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Nasce la figura del lavoratore sportivo

Nasce la figura del lavoratore sportivo

Nasce la figura del lavoratore sportivo. Per la prima volta viene riconosciuto nell’ordinamento italiano il ruolo dell’atleta «senza alcuna distinzione di genere e indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico» in colui che esercita l’attività sportiva «verso un corrispettivo al di fuori delle prestazioni amatoriali». È quanto prevede il testo di riforma dell’ordinamento sportivo, attuativo della legge delega già approvata dal Senato (legge 86/2019, si veda ItaliaOggi del 7 agosto 2019.

Una riforma nel mondo dello sport, che dovrà prendere corpo etrovare soluzioni a problemi evidenti che l’intero movimento dello sport italiano si porta dietro da tempo immemore.

La bozza (assai contestata) del testo unico per lo sport doveva essere presentata negli scorsi giorni dal ministro per lo sport, Vincenzo Spadafora, al Consiglio dei ministri. La richiesta di una frangia del M5s di rivedere alcuni punti della riforma ha però ritardato l’intero iter e creato una situazione di tensione che ha caratterizzato queste ultime settimane.

Sebbene si tratti di una versione preliminare, salvo mutamenti radicali last minute si può già iniziare a tracciare un bilancio di quelle che sono le novità (alcune di notevole portata), in ambito sportivo e calcistico. Si parla di una riforma complessa, che introduce nuovi aspetti e cambiamenti in parte radicali. A partire da un punto focale: per la prima volta, nasce la figura del lavoratore sportivo. Ovvero, quella figura che «senza alcuna distinzione di genere e indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico, esercita l’attività sportiva verso un corrispettivo al di fuori delle prestazioni amatoriali». Si dovrà dunque avere inevitabilmente una estensione di tutte le tutele lavoristiche, previdenziali e assicurative del settore dilettantistico, in precedenza spesso lasciato ai margini, se non completamente dimenticato e abbandonato. Sarà fondamentale però, proprio per cercare di dare una struttura solida e radici durature alla riforma, anche garantire una normazione contributiva e fiscale che permetta al sistema di esistere e di avere quelle garanzie necessarie per il suo sviluppo. Quindi, per la prima volta in un’unica collocazione viene disciplinato sia il settore professionistico che quello dilettantistico. Fino a questo momento, avevamo un settore professionale e poi varie normative (o sarebbe più onesto dire non normative) che riguardavano il movimento dei dilettanti. L’inserimento di regole generali dei rapporti di lavoro riguardanti anche quest’ultimi è una grande (e auspicata) notizia. Inoltre, i rapporti stessi di lavoro sportivo, ricorrendone i presupposti, potrebbero costituire oggetto di un rapporto di lavoro subordinato o autonomo, in forma di collaborazione coordinate e continuativa o addirittura di prestazione occasionale. Il passo compiuto è quindi quello di cercare di uniformare – con le dovute e immancabili differenze e cautele – il settore sportivo ai modelli giuslavoristici civili. Ma soprattutto quello di regolarizzare, normare e mettere in primo piano il mondo affossato dei dilettanti, vero cuore pulsante del settore sportivo. Con che mezzi, fondi e agevolazioni sarà da esaminare a parte.

Parlavamo appunto delle differenze sostanziali che permangono tra ambito sportivo e civile. L’articolo 110 «disciplina del rapporto di lavoro subordinato sportivo» prevede (al pari di quanto già previsto per il rapporto di lavoro sportivo professionistico) che «il contratto di lavoro subordinato sportivo può contenere l’apposizione di un termine finale non superiore a cinque anni dalla data di inizio del rapporto». Non un indeterminato – inapplicabile nel mondo «rapido» e in costante evoluzione dello sport – ma contratti di una durata al massimo di cinque anni. Posto ciò, seguendo il dettato del comma 1 dell’art. 110 non possono ritenersi in vigore tutte le tutele tipiche del rapporto subordinato. Ad esempio, fra le altre, la norma esclude l’applicazione ai contratti di lavoro subordinato sportivo le tutele previste dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (legge 300/1970) dedicato alla materia del licenziamento.

Altri punti su cui sarà necessario fare un focus particolare: la creazione dell’apprendistato per i giovani atleti. Se valorizzato a dovere un passo necessario per garantire un futuro a tanti ragazzi, spesso spaesati una volta terminata la carriera sportiva. In pochi riescono infatti a ricostruirsi e reinventarsi una volta finita l’attività agonistica: fondamentale è agevolare l’accesso nel mondo del lavoro a tanti giovani che inseguono un sogno. Altro punto particolarmente importante, soprattutto negli ultimi due anni, è la nascita del professionismo per il campo femminile. Sono state tante le battaglie portate avanti – tra le altre – dalle calciatrici e dall’Assocalciatori, ma non basterà una semplice denominazione. Si necessitano strutture, sgravi fiscali e agevolazioni per non dilapidare un lavoro portato avanti con cura, impegno e passione in questi ultimi anni. In questo senso, la costituzione di un fondo ad hoc con uno stanziamento iniziale di 2,9 milioni di euro può essere un primo mattoncino a cui aggiungerne molti altri.

