Confedercontribuenti, autunno caldo per le famiglie, occorre un cambio di passo

In autunno le famiglie dovranno pagare tasse di iscrizione e libri scuola, Tasi, Tari, bollette salatissime di luce e gas e tanto altro ancora.

La Confedercontribuenti, tramite il suo presidente Carmelo Finocchiaro, lancia l’allarme: “Queste difficoltà di famiglie e imprese durerà a lungo, anche in caso di ripresa dell’economia, che non si vede all’orizzonte. La disoccupazione è un dato preoccupante. Occorre che il Governo pianifichi immediatamente un Piano Industriale a lungo e medio termine, ma lavori fin da adesso ad un Piano straordinario per il lavoro”.

di Redazione

 

Non prendiamo in giro, tra settembre e novembre è in arrivo una stangata per le famiglie italiane per prezzi al dettaglio, tasse e tariffe che manderà in default il Paese.

Mano al portafogli occorre pagare tasse di iscrizione e libri scuola, Tasi, Tari, bollette salatissime di luce e gas. Un aumento vertiginoso delle uscite nei precari bilanci delle famiglie, con i conti correnti già in rosso. Non scopriamo l’acqua calda affermando che le famiglie italiane sono sempre più indebitate. Secondo la Cgia di Mestre al 31 dicembre 2021, infatti, il debito delle famiglie italiane ammontava complessivamente a 574,8 miliardi di euro (che equivale ad un +21,9 miliardi rispetto all’anno precedente). Impossibile calcolare i dati riferiti al 2022 perché sarà un autunno caldo, con tanti variabili.

La Confedercontribuenti, tramite il suo presidente Carmelo Finocchiaro, lancia l’allarme: “Queste difficoltà di famiglie e imprese durerà a lungo, anche in caso di ripresa dell’economia, che non si vede all’orizzonte. La disoccupazione è un dato preoccupante. Occorre che il Governo pianifichi immediatamente un Piano Industriale a lungo e medio termine, ma lavori fin da adesso ad un Piano straordinario per il lavoro”.

Certamente occorrono investimenti infrastrutturali e non bonus a pioggia che sanno di ‘mancetta’, innovazione e sviluppo tecnologico dovrebbero essere pane quotidiano per i rappresentanti del Governo e i parlamentari italiani, senza dimenticare la ricerca in tutti settori, industriale e agricolo (crisi del grano-docet).

Serve un cambio di passo repentino”, prosegue Finocchiaro, “l’Italia è in recessione, più di ogni altro paese europeo. Il Mady in Italy è in standby in attesa di non si sa che cosa e l’autunno è alle porte. La crisi che non è solo di famiglie e imprese, ma coinvolge anche gli enti locali sempre di più in difficoltà, che si tramuta in un’erosione ai servizi, asili nido compresi”.

Da più parti si sottolinea come sarebbe auspicabile che Governo ed Europa distinguessero tra spesa corrente e spese di investimento, con il massimo rigore per le spese correnti e maggiori libertà negli investimenti senza vincoli comunitari.

Quindi una tempesta tropicale e uno tsunami all’orizzonte per tutti, nessuno escluso. Se interventi a livello comunitario non riusciranno a fermare la corsa al rialzo dei prezzi del gas, il rischio che i rincari del costo dell’energia elettrica diventino ingestibili per tutte le imprese e le famiglie è altissimo.

