Prosegue l’attuazione del programma formativo sviluppato dal Centro Studi e dalla Scuola di formazione di Confedercontribuenti, diretti dal Prof. Gianni De Iuliis, secondo il metodo del Lifelong Learning (LLL), detto anche «apprendimento permanente», nel presupposto, proprio della Confederazione, che la conoscenza è uno dei fattori chiave nello sviluppo della persona, dei professionisti e degli imprenditori.
Nel ciclo di eventi formativi on line promosso dal Centro studi e dalla Scuola di formazione di Confedercontribuenti si inserisce l’incontro tenutosi on line venerdì sera, 21 gennaio scorso, sul tema “Europa e imprese meridionali”.
Dopo l’introduzione dei lavori da parte di Antonio Notarpietro del Centro studi di Confedercontribuenti, la relazione introduttiva è stata svolta dal manager aziendale Enrico Franzi, animatore dell’associazione culturale “Apriti Pesaro”.
Franzi ha ricordate le origini, ripercorso le tappe fondative e richiamato i principi ispiratori dell’Unione Europea, illustrando l’attuale configurazione delle Istituzioni comunitarie e della zona euro e soffermandosi sui rapporti tra l’Europa e il tessuto economico italiano, con particolare attenzione alla realtà meridionale.
Il relatore ha messo in evidenza come, grazie al processo di integrazione comunitaria, da settant’anni non si combattono guerre tra i paesi membri dell’UE ed ha sottolineato il valore degli accordi di Schengen che assicurano la libera circolazione delle merci e delle persone in ambito comunitario.
Enrico Franzi si è quindi soffermato sulle risorse stanziate nel quadro del piano di recupero europeo varato per aiutare i paesi dell’Unione a superare l’emergenza causata dalla pandemia di coronavirus, sia con il bilancio a lungo termine dell’UE che con NextGenerationEU (NGEU), lo strumento temporaneo pensato per stimolare la ripresa economica, che rappresenta il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato in Europa.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sull’impiego delle straordinarie risorse europee, illustrato dal relatore nelle sue sei differenti missioni, è destinato ad avere un impatto molto significativo sulla crescita economica del nostro Paese. Il Piano rappresenta un’occasione da non sprecare por le regioni del Mezzogiorno, oggi divise da un gap intollerabile dal Settentrione dìItalia. Non è vero che nel Sud mancano i progetti – ha detto Franzi – ma bisogna saperli ben presentare, perché si rischia il dirottamento dei finanziamenti verso altre realtà territoriali del Paese che già si dicono pronte a recepire le risorse che il meridione non sarà in grado di impiegare e mettere a frutto.
Il relatore ha richiamato il pericolo insito nell’approvazione delle cosiddette “autonomie differenziate”, cioè l’attribuzione di fondamentali competenze strategiche, come la scuola e la sanità, alle regioni con la maggiore capacità fiscale. “Ma anche le regioni del Nord Italia – ha affermato Franzi – sono andate indietro in questi anni di pandemia, per cui il problema della crescita è comune a tutto il Paese.”
Per offrire nuove possibilità di sviluppo al Mezzogiorno è essenziale abbandonare il criterio discriminatorio della spesa storica nella ripartizione delle risorse e varare, come previsto dalla nostra Costituzione, i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) cioè degli standard minimi prefissati per coprire l’effettivo fabbisogno di servizi di ogni comunità.
Ma per fare in modo che le regioni del Mezzogiorno possano sfruttare a pieno le opportunità offerte da quel 40% del plafond complessivo del Pnrr ad esse riservato è necessario chiamare a raccolta tutte le migliori energie che la società e l’economia sono in grado di esprimere: atenei, sindaci, intellettuali, piccole e medie imprese e imprenditori in generale. Occorre sviluppare una cultura del turismo che oggi manca, al di là delle strutture ricettive e delle dotazioni infrastrutturali.
Il primo motore economico per il Sud Italia è costituito dal Mare Mediterraneo. Porti come Gela ed Augusta possono diventare hub fondamentali per l’approdo delle navi portacontainer e lo sviluppo delle vie di comunicazione marittime, le famose “autostrade del mare, valida alternativa al trasporto delle merci su rotaia e su gomma per le quali, comunque, mancano le opere infrastrutturali necessarie, a pèartire dal ponte sullo Stretto di Messina.
Ma rilancio del Mezzogiorno non può essere affidato soltanto alle necessarie infrastrutture, fondamentali sono la scuola, la sanità, la formazione di una classe dirigente all’altezza, una politica equa e che decide.
La più grande emergenza del Mezzogiorno – ha concluso il relatore Enrico Franzi – è l’emigrazione: 600mila giovani hanno lasciato le regioni del Sud, tra questi 240mila laureati, un’impressionate fuga di cervelli che ci fa tutti più poveri. Punto nevralgico di una una politica di sviluppo è dunque quello di bloccare il calo demografico attraverso l’aumento della natalità o la buona immigrazione.
Su questi tempi si è sviluppato un ampio dibattito, nel quale è intervenuto anche il presidente di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro che ha richiamato le allarmanti condizioni in cui si dibattono le piccole e medie imprese del meridione e la necessità di chiedere al governo una decisa inversione di rotta, anche mediante una revisione del Pnrr per la parte che riguarda gli investimenti al Sud.
Le conclusioni dell’incontro sono state tratte dal presidente del Centro studi e della Scuola di formazione di Confedercontribuenti, Gianni De Iuliis, il quale ha esposto i principi di fondo che ispirano il progetto formativo della Confederazione, basati sulla considerazione che, con il nuovo millennio siamo entrati nella cosiddetta «società della conoscenza» ed occorre quindi impegnarsi a fondo nella missione di trasferire non solo ai soci e simpatizzanti di Confedercontribuenti ma a tutta la società civile le risorse di conoscenza necessarie per svilupparne le potenzialità.