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TURISMO. Quale futuro per i ‘distretti turistici’? di Ettore Minniti – Responsabile Turismo e Sport di ConfederContribuenti

Di
Redazione
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25 Settembre 2020

TURISMO. Quale futuro per i ‘distretti turistici’?

Tutti possono creare sviluppo, sopratutto se portatori di interessi. L’art. 5 della legge 135/2001 ha definitivo il sistema turistico locale … contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate”.

I distretti turistici, dunque, nascono da una precisa identità locale: storia, consuetudini, rapporti di amicizia, volti a valorizzare le eccellenze del territorio.

Il turismo è una risorsa irrinunciabile, il primo settore dell’economia, con uno stretto rapporto con le risorse territoriali, ma proprio per questo deve relazionarsi con lo sviluppo economico e necessita di opportune cure e di approfondimenti continui, di massima attenzione da parte di chi ha responsabilità di governo a livello nazionale, regionale e locale. In questo senso va letto il pensiero del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che ha sottolineato la crescente aspettativa dell’Europa sul turismo, che contribuisce al Pil dell’Unione Europa per il 3,9 per cento, ma entro il 2030 rappresenterà il 41,1 per cento del mercato globale.

In un Paese come l’Italia i distretti turistici rappresentano un nuovo modo di interpretare le istanze del territorio, ma devono difendere la propria autonomia e affrontare le resistenze di apparati che tentano di ghettizzarli in un ruolo marginale.

A causa della crisi economia e sanitaria che ha interessato il nostro paese anche la speranza è diventata un imperativo categorico al quale non possono sottrarsi i cittadini di buona volontà ed in particolare gli amministratori degli enti locali.

Interessante il caso del Distretto Turistico “Dea di Morgantina”, che opera in aerea interna fortemente depressa, in una regione come la Sicilia che ha dissipato fondi ed energie con una errata e spesso inesistente programmazione turistica, che ha saputo tessere pazientemente una  trama, divenendo vero e proprio laboratorio di ricerca e di proposizione turistica.

Linee guida del Distretto sono la salubrità ambientale e il buon cibo, per nuova frontiera del turismo, che pone l’area interna come punto di riferimento nella scena nazionale (e non solo) come nuova meta del turismo, in grado di valorizzare il territorio, sfruttando al meglio la propria identità.

Consorzi, associazioni, cooperative, imprenditori agricoli, artigiani, commercianti, addetti al settore turistico, insieme al partenariato pubblico, sembrano aver realizzato un perfetto connubio, in tempi di recessione e di realtà territoriali difficili.

Il Distretto turistico “Dea di Morgantina “, unico in Sicilia, ha aderito a “C.I.B.O. in Sicilia”, una rete di soggetti del turismo e dell’agroalimentare, settori il cui legame si è rilevato inscindibile in ogni parte del mondo. L’acronimo C.I.B.O. sta per cultura, identità, biodiversità, organizzazione siciliana. La rete si è costituita per proporre, forte anche di un ampio partenariato territoriale, l’istanza all’assessorato regionale dell’Agricoltura per il riconoscimento del “Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in Rete” .

Il Distretto” –  ha dichiarato la sua vulcanica, preparata e determinata presidente Nietta Bruno – “ha gettato le basi per la creazione di itinerari turistici che possano offrire un’ipotesi di viaggio a tutto tondo: storia, cultura, paesaggio e tradizioni gastronomiche legate alle produzioni primarie”.

Un nuovo turismo esperienziale da sostenere. ConfederContribuenti c’è!