La questione è nota a tutti. I tagli operati dalla Russia sulle forniture del gas, in contrapposizione alle sanzioni europee, hanno scatenato una serie di reazioni a catena. In sintesi, le aziende che non trovano il gas, lo comprano a qualsiasi prezzo, pur di onorare i contratti per quello già venduto. La corsa a riempire gli stoccaggi a sua volta alimenta ulteriormente la domanda, gonfiata a dismisura. Non sarà sufficiente nemmeno la politica del razionamento e soprattutto il prezzo del tetto del gas europeo, poichè questo intervento, richiesto da più parti, avrebbe effetti collaterali non da poco: esso funzionerebbe con un limite massimo ai prezzi delle contrattazioni nei mercati europei, ma non modificherebbe i contratti in essere, ma avrebbero effetti su essi perché molti sono indicizzati al Ttf (buona parte di quelli che trattano il gas che arriva attraverso il Tap in Italia dall’Azerbaijan, ad esempio, e probabilmente una buona metà dei contratti stipulati con la Russia). Va da sé che i paesi Ue dovrebbero sovvenzionare per il gas liquefatto il differenziale tra il tetto e il prezzo di mercato. Altro debito pubblico. In sintesi, il cane che si morde la coda.

Mala tempora currunt sed peiora parantur, al peggio non c’è mai fine.

 

Emergenza energetica: nucleare che fare?

Il nostro Paese ha urgente bisogno di integrare tutte le fonti energetiche e diversificare i fornitori, come si sta facendo nell’ultimo periodo, ma quando si parla di nucleare bisogna aver chiaro, che per un nucleare pulito, sicuro ma non gratis, bisognerà attendere almeno altri dieci anni. Nel frattempo, attraverso un piano industriale, attento alle dinamiche ambientali, si deve dar corso alle fonti energetiche alternative e iniziare nelle scuole l’educazione al risparmio energetico. L’opinione del presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro

di redazione

Il 25 settembre si avvicina. È il momento del voto, è il momento di scegliere. I partiti e i loro leader in questa campagna elettore hanno inserito quale argomento principe del loro programma politico elettorale l’emergenza energetica, proponendo soluzioni e proposte variegate.

Sì al nucleare «pulito e sicuro» dal centrodestra, ricorso ai rigassificatori ma come soluzione-ponte per il centrosinistra, no a trivellazioni e nuovi inceneritori da parte del Movimento 5 Stelle.

C’è né per tutti i gusti.

Il centrodestra sostiene un «ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito».

Il centrosinistra «Per un domani senza fonti fossili già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull’energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari: perché i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati».

Da parte del “terzo polo” il tema è affrontato considerando il nucleare come una fonte utilizzabile nel lungo periodo, in «un mix di generazione che includa anche le rinnovabili».

Assente invece il tema dal programma del Movimento 5 Stelle.

Carmelo Finocchiaro, dirigente di organizzazioni imprenditoriali, da sempre impegnato in politica, afferma che “Non è più rinunciabile per il nostro Paese la costruzione delle moderne centrali nucleari. Il Governo deve porsi l’obiettivo di una pronta realizzazione. Si prenda esempio dalla Francia”.

E a proposito della Francia si sappia che essa oggi trae circa il 40% del proprio fabbisogno elettrico dai 56 reattori nucleari attualmente in funzione, che corrispondono ad una capacità installata di circa 62 GW: si tratta della percentuale più alta al mondo. Un Paese, quello al di là delle Alpi, dove spesso la domanda di energia è inferiore alla produzione delle centrali nucleari, al netto dell’export, ovvero la Francia è l’unico stato al mondo a produrre, attraverso i suoi 56 reattori nucleari, solo il 75% del fabbisogno, molto inferiore alla media mondiale.

Con la crisi del gas russo, il cui prezzo è schizzato alle stelle, è diventato indispensabile cambiare fonti energetiche. Le alternative al gas sono l’idroelettrico (ma i fiumi sono in secca per effetto dei cambiamenti climatici), l’energia solare e quella eolica. Energie sicuramente pulite, ad emissioni zero, ma intermittenti, ovvero non sono costanti e disponibili in modo continuo, il che rappresenta un limite.

Non vi è altra soluzione nel breve termine se non quella del nucleare, fatta salva la questione della sicurezza che rimane un nodo sempre aperto. L’energia nucleare, con tutte le tecnologie ad essa applicata, non potrà garantire una sicurezza al 100%.

