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Sulle villette proroga in arrivo di altri tre mesi

Di
Redazione
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4 Agosto 2023

Non c’è solo la garanzia Sace a supporto delle difficoltà a compensare i crediti. Il Governo studia altre due misure per cercare di dare ossigeno a proprietari e imprese rimasti coinvolti nella gimcana per le cessioni dei bonus legati agli interventi del 110% e delle altri interventi edilizi agevolati. La prima punta a estendere di tre mesi, nel rispetto dei vincoli attualmente previsti, l’orizzonte temporale per completare i lavori e i bonifici che consentono ancora l’accesso al 110%: la scadenza attuale del 30 settembre verrebbe spostata al 31 dicembre 2023. La seconda, invece, punta a garantire le imprese che si trovano in difficoltà anche per l’impossibilità di trovare uno sbocco ai crediti da bonus edilizi rimasti in “pancia”. La leva su cui intervenire è quella del Durc (il documento unico di regolarità contributiva): l’ipotesi da mettere a terra è la possibilità di prevedere una sorta di margine di tolleranza per chi non riesce a ottenere la regolarità contributiva in tempo. I margini dell’operazione sono strettissimi, perché incombe la pausa prima di Ferragosto e va valutata la fattibilità tecnica. Come emerso nel tavolo tecnico, che si è svolto al ministero dell’Economia e a cui hanno partecipato sia il ministro Giancarlo Giorgetti che il viceministro con delega alle Finanze Maurizio Leo, si punta a intervenire già nel decreto Omnibus che il Governo ha messo in agenda per il Consiglio dei ministri di lunedì.

Lo slittamento di altri tre mesi del termine per villette e unifamiliari arriva dopo che già la conversione del decreto blocca-cessioni della scorsa primavera (Dl 11/2023) aveva portato la scadenza (precedentemente prevista al 31 marzo 2023) al 30 settembre 2023. Ora l’intenzione dell’Esecutivo è di concedere ai proprietari anche l’ultimo trimestre dell’anno per finire di pagare i lavori, spostando così la scadenza al 31 dicembre 2023. La condizione, però, rimane sempre la stessa: alla data del 30 settembre 2022 dovevano essere stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo. L’obiettivo è di favorire tutti quei contribuenti e quelle imprese che hanno interventi avviati ma che a causa dei ritardi nell’avanzamento dei cantieri hanno necessità di ulteriore tempo per saldare i conti e definire i lavori. Per il momento restano, invece, “congelate” le richieste avanzate dalle associazioni di categoria e quelle dei cosiddetti “esodati” del superbonus di ottenere un rinvio anche per i lavori in condomonio senza incappare nella mannaia della riduzioni già previste per le percentuali di agevolazione. Ogni decisione in merito sarà rinviata in autunno e più precisamente al varo della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). In quel contesto, l’Esecutivo avrà una visuale più nitida delle risorse disponibili ed eventualmente potrà decidere se e quanto destinare proprio alle proroghe.

Ma l’autunno sarà anche il momento per una riscrittura complessiva delle agevolazioni edilizie. Su questo fronte, si è già mosso negli ultimi mesi Enrico Zanetti, il consigliere del ministro Giorgetti, che ha in mano il dossier dei bonus casa. L’idea è di rendere le agevolazioni più selettive, scremando la platea dei potenziali beneficiari, andando a premiare gli interventi destinati a migliorare l’efficienza energetica e favorendo i nuclei familiari meno abbienti come del resto già fatto con l’introduzione del quoziente familiare con un reddito non superiore a 15mila euro. Il finanziamento della riscrittura dei bonus sarebbe già previsto dal riposizionamento dei fondi del Pnrr.

Anche il Parlamento si è mosso con una serie di proposte. C’è, ad esempio, quella depositata alla Camera dalla Lega (primo firmatario Alberto Gusmeroli) che punta a calibrare le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche (e quindi non può accedere a interventi spesso molto onerosi). In pratica, se un cittadino è fiscalmente capiente, il bonus avrà una percentuale del 60% e sarà utilizzabile da cinque a 20 anni. Se, invece, non è capiente da un punto di vista fiscale (o meno abbiente) potrà avere uno vantaggio a copertura del costo, quindi pari al 100%, e potrà anche avere lo sconto in fattura e la cessione del credito. Sul tavolo c’è poi anche la proposta dell’Ance che mira a un bonus del 70% (quello già confermato per il 2024), che potrà salire fino al 100% per gli incapienti.

Fonte: Il Sole 24 Ore