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Telemarketing selvaggio, il Garante privacy confisca le banche dati. Ecco come tutelarsi.

Di
Redazione
|
7 Giugno 2023

Operazione congiunta del Garante della Privacy e della Guardia di Finanza, che ha portato per la prima volta al sequestro delle banche dati dei call center e colpito il “sottobosco” con sanzioni per le società coinvolte.

Contattavano decine di migliaia di soggetti, senza che questi avessero mai rilasciato il necessario consenso, proponendo offerte commerciali di diverse compagnie energetiche, e poi giravano i contratti realizzati ad altre aziende che finalizzavano l’operazione per intascare le provvigioni. Per accrescere i guadagni proponevano anche, dopo poco tempo, passaggi inversi fra i diversi fornitori.

Era un sistema collaudato quello stroncato da un’operazione condotta nel veronese e in Toscana in un’operazione congiunta del Garante della Privacy e della Guardia di Finanza, che ha portato per la prima volta al sequestro delle banche dati dei call center e colpito il “sottobosco” con sanzioni per le società coinvolte.

 Sanzionate quattro società, due nel Veneto e due in Toscana

Quello del telemarketing selvaggio è un fenomeno che continua ad imperversare, nonostante l’adozione del Registro delle opposizioni, e ora le associazioni dei consumatori chiedono che le aziende coinvolte vengano obbligate a risarcire gli utenti. L’operazione è scaturita da una segnalazione della Compagnia della Guardia di Finanza di Soave, in provincia di Verona, e ha permesso di individuare le quattro società interessate, oggetto di successivi accertamenti svolti dal Garante con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche. Le due società venete, Mas s.r.l.s. e Mas s.r.l., sono state sanzionate rispettivamente per 200.000 euro e 500.000 euro. Avevano acquisito illegalmente le banche dati dei potenziali clienti e, una volta sottoscritti i contratti per le diverse compagnie energetiche, li giravano ad altre due società toscane, Sesta Impresa s.r.l. e Arnia società cooperativa, multate rispettivamente per 300.000 euro e per 800.000 euro. Queste ultime si occupavano dell’indebito inserimento nel database delle compagnie incassando le relative provvigioni, senza alcun formale incarico e in contrasto con la normativa sulla privacy.

Attività che, in sintesi, costituiscono una delle varie forme del cosiddetto “sottobosco”, più volte indicato dal Garante come causa dell’espansione del telemarketing illegale: un fenomeno che si alimenta con affidamenti ed attività al di fuori delle norme, ma anche per un insufficiente controllo da parte delle grandi aziende committenti.

FONTE: IL SOLE 24ORE