Si guardi ad esempio alla guerra in Ucraina. È indubbio che il conflitto in svolgimento sul territorio ucraino sia una guerra per affermare la propria posizione di potenza sullo scenario internazionale, quella della Russia e quella degli Usa. Vi è in atto una “guerra dell’energia”, tant’è che sono entrati in gioco, come strategia militare di offesa, i siti nucleari: prima la presa di Chernobyl con la pericolosità delle scorie radioattive residuo dell’incidente e l’aumento della radioattività con la sollevazione di polveri al passaggio dei mezzi corazzati, poi la presa della centrale di Zaporizhzhya con l’ormai evidente orizzonte dell’occupazione delle altre centrali e quindi di pericolose operazioni di guerra intorno a questi delicati luoghi. Vi è una forte preoccupazione tra gli osservatori del conflitto.

Dall’altra parte del mondo intanto c’è chi valuta la costruzione di reattori nucleari di nuova generazione. Il Giappone, nonostante il disastro di Fukushima del marzo 2011, sembra intenzionato a procedere seriamente sulla questione.

Una cosa però bisogna sapere: oggi i reattori di nuova generazione sono studiati e pensati per non avere problemi, sono i cosiddetti reattori di seconda generazione; tuttavia, quando servono aggiornamenti dei sistemi di sicurezza il prezzo per il mantenimento di questi impianti, già significativo, raddoppia.

In conclusione, abbiamo bisogno urgentemente di integrare tutte le fonti energetiche e diversificare i fornitori, come sta facendo l’Italia nell’ultimo periodo, ma quando si parla di nucleare bisogna aver chiaro, che per un nucleare pulito, sicuro ma non gratis, bisognerà attendere almeno altri dieci anni. Nel frattempo, attraverso un piano industriale, attento alle dinamiche ambientali, si deve dar corso alle fonti energetiche alternative e iniziare nelle scuole l’educazione al risparmio energetico.

Facile a dirsi, difficile a farsi.

 

 

53 milioni per gli sport dilettantistici

Carmelo Finocchiaro, presidente della Confedercontribuenti esprime soddisfazione “perché le Federazioni sportive ogni anno creavano ‘buchi neri’ nei bilanci societari con fondi pubblici. I contributi dallo Stato dovranno essere giustificati e rendicontati”. È però necessario evitare che “gli investimenti così ripartiti vadano solo alle Federazioni meglio organizzate, con tanti tesserati, sfavorendo così quelle medie e piccole, che sopravvivono solo per passione e amore dello sport”

di redazione

La sottosegretaria con delega allo sport Valentina Vezzali lo aveva annunciato qualche giorno addietro: “Il decreto attuativo per i gestori di impianti sportivi è stato registrato dalla Corte dei conti. All’inizio della prossima settimana Sport Governo pubblicherà le modalità̀ di accesso al beneficio e di erogazione del contributo“.

Per gli impianti sportivi sono in arrivo 53 milioni di euro a sostegno di associazioni e società sportive dilettantistiche (Asd e Ssd). Il provvedimento fissa termini e modalità di accesso ai fondi previsti dal Sostegni-ter e dal decreto Energia 2022 per gli enti che gestiscono impianti sportivi.

Tra i beneficiari rientrano le sole Asd e Ssd, che dovranno possedere due requisiti: a) siano affiliate ad un organismo sportivo del Coni (Federazione sportiva nazionale, Fsn, Disciplina sportiva associata o Ente di promozione sportiva, Eps); b) che risultino iscritte, alla data del 2 marzo scorso, nel Registro Nazionale delle attività sportive dilettantistiche.

Vi sono altri requisiti oggettivi che l’ADS/SSD dovrà avere: che sia gestore di un impianto sportivo – a titolo di proprietà; affitto; concessione o altro titolo che ne giustifichi possesso o detenzione – e con un numero di tesserati almeno pari a 200 o 30 unità, se il tesseramento avviene rispettivamente con un Eps o una Federazione.

