante ci vuole più scuola e non meno scuola”

”Ho inviato gli ispettori nella scuola di Rovigo, dove gli studenti che lo scorso ottobre hanno colpito una docente con una pistola ad aria compressa alla fine dell’anno scolastico sono stati promossi con nove e otto in condotta. Entro domani (oggi, ndr) dovrei avere una risposta in modo da capire se è stata rispettata la normativa di riferimento dal regolamento di disciplina dell’istituto al dpr 122/2009. In ogni caso, a prescindere da questo episodio, voglio accelerare un processo che mi sembra necessario. Già all’inizio del mio mandato avevo costituito al ministero un tavolo sul bullismo formato da psichiatri, neurologi, magistrati, professori, presidi ed altri soggetti esperti su questo argomento. Un primo segnale forte che voglio dare per affrontare gli episodi di bullismo e di violenza sarà di attribuire maggiore valore al voto di condotta”. Lo dice il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in un’intervista a ‘La Stampa’.

”Secondo me quando uno studente si comporta da bullo, aggredendo un compagno o un insegnante ci vuole più scuola e non meno scuola – precisa – Non nutro simpatia per le sospensioni, tenere un ragazzo a casa per alcuni giorni significa fargli del male. Quindi bisogna fare l’opposto, dargli più scuola. Questo non vuol dire farlo tornare nella stessa classe dove ci sono l’insegnante o il compagno che ha aggredito, ma coinvolgerlo in percorsi di recupero con attività di solidarietà ovvero con un approfondito studio di certe problematiche. Il ragazzo dovrà comprendere l’importanza del rispetto verso l’altro e l’importanza della comunità. Mercoledì fornirò alcuni dettagli in più su questo intervento”.

”Il voto di condotta dovrà avere un ruolo importante in tutti i percorsi della scuola secondaria – spiega – Con i tecnici definiremo come questo avverrà”. ”Domani (oggi, ndr) ci sarà un incontro con i tecnici al ministero, mercoledì renderò note alcune linee di questo intervento che darà maggiore valore alla condotta e porterà a modificare il significato delle sospensioni – aggiunge – Il pacchetto di misure verrà poi definito nelle prossime settimane dopo un confronto più ampio”.

 ”Vogliamo puntare su un aspetto molto importante, vale a dire la capacità della scuola di saper accendere la lampadina che c’è in ogni ragazzo. È il vero antidoto a ogni forma di bullismo. La svolta potrà darla il percorso di personalizzazione che abbiamo introdotto nelle scuole attraverso il lavoro svolto dai docenti tutor che ascoltano i ragazzi, li aiutano a recuperare, a vincere il loro senso di sfiducia che li porterebbe ad abbandonare. Si prevedono anche attività di recupero che saranno svolte in orario extra-curriculare dai docenti delle singole discipline. Quando invece ci si troverà di fronte a casi particolarmente problematici prevediamo interventi diversi. Con il presidente dell’ordine degli psicologi penso a presìdi territoriali al servizio delle scuole dove professionisti competenti seguiranno le situazioni di maggiore disagio, d’intesa con le famiglie”.

 FONTE: ADNKRONOS

Nell’agrovoltaico due strade per meritare gli incentivi

In materia di agrovoltaico, le misure incentivanti attualmente in essere in ambito Pnrr trovano fondamento in due atti normativi, che divergono in merito alla natura dell’incentivo erogato, ai soggetti beneficiari e alle modalità dell’erogazione. Si tratta del decreto legislativo 199/2021 (come implementato dal Dl 13/2023, il decreto Pnrr, convertito nella legge 41/2023) e del decreto agrovoltaico, pubblicato con decreto ministeriale del 14 aprile 2023, attualmente in attesa del via libera da parte della Commissione europea.

Beneficiari, il decreto Pnrr

La misura incentivante prevista dall’articolo 8 del Dlgs 199/2021 individua quali soggetti beneficiari i titolari di impianti a fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di autoconsumo collettivo (articolo 30) o in comunità energetiche rinnovabili (articolo 31), intese come associazioni composte da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati che scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’autoconsumo attraverso modelli di condivisione.

L’articolo 47, commi 10 e 11, del Dl Pnrr ha poi ampliato lo spettro degli aventi diritto, includendo nel novero dei soggetti coinvolti tanto nelle comunità energetiche rinnovabili quanto nelle realità di autoconsumo collettivo elementi appartenenti al comparto agricolo (tra cui le cooperative agricole che svolgono attività di cui all’articolo 2135 del Codice civile).