In chiusura, molto interessante è anche il dibattito riguardante l’abolizione del vincolo sportivo «entro due anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo». Mi limito a sottolineare l’importanza di questa manovra, per tutelare giovani al momento impossibilitati a scegliere liberamente e autonomamente del loro futuro.

Fonte: Italiaoggi.it

 

Fonte: Turismo Confedercontribuenti
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Confedercontribuenti Turismo: calo senza precedenti per il turismo congressuale

Confedercontribuenti Turismo: calo senza precedenti per il turismo congressuale

È una crisi senza precedenti quella che il settore dei congressi e degli eventi si trova ad affrontare a causa della pandemia da Covid-19. Uno stop  per un settore che negli ultimi 5 anni aveva conosciuto un positivo e costante percorso di crescita, con un tasso di incremento medio del numero di eventi del 4,1% annuo.

Le sedi per congressi ed eventi hanno subito la cancellazione della maggior parte delle manifestazioni già previste in calendario: il 69,7% degli eventi e dei congressi è stato cancellato, il 16,9% rinviato al 2021 e solo il 13,4% posticipato a un’altra data nell’anno in corso. I dati emergono dalla ricerca “L’impatto del Covid-19 sulla meeting industry italiana: la prospettiva delle sedi per eventi e congressi” realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Aseri) in collaborazione con l’associazione della meeting industry italiana Federcongressi&eventi. La survey è stata condotta nell’ambito dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi (OICE), lo studio che monitora annualmente l’andamento del comparto.

“Questa situazione si è tradotta in una riduzione del fatturato per eventi e congressi previsto per il 2020 mediamente del 76% rispetto a quello del 2019”.

Fonte: Turismo Confedercontribuenti
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Ripartono dal nostro Paese le navi MSC

Ripartono dal nostro Paese le navi MSC

MSC Crociere sceglie di ripartire dall’Italia con due navi tra le più belle e innovative della propria flotta. L’ammiraglia MSC Grandiosa, varata nel 2019, e MSC Magnifica riprenderanno infatti le loro attività nel Mediterraneo a partire, rispettivamente, dal 16 e dal 29 agosto 2020, proponendo agli ospiti un’esperienza di crociera completa e in totale sicurezza con la possibilità di scoprire cinque diverse destinazioni, imbarcando i passeggeri in ben sei diversi porti italiani.

MSC Grandiosa offrirà crociere di 7 notti nel Mediterraneo occidentale che salperanno da Genova verso Civitavecchia, Napoli, Palermo e La Valletta. Per MSC Magnifica sono previste, invece, crociere nel Mediterraneo orientale, anch’esse di 7 notti, che prevedono tappe a Bari, Trieste, Corfù, Katakolon e Pireo. Per entrambi gli itinerari sarà possibile iniziare e terminare la crociera da uno dei qualsiasi 6 porti italiani, scegliendo quello più comodo da raggiungere.

MSC Grandiosa e MSC Magnifica sono in grado di garantire una crociera autentica e a 360 gradi grazie all’implementazione di un innovativo protocollo di salute e sicurezza, messo a punto dalla Compagnia con il supporto di un team di esperti internazionali, nonché validato dal RINA che ne ha verificato la conformità con le direttive europee. Il protocollo prevede l’adozione di misure ulteriormente rafforzate rispetto alle linee guida già rigorose approvate dal Comitato tecnico-scientifico, tra cui: test universale Covid-19 per tutti gli ospiti e per l’equipaggio prima di ogni crociera; escursioni “protette” organizzate esclusivamente dalla Compagnia per i propri ospiti; copertura assicurativa in caso di contagio prima, durante o dopo la crociera; maggior distanziamento fisico a bordo grazie anche ad una capienza ridotta della nave; nuove modalità di accesso ai ristoranti e un buffet completamente ridisegnato; infine, un servizio sanitario di bordo ulteriormente potenziato.

Fonte: Turismo Confedercontribuenti
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Osservatorio Deloitte: tra i turisti prevalgono ancora paura e cautela

Osservatorio Deloitte: tra i turisti prevalgono ancora paura e cautela

“Far sentire al sicuro i viaggiatori. Investire in forme di turismo innovative. Spingere il Made in Italy per valorizzarne la potenza economica. Attuare politiche industriali coraggiose dedicate all’innovazione per assicurare una crescita sostenibile del Paese, sia industriale sia sociale”.