L’affiliazione agli Organismi sportivi Coni costituisce presupposto essenziale, tenuto conto che le istanze possono essere presentate solo per il tramite degli Organismi stessi.

Non meno importante, tra le dichiarazioni da allegare alla domanda di contributo, quella di un tecnico abilitato circa la regolarità dell’impianto sportivo e quella di un commercialista attestante il numero di tecnici della Asd/Ssd destinatari di compensi sportivi (e relativo ammontare).

Semplice no? Il Presidente della Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro precisa “Come Confederazione tuteliamo le società sportive dilettantistiche nell’aspetto contabile amministrativo e ci rendiamo conto delle difficoltà operative che ci sono nella loro gestione. Come sindacato esprimiamo la nostra soddisfazione perché le Federazioni sportive ogni anno creavano ‘buchi neri’ nei bilanci societari con fondi pubblici. Speriamo che questo malvezzo tutto italiano sia finito. I contributi dallo Stato dovranno essere giustificati e rendicontati. Noi ci siamo per rendere trasparenti, secondo le norme, i loro bilanci nel rispetto della legalità amministrativa”.

Occorrono, però, progetti precisi e finalizzati, non saranno più consentiti finanziamenti a pioggia come in passato. Troppa discrezionalità in capo al Coni che da una parte distribuiva soldi a palate e senza criteri alle Federazioni, istituti che hanno funzioni pubbliche, ma che si comportavano come società private e dall’altra parte le stesse Federazioni eleggevano il presidente.

Oggi, quindi, vale la pena investire nello sport. Uno degli ultimi atti del governo Draghi, visto che la firma del Dpcm è arrivata giusto prima della crisi.

A breve il Ministero “Sport e Salute” pubblicherà 5 bandi: il 35% sarà destinato a programmi rivolti a bambini e settori giovanili; il 30% alle scuole; il 28% a over 65, ceti fragili e immigrati; il 5% alle attività motorie di base come nuoto e ginnastica; il 2% alla formazione di gestori e operatori; altre somme saranno stanziate per la preparazione di Sport invernali (Fisi) e Sport del ghiaccio (Fisg), in vista dei Giochi di casa a Milano-Cortina nel 2026. L’obiettivo è finanziare l’attività di base sul territorio, rivitalizzare le palestre scolastiche, ridurre la sedentarietà e l’obesità nelle fasce più a rischio, come giovanissimi e anziani.

Nelle disposizioni emanate c’è però un vulnus”, prosegue Finocchiaro, “È probabile che gli investimenti così ripartiti vadano solo alle Federazioni meglio organizzate, con tanti tesserati, sfavorendo così quelle medie e piccole, che sopravvivono solo per passione e amore dello sport. La Confedercontribuenti si pone al loro fianco per non sprecare questa opportunità!”.

L’auspicio che si torni a fare sport in tutti gli ambiti compreso quello scolastico, ricreativo e ludico. Siamo un paese che pratica sempre meno sport, causa pandemia, soprattutto tra i bambini.

Un cambio di passo è necessario. Chiediamo trasparenza e premialità per chi investe nel settore. Se tutto poi deve avere i connotati del bizantinismo, allora, come succede spesso nel nostro bel Paese, per dirla alla Tommasi di Lampedusa: “si cambia tutto per non cambiare nulla!”.