Beneficiari, decreto Agrovoltaico

Quanto ai beneficiari, l’articolo 4 del decreto ministeriale individua i seguenti aventi diritto:

a) imprenditori agricoli ex articolo 2135 del Codice civile, in forma individuale ovvero societaria, società agricole come definite dal Dl 99/2004, consorzi costituiti da due o più imprenditori agricoli e/o società agricole o imprenditori agricoli, ivi comprese le cooperative agricole che svolgono attività di cui all’articolo 2135 del Codice. e le cooperative e/o consorzi di cui all’articolo 1, comma 2, del Dlgs 228/2001 e Ati agricole;

b) Ati che includano almeno uno dei soggetti di cui alla lettera a).

Incentivi

In base all’articolo 8 del decreto 199/2021, il beneficio è erogato in forma di tariffa incentivante attribuita alla sola quota di energia prodotta dall’impianto e condivisa all’interno della configurazione impiantistica di titolarità dei soggetti qualificati (comunità energetiche rinnovabili e realtà ad autoconsumo collettivo).

Viene poi specificato come per gli autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e le comunità energetiche rinnovabili, l’incentivo sia erogato solo in riferimento alla quota di energia condivisa da impianti e utenze di consumo connesse sotto la stessa cabina primaria. I punti di connessione facenti parte della configurazione impiantistica devono cioè essere ubicati nella porzione della rete di distribuzione sottesa alla stessa cabina primaria.

A livello di aiuti, invece, il decreto ministeriale prevede il riconoscimento di un doppio beneficio: un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili, per la cui concessione sono utilizzate le risorse finanziare erogate in ambito Pnrr; e una tariffa incentivante a valere sull’energia prodotta e immessa in rete, aggiuntiva rispetto ai contributi erogati nell’ambito Pnrr.

In questo contesto, vengono previsti due contingenti di potenza: un primo contingente da 300 MW destinato al solo comparto agricolo per impianti fino a 1 MW e un secondo contingente da 740 MW aperto anche alle Ati composte da almeno un soggetto del comparto agricolo per impianti di qualsiasi potenza. Per gli impianti rientranti nel primo contingente di potenza, l’accesso ai meccanismi incentivanti è subordinato alla iscrizione in appositi registri, mentre per gli impianti rientranti nel secondo contingente l’accesso agli incentivi è condizionato alla partecipazione a procedure pubbliche competitive.

Accesso agli incentivi

L’accesso e le modalità di erogazione degli incentivi sono disciplinati dall’articolo 8 del decreto, che sino all’approvazione del Dl Pnrr, datato 24 febbraio 2023, ne limitava il rilascio ai soli impianti di potenza inferiore a 1 MW entrati in esercizio successivamente all’entrata in vigore del decreto.

Il Dl Pnrr ha esteso il limite di potenza, disponendo che l’accesso agli incentivi sia concesso anche agli impianti ad energia rinnovabile, inclusi gli impianti agrovoltaici, di potenza superiore a 1 MW.

Per tale forma incentivante non è richiesta la preventiva iscrizione a bandi o registri e la domanda di accesso è presentata direttamente alla data di entrata in esercizio dell’impianto richiedente.

Con il decreto agrovoltaico, invece, l’accesso agli incentivi avverrà tramite partecipazione a procedure pubbliche, distinte in registri e aste, bandite dal Gse nell’arco del biennio 2023-2024.

La prima scadenza consisterà nell’approvazione, con decreto del Mase, delle regole operative per l’accesso ai meccanismi incentivanti entro 15 giorni dalla relativa data di entrata in vigore. Entro 30 giorni dalla stessa data, il Gse provvederà ad emanare il primo avviso pubblico per la partecipazione alle procedure competitive.

Per ciascuna procedura verrà garantito un periodo di apertura di 60 giorni, durante i quali i soggetti interessati potranno presentare domanda di accesso agli incentivi. Le graduatorie verranno poi pubblicate sul sito del GSE entro i 90 giorni successivi. I richiedenti dovranno garantire il rispetto di requisiti quali il possesso del titolo abilitativo alla costruzione e all’esercizio dell’impianto, il possesso del preventivo di connessione alla rete accettato in via definitiva e la continuità dell’attività di coltivazione agricola o pastorale sottostante l’impianto. Dovrà offrirsi, nell’istanza di partecipazione, una riduzione percentuale sulla tariffa di riferimento non inferiore al 2 per cento.

Secondo l’articolo 7 del decreto agrovoltaico le istanze di partecipazione alle procedure dovranno essere inviate al Gse tramite il sito www.gse.it, allegando l’offerta di riduzione della tariffa di riferimento, la documentazione sul rispetto dei requisiti, la cui valutazione assumerà particolare importanza in caso di superamento del contingente disponibile per ciascuna procedura.

Gli impianti in posizione utile dovranno entrare in esercizio entro 18 mesi dalla data di comunicazione dell’esito della procedura, e comunque non oltre il 30 giugno 2026. Non sarà consentito l’accesso agli incentivi a impianti che abbiano iniziato i lavori di realizzazione prima di aver presentato istanza di partecipazione alle procedure.

