Di Lillo Venezia
Sarà banale ma ci troviamo di fronte ad una tragedia prevedibile e per certi versi annunciata. A Genova, il crollo del viadotto Morandi ha scoperchiato in modo definitivo l’assoluta debolezza strutturale dei ponti e viadotti. La causa? L’uso massiccio del calcestruzzo, quando ormai bisognerebbe costruire con le gabbie di cemento armato. Quando le grandi e piccole opere furono pensate e attuate, cioè negli anni ’60, certamente non si è tenuto conto dello sviluppo che ci sarebbe stato negli anni a venire. E ciò vale per l’intera rete autostradale e viaria, ma anche ferroviaria. Certo allora l’ingegnere Morandi fece un’opera avvenieristica, molto seducente, simile al ponte di Brooklyn a New York. Ma il traffico su gomma leggero e soprattutto pesante è aumentato a dismisura, determinando continue crisi strutturali, soprattutto nell’arcata centrale. Ben 25 milioni di autoveicoli sono transitati per il ponte Morandi, essendo l’opera fondamentale per l’attraversamento di Genova, da una parte all’altra, come cucitura per un territorio stretto e lungo da Ventimiglia a oriente, dopo Genova. Ma ciò vale anche per la ferrovia, che si snoda lungo un territorio che vede da una parte il mare e dall’altra la montagna.
Da anni è depositato un progetto denominato Gronda, costo previsto oltre 4 miliardi di euro, ma sui costi e benefici è nato un dibattito. Il comitato No Gronda ha visto il M5S in prima fila contro ed il blog di Beppe Grillo quotidianamente affermarne la contrarietà. Addirittura i grillini, nella foga di dire no, dissero: una favoletta la possibilità che il ponte Morandi potesse crollare. Il post è rimasto fisso sempre nei siti grillini, ma guarda caso ieri è stato tolto i.
Sotto il ponte di tutto, case (evacuate), grandi condomini sfiorati dal crollo così come la ferrovia ed i capannoni di Ansaldo Energia.
Immediate le lacrime di coccodrillo. In Italia, finchè non si verifica una strage e ci sono delle vittime, non si muove una foglia, come ad esempio per la vicenda dei braccianti migranti morti a Foggia, per cui sono partite inchieste giudiziarie sul caporalato.
È del tutto ovvio che, data la scarsa tenuta strutturale dei ponti, dei viadotti, delle strade, degli edifici in particolare quelli scolastici, il territorio massacrato da abusivismi, da frane dei territori, da inquinamenti di varia natura, da alluvioni o da sfondamenti degli argini dei fiumi sempre più frequenti, sono necessari massicci investimenti per la manutenzione ed il consolidamento. Ma da questo orecchio politici e governi ci sentono poco o niente. Ora ognuno farà il suo predicozzo, i bla bla si sprecheranno, ma volete scommettere che si parlerà di fare la TAV, la TAP, il ponte sullo stretto e nel bilancio di settembre ci sarà qualche centinaio, forse, di milioni per le emergenze?
D’altra parte i fondi che dovevano servire a riqualificare le periferie, questo governo e maggioranza giallo-verde li ha bloccati. Per ora si sa solo che per Salvini e Toninelli i responsabili di questa tragedia pagheranno, anche con la galera. E chi ha detto che la caduta del ponte Morandi era una favoletta, che farà?
Fonte: Editoriali di Quotidiano dei Contribuenti
Leggi tutto sul quotidiano: Un Paese da rifare