 

 

 

Turismo. Intervista a Ivana Pollicina di Confedercontribuenti

“In Italia è tornato il turismo straniero, ma la crisi del settore turistico non si ferma – dice la presidente dell’Associacione Aitel (Turismo Itinerante) – malgrado una crescita dell’11,8 per cento rispetto all’anno scorso, purtroppo la pandemia ha lasciato cicatrici insanabili e la guerra non aiuta. La politica dei bonus è stata fallimentare. Il bonus vacanza un flop”

di Ettore Minniti

Con oltre 18 anni di esperienza nel settore del benessere e 10 anni come SPA MANAGER, Ivana Pollicina ha sviluppato una conoscenza nello svolgimento di gestione di centri benessere, dalla creazione di menù trattamenti, prezzi, promozioni e analisi dei costi. Sebbene giovanissima, ha dimostrato nel suo settore grandi capacità gestionali di tutto il personale SPA, dalla formazione, valutazione, sviluppo e disciplina. È componente della Sezione Turismo Nazionale della Confedercontribuenti, assessore presso il comune di Piedimonte Etneo e presidente dell’Associazione Aitel (Turismo Itinerante). Con questa intervista vorremmo capire quale è il termometro sul turismo nel nostro Paese.

Signora Pollicina, come la devo chiamare: assessore, manager, presidente, sindacalista?

Mi chiami Ivana, semplicemente Ivana”.

Ivana, come fa da donna a conciliare tutte queste attività di moglie, madre, impegno civico, sindacale e politico?

Non lo so. Faccio tutto con naturalezza, mi viene tutto spontaneo. Ho un grande desiderio che è quello di lasciare alle future generazioni un Paese migliore, più a misura d’uomo (e da turista). Lo ritengo un dovere civico”.

A proposito di Turismo come stiamo messi?

“Benino, ma non bene. In Italia è tornato il turismo straniero. Secondo un’indagine di Demoskopea, i pernottamenti prenotati arrivano quasi a 343 milioni. Si tratta di una crescita dell’11,8 per cento rispetto all’anno scorso, purtroppo la pandemia ha lasciato cicatrici insanabili e la guerra non aiuta. La politica dei bonus è stata fallimentare. Il bonus vacanza un flop”.

E il caro prezzi? Alcuni operatori ci lucrano?

È vero. Alcuni operatori speculano con gli aumenti. Come Confedercontribuenti abbiamo sollecitato i nostri associati, nonostante lo tsunami che ha colpito le PMI del settore per la grave crisi in corso, ad aver rispetto dei contribuenti che sono fonte di vita per loro, con progetti per la fidelizzazione del cliente”.

Lei vive ai piedi dell’Etna, meraviglia delle meraviglie, dove puoi sciare guardando il mare. Quale sono le peculiarità di questo territorio?

La differenziazione dell’offerta turistica: dal turismo enogastronomico, esperienziale, religioso, itinerante, la montagna, il mare, i piccoli borghi. Strutture ricettive e ristorazione di buon livello. C’è l’imbarazzo della scelta per grandi e piccini. Approfitto dell’occasione per invitarvi a Piedimonte Etneo alla XXIV edizione Festa della Vendemmia dal 16 al 18 settembre 2022. Tre giorni di festeggiamenti caratterizzati dalla degustazione di prodotti enogastronomici, da incontri culturali, esposizioni di prodotti tipici artigianali e spettacoli in costume relativi alle tradizionali fasi di vendemmia dal corteo dei vendemmiatori alla pigiatura dell’uva con i tradizionali sistemi. Un modo simpatico per conoscere la Sicilia che non ti aspetti

Ritornando alle imprese del settore turistico, sono ancora in sofferenza?

Assolutamente sì! La crisi del settore turistico non si ferma. Hanno chiuso nel 2021 circa 4mila imprese, ne hanno aperto circa 2000, il disavanzo è notevole. La mancanza di personale, la crisi energetica, l’aumento dei prezzi e delle bollette non aiuta il comparto. Poi ci si è messo in mezzo questa crisi politica incomprensibile. Siamo messi male e lavoratori e titolari di PMI soffrono maledettamente. Occorrerebbero da parte del Governo interventi shock”.

C’è qualcosa che la gratifica nel suo impegno civico, politico e sindacale?
Quando la gente, gli amici, i conoscenti incontrandoti ti dicono grazie per quello che fai e poi non c’è cosa più bella di vedere il sorriso di un mio ospite nelle strutture che dirigo”.