Riguardo al contributo in conto capitale, tutte le spese ammissibili dovranno essere comprovate con pagamenti effettuati con bonifico bancario.

FONTE: SOLE 24 ORE

Il premio Nobel Stiglitz: “L’inflazione è il più forte vettore di diseguaglianze”

L’inflazione è un’emergenza vera: “Si può attaccare in diversi modi. Intanto a provocarla sono oggi soprattutto gli eccessivi profitti che le grandi corporation accumulano almeno in alcuni settori. Bisogna considerare che le pressioni sulla supply-chain, oltre che sull’energia, si sono allentate, e infatti l’inflazione sta scendendo per suo conto. Gli alti tassi finiscono con l’esacerbare molti problemi e rendere più difficile risolverli. E danno luogo a una serie di effetti collaterali come la fuga dei depositi dalle banche americane alla ricerca di migliori rendimenti ora che sono possibili, che diversi fallimenti ha già provocato, e poi ovviamente l’aggravio sui prestiti di ogni sorta. Senza contare gli effetti all’estero, ovvero l’aggravamento della crisi debitoria in tanti Paesi in via di sviluppo che finisce ancora una volta col colpire la povera gente”.

Fonte: Rainews

FINOCCHIARO (PRES. CONFEDERCONTRIBUENTI): PER IMPRESE MISURE GOVERNO SU “CARO ENERGIA” INSUFFICIENTI

Resta ancora alta la bolletta energetica per bar, alberghi, ristoranti e negozi. A marzo per le utenze tipiche del terziario di mercato, si è registrata una “timida” riduzione del prezzo dell’energia elettrica e del gas, rispetto a febbraio ma gli importi in bolletta continuano ad essere elevati rispetto ai valori rilevati prima della crisi energetica segnando aumenti fino a +36% per le forniture elettriche e +116% per il gas.

Resta insufficiente l’intervento del Governo, se non si interviene nel “ridurre gli oneri generali di sistema per il settore elettrico, la cui incidenza sul costo della fornitura è di oltre il 25% ( una voce che pesa circa 13,1 miliardi di euro all’anno sulla spesa energetica degli italiani)” e di rafforzare i crediti d’imposta ‘energetici’ perché “la percentuale di detrazione prevista, per il secondo trimestre 2023, è assolutamente insufficiente”. Lo chiede il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro.

Povertà al massimo storico nel 2021: quasi 2 milioni di famiglie in indigenza assoluta

Povertà e disuguaglianza sociale in crescita.

Nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960 mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4%della popolazione residente).

Il testo del Rapporto Caritas “L’anello debole” prende in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati provenienti da quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas su tutto il territorio nazionale. “In riferimento all’età – si legge -, i livelli di povertà continuano ad essere inversamente proporzionali: la percentuale di poveri assoluti si attesta infatti al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65 (valore sotto la media nazionale).

La fotografia della Caritas italiana sull’operato della rete sociale in favore degli ultimi registra quasi 1 milione e 500 mila interventi erogati nel corso del 2021. Una media di 6,5 interventi per ciascun assistito (considerate anche le prestazioni di ascolto).  L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4%del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%)”.

In particolare: il 74,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (mense/empori, distribuzione pacchi viveri, buoni ticket, prodotti di igiene personale, docce, ecc.); il 7,5% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 7,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 4,6% l’erogazione di sussidi economici (per il pagamento di affitti e bollette), il 2,2% il sostegno socio-assistenziale e l’1,5% interventi sanitari.

L’analisi della conversione degli interventi in euro mette in luce, tuttavia, che le erogazioni di sussidi economici, pur rappresentando solo il 4,6% degli interventi, assorbono oltre il 76% delle spese.

In difficoltà le famiglie con più figli

Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, i nuclei familiari con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro. È cresciuta meno della media per le famiglie piccole, con anziani, composte da soli italiani”.

Sul fronte lavoro emerge che più del 70% dei padri degli assistiti dalla Caritas risulta occupato in professioni a bassa specializzazione. Per le madri è invece elevatissima l’incidenza delle casalinghe (il 63,8%), mentre tra le occupate prevalgono le basse qualifiche. Il raffronto tra le due generazioni mostra che circa un figlio su cinque ha mantenuto la stessa posizione occupazionale dei padri e che il 42,8% ha invece sperimentato una mobilità discendente (soprattutto tra coloro che hanno un basso titolo di studio). Più di un terzo (36,8%) ha, invece, vissuto una mobilità ascendente in termini di qualifica professionale, anche se poi quel livello di qualifica non trova sempre una corrispondenza in termini di impiego (data l’alta incidenza di disoccupati) o un adeguato inquadramento contrattuale e retributivo, vista l’alta incidenza dei lavoratori poveri.

Fonte: Rainews