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Usa: stop Nippon Steel preoccupa industriali Giappone

Di
Lucia Cutrona
|
7 Gennaio 2025

Gli esperti e gli economisti parlano chiaro: la battuta d’arresto di Nippon Steel negli Stati Uniti rappresenta un campanello d’allarme per gli investitori giapponesi. Bloccando infatti l’acquisizione di US Steel in nome della “sicurezza nazionale”, Washington rischia di scoraggiare le imprese straniere in un momento in cui Tokyo, stretto alleato, è la prima fonte di investimenti negli Stati Uniti. Va considerato inoltre che sono il più grande importatore di acciaio al mondo, un settore dominato dalla Cina (54% della produzione globale).
Il presidente Joe Biden ha spiegato che “un’industria siderurgica forte, di proprietà e gestione nazionale, è una priorità assoluta”. Una tesi respinta dal governo di Tokyo che l’ha definita “incomprensibile”. Non è la prima volta che vengono bloccate operazioni del genere, ma in precedenza riguardavano società cinesi. Solo che a differenza di Pechino, il Giappone è uno stretto alleato degli Stati Uniti.
Una decisione che solleva molte perplessità. “La tesi di Biden secondo cui il controllo dell’acciaio statunitense da parte di un’azienda di un Paese straniero, anche di un importante alleato, rappresenti di per sé un rischio inaccettabile e incontrollabile è una grande estensione” del concetto di sicurezza nazionale”, ha dichiarato Sarah Bauerle Danzman, ricercatrice presso il think tank Atlantic Council.
I due gruppi hanno così intentato una causa presso i tribunali statunitensi, sostenendo che il presidente“ha ignorato lo stato di diritto per ingraziarsi i sindacati e ‘sostenere la sua agenda politica’, e denunciando ‘interferenze illegali’.
Oltre all’ostilità dei sindacati, la classe politica americana è stata praticamente unanime nell’opporsi all’acquisizione. Gli Stati Uniti, la più grande economia del mondo, rimarranno probabilmente un mercato chiave: la stessa Nippon Steel ha dichiarato di essere ancora ottimista riguardo alla forte “domanda di acciaio di alta qualità” sul mercato statunitense. Tuttavia, il rischio di interventi politici diventerà ora “molto difficile da prevedere”, ha dichiarato ad AFP Yasuhide Yajima, economista dell’Istituto di ricerca NLI di Tokyo.
“Le preoccupazioni aumenteranno e questo sarà certamente un ostacolo per le aziende giapponesi, in particolare per l’industria manifatturiera”, ha aggiunto. Dello stesso parere
John Murphy, vicepresidente della Camera di Commercio americana: lo stop “potrebbe avere un effetto raggelante sugli investimenti internazionali”. Vedere Washington bloccare un’azienda alleata sulla base di “minacce” alla sicurezza è stata “senza dubbio una grande delusione per i gruppi giapponesi”, sconvolgendo la convinzione che “il Giappone fosse un grande amico degli Stati Uniti”, ha osservato secondo quanto riferisce AFP Takehide Kiuchi, economista di Nomura.
Il Giappone è la principale fonte di investimenti diretti esteri negli Stati Uniti, con 783,3 miliardi di dollari nel 2023, pari al 14,5% del totale. Secondo la Camera di Commercio statunitense, gli investimenti giapponesi “sostengono quasi un milione di posti di lavoro americani”. Solo la casa automobilistica Toyota ha dieci stabilimenti negli Stati Uniti, dove impiega 49.000 persone. Al contrario, gli Stati Uniti rappresentano un terzo degli investimenti giapponesi.
La decisione su U.S. Steel potrebbe avere effetti ancora più dirompenti: secondo gli esperti, potrebbe ad esempio offrire il fianco a pretestuosi appelli alla sicurezza nazionale per rifiutare transazioni convenienti. Il rischio per gli Stati Uniti è di non apparire più come un “partner affidabile” e paradossalmente di “ostacolare lo sviluppo di catene di approvvigionamento più resistenti per prodotti essenziali”, dalle batterie ai semiconduttori, per i quali hanno bisogno della cooperazione di altri Paesi. Di fronte al dominio cinese dell’industria siderurgica, gli Stati Uniti (che rappresentano meno del 5% della produzione mondiale) hanno bisogno di partner.
La stessa U.S. Steel, in difficoltà, aveva descritto l’acquisizione da parte di Nippon Steel come un mezzo per “combattere la minaccia competitiva della Cina” e garantire la futura prosperità dell’azienda. In caso di fallimento, ha avvertito, l’azienda sarebbe a quel punto costretta a rinunciare a massicci investimenti nella modernizzazione, a costo di piani di licenziamento e di possibili chiusure di acciaierie. (AGI)