Rassicura vedere una giovane donna così impegnata essere propositiva, gioiosa, con idee chiare e innovativa, ami rassegnata.

È questa l’Italia che ci piace.

Confedercontribuenti: si vada avanti con Draghi!

Continuare con Draghi vuol dire scegliere il male minore. Siamo di fronte ad una tempesta perfetta, le cui conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Il voto è l’essenza e il sale della democrazia, ma non è questo il momento di imbarcarci in un mare forza nove, senza comandante, con il timone in avaria e con una nave che va alla deriva; potrebbe essere messa rischio la legge di bilancio di fine anno con la seria prospettiva dell’esercizio provvisorio

di redazione

Si susseguono gli appelli affinché Mario Draghi continui il suo difficile (e a volte incompreso) compito di governatore fino alle prossime elezioni della primavera del 2023.

Dall’America all’Europa, dagli imprenditori ai sindaci, tutti ad implorare l’uomo della salvezza.

La guerra in Ucraina sta destabilizzando gli equilibri internazionali, il blocco del gas russo, l’inflazione, la recessione, il debito pubblico, la siccità e la crisi idrica, i raccolti in malora, da più parti quindi si invoca il senso di responsabilità a carico dell’ex presidente della Banca d’Italia perché continui il suo gravoso impegno di traghettare questa Italietta, messa molto male, per mancanza di una rappresentanza politica adeguata.

Con questo scenario all’orizzonte si prevedono un autunno e un inverno caldi, più dell’estate. Una mannaia si profila all’orizzonte perché i rifornimenti energetici potrebbero risultare drammaticamente insufficienti. Nel frattempo, si corre ai ripari per quanto è possibile e l’Algeria diventa il partner numero uno in tema di approvvigionamento del gas: una boccata d’ossigeno che potrebbe non bastare.

Forse è il momento di passare la parola agli elettori, ma quest’ultimi sono confusi, disorientati, irritati, disinnamorati della politica. Andare al voto oggi significherebbe una vittoria schiacciante del voto di astensione.

Per assurdo, al netto della posizione assunta dal M5S, Draghi gode della fiducia di una maggioranza abbastanza solida. Tante le critiche che si possono fare, ma di contro ha portato a casa anche qualche successo: ha saputo rilanciare il Paese con i fondi del PNRR, ha riconquistato un ruolo importante in Europa, ha saputo incunearsi in politica estera tra Francia e Germania (e non era scontato).

La parola allora agli elettori? È altamente probabile che anche il nuovo parlamento potrebbe caratterizzarsi con un carattere altamente instabile con larghe maggioranze o variabili. Siamo in una situazione difficile da reggere.

Una campagna elettorale in queste condizioni sarebbe destabilizzante; serve responsabilità. Responsabilità che ci deve traghettare fino alla fine della legislatura, con tutte le discrasie e le contraddittorietà al seguito.

La Confedercontribuenti, che non ama fare appelli o petizioni, per questo caso specifico, fa un’eccezione, forzando un po’ la sua mission sindacale e non perché stimiamo Draghi e ancor di meno il suo ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, altro burocrate, ma perché siamo scettici sulle alternative politiche che oggi offre il Paese: come dire che la toppa sarebbe peggio del buco. Continuare con Draghi vuol dire scegliere il male minore.

Siamo di fronte ad una tempesta tropicale (perfetta), le cui conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

Il voto è l’essenza e il sale della democrazia, ma non è questo il momento di imbarcarci in un mare forza nove, senza comandante, con il timone in avaria e con una nave che va alla deriva; potrebbe essere messa rischio la legge di bilancio di fine anno con la seria prospettiva dell’esercizio provvisorio.

Si vada avanti con Draghi, il burocrate, l’antipatico per eccellenza, che piaccia o meno, perché non possiamo permetterci di lasciare il Paese allo sbando.