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Trapianti: studio, 55,3% italiani dice sì a donazione organi

Di
Redazione
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31 Luglio 2023

Solo il 55,3% degli italiani hanno espresso il loro consenso al trapianto mentre quelli che sono in lista di attesa per riceverne uno sono più di 8mila. Sono i dati di una ricerca, promossa dal Centro nazionale trapianti in collaborazione con l’Università di Padova, pubblicati sulla rivista “British Journal of Health Psychology” con il titolo “Life beyond life: Perceptions of post-mortem organ donation and consent to donate – A focus group study in Italy”.
Le recenti notizie su tecniche che aprono nuove frontiere in campo cardiochirurgico – utilizzo di un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti – stanno alimentando la speranza che il numero di trapianti in Italia possa aumentare. Tuttavia perché ciò avvenga è necessario che la persona, finché è in vita, esprima la propria volontà di donare l’organo. In Italia la normativa che regola la donazione di organi e tessuti post-mortem risale al 1999 (legge 91 del 1 aprile) e sancisce il principio del silenzio-assenso informato. Secondo questo principio sono considerati donatori coloro i quali esprimono la volontà positiva in merito alla donazione e non donatori quelli che invece esprimono parere negativo. Nonostante questo, la normativa è ancora, dopo più di vent’anni, in una fase transitoria, per cui viene adottato il principio del consenso o dissenso esplicito in base al quale – nei casi in cui il potenziale donatore non abbia espresso alcun parere in merito – i familiari hanno la possibilità di opporsi al prelievo di organi.
Il consenso alla donazione si può formalizzare in diversi modi: al distretto Asl di appartenenza, iscrivendosi all’Associazione italiana donatori organi (Aido), online e all’Anagrafe comunale al momento del rinnovo della carta d’identità. Quello realizzato da. Cnt e dall’Università di Padova è il primo studio che prende in considerazione i diversi gruppi di popolazione direttamente coinvolti nella scelta e nel processo di donazione degli organi, nonché le persone socialmente influenti.

Finora, in Italia sono state condotte poche ricerche che indagano gli atteggiamenti e le percezioni riguardo alla donazione di organi. Inoltre, in termini di risultati, questa pubblicazione aggiunge alla letteratura corrente un sistema di questioni antinomiche che caratterizzano la difficoltà di questa scelta. I ricercatori hanno inteso i dilemmi come questioni generalmente percepite da un individuo come ugualmente rilevanti, ma spesso contrastanti o opposte. I risultati possono avere importanti implicazioni per lo sviluppo di strategie atte a incoraggiare il consenso alla donazione. È importante specificare che non esiste un unico modo per risolvere il divario tra domanda e offerta di organi, tuttavia, identificando i facilitatori e le barriere alla donazione sulla base dell’analisi dei bisogni, delle convinzioni, delle paure e dei dubbi degli individui, è possibile attuare interventi mirati.
Secondo i dati del Sistema informativo trapianti (2022) la percentuale di chi ha espresso la propria volontà sulla donazione è solo del 55,3% e 8.022 pazienti sono ancora in attesa di trapianto. “A dispetto di un atteggiamento generalmente positivo rispetto alla donazione di organi post-mortem il numero delle espressioni di volontà è ancora troppo basso – sottolinea la professoressa Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova, autrice della ricerca promossa dal Centro nazionale trapianti –. Ci siamo chiesti cosa succede tra il ‘dire’ e il ‘fare’. Si tratta di un importante studio su tutto il territorio nazionale per comprendere le percezioni, conoscenze, paure e difficoltà per l’espressione di volontà alla donazione degli organi post-mortem da parte della popolazione italiana. È il primo approfondimento a livello nazionale e internazionale a coinvolgere un numero così imponente di partecipanti (353) che hanno preso parte a 38 gruppi di discussione (focus group) e che rappresentano fasce diverse della popolazione e diversi ruoli professionali: professionisti socio-sanitari che lavorano in reparti d’urgenza e di lungo degenza o sul territorio, dipendenti dell’ufficio anagrafe e opinion leader.