Queste, secondo Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte Italia e North-South Europe, sono le poche ma fondamentali direttrici e il ricettario per far ripartire il turismo. Questo, non solo in ottica estiva, ma anche e soprattutto per i prossimi mesi, quando bisognerà garantire alle città italiane la domanda di flussi turistici internazionali e locali che meritano.

Secondo i dati dell’Osservatorio quindicinale di Deloitte, State of the Consumer Tracker, prevalgono ancora paura e cautela tra i turisti: solo il 28% degli intervistati si sente sicuro di volare e poco più alta è la percentuale di chi si sente tranquillo a soggiornare in hotel (41%). Attrezzarsi per il “new normal” in tempi brevi è decisivo per riposizionarsi tra le mete dei viaggiatori e per investire le cospicue risorse attese dal Next Generation Europe su uno dei settori che ha un profilo di eccellenza indiscussa.

“Siamo il primo paese al mondo per numero di siti Unesco, ma ci posizioniamo solo all’ottavo posto nella classifica globale per competitività del settore (Spagna al primo posto) (T&T Index 2019). Questo perché – sottolinea l’Osservatorio Deloitte – le nostre infrastrutture sono poco tecnologiche e digitali: siamo al 41° posto per ICT readiness vs la Danimarca, seconda in classifica con un hub turistico all’avanguardia, una copertura quasi totale di connessione, servizi online per tutte le strutture e personale abituato all’utilizzo del digitale. L’innovazione dunque potrebbe dare una spinta decisiva al settore per garantire all’utente finale diverse modalità di fruizione del servizio, sia fisiche sia digitali. Esempi esteri di valorizzazione territoriale innovativa e digitale arrivano dall’Islanda con Inspired by Iceland, un programma di promozione del territorio tramite video di testimonial su social network volti a creare engagement dei turisti, e dalle Isole Faroe, dove gli abitanti del posto, dotati di una videocamera in diretta, portano i turisti a scoprire paesaggi e attrazioni da remoto”.

“Come dimostrano questi casi, risulta strategico digitalizzare la filiera del turismo e creare poli turistici interconnessi, anche per aumentare la collaborazione tra le imprese coinvolte ed amplificarne il potenziale commerciale. La Spagna, ad esempio, ha da poco lanciato il suo nuovo portale ufficiale che connette una molteplicità di imprese turistiche e istituzioni, dando ai turisti la possibilità di programmare il proprio viaggio basandosi sulle esperienze di utenti con preferenze simili. Dunque – conclude l’Osservatorio – nell’attuale contesto competitivo, l’innovazione e la promozione di un turismo digitale con modalità di fruizione “ibride”, se sostenuta da politiche industriali coraggiose, può rivelarsi un’importante alleata per riposizionare il Made in Italy, un brand che, se registrato, sarebbe tra i più noti al mondo”.

Fonte: Turismo Confedercontribuenti
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Giuseppe Messina (Coord. Nazionale Confedercontribuenti Turismo): Sul Turismo l’Europa batte un colpo

Giuseppe Messina (Coord. Nazionale Confedercontribuenti Turismo): Sul Turismo l’Europa batte un colpo

La Comunità Europea batte un colpo sul  turismo, che non a caso quello è il settore economico più a rischio e non a caso è il settore maggiormente interconnesso tra i vari paesi. A dichiararlo il Coordinatore Nazionale di Confedercontribuenti Turismo, Giuseppe Messina.

La sensazione che emerge è che nessuno abbia una soluzione valida, da porre in atto.

Non si può porre in campo una strategia, se prima non si è sicuri di ciò che abbiamo di fronte, se quella che stiamo vivendo sia o meno una crisi sistemica.

Una piattaforma digitale europea, apertura delle frontiere, tra paesi equipollenti dal punto di vista epidemico, e un aiuto con un quinto dei Recovery Found da destinare al settore, raccomandazioni…

Ma poi il solito braccino corto, niente passaporto sanitario, che comporterebbe l’inizio per porre le basi di un sistema  sanitario europeo, niente viene detto sulle misure di distanziamento sugli aeromobili, (ci risulta che si è continuato a viaggiare riempiendo a tappo i vettori).

L’Italia dal canto suo fa ancora meno, balbetta, ma non per la non consapevolezza del problema, ma più per impotenza nella ricerca delle soluzioni.

Le strade sono due, ma bisogna capire se abbiamo una crisi passeggera che farà cancellare dal calendario il 2020, come anno funesto, o come la scienza ci suggerisce da tempo, non si tratta di un “cigno nero” ma di un elemento sistemico abbondantemente previsto. In quest’ultimo caso cambia tutto, cambia il modo di fare turismo, cambia la compartimentazione tra settori dell’economia, cambia il sistema delle nazioni d’Europa a varie velocità e non si può prescindere dal condividere tutto, nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, in ricchezza e povertà.

Fonte: Turismo Confedercontribuenti
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