Quella relativa al Prodotto interno lordo – secondo via Nazionale, il Pil italiano crescerà dello 0,7% nel 2015 – non è l’unica notizia positiva per la nostra economia. Segnali in controtendenza rispetto al passato arrivano anche dal tessuto imprenditoriale. Prendiamo in considerazione le statistiche sulla nati-mortalità delle imprese italiane, relative agli ultimi tre mesi. Secondo Movimprese, la rilevazione trimestrale realizzata da InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese e diffusa da Unioncamere, il saldo fra le imprese nate e cessate tra luglio e settembre è il miglior risultato dal 2010 ad oggi (+20.075 unità). Il crollo delle chiusure, il cui numero è il più basso tra quelli registrati durante il terzo trimestre nell’ultimo decennio, e i fallimenti ancora in discesa sono stati determinanti. Il tessuto imprenditoriale italiano, composto complessivamente da 6.060.085 imprese, può contare così su circa 4 mila aziende in più rispetto al terzo trimestre del 2014, un anno durante il quale la presenza delle imprenditrici è cresciuta ulteriormente rispetto al passato. Secondo un’elaborazione dell’Ufficio Studi di Confcommercio, sui dati del Censis, nel 2014 l’incidenza delle imprese femminili ha toccato il 30,2% contro il 29,8% del 2009, con punte che raggiungono il 31,2% nelle regioni dell’Italia centrale. In alcuni segmenti, poi, la partecipazione femminile supera addirittura il 40%. Ecco qualche esempio: la sanità e l’assistenza sociale (58,7%), i servizi personali (54,8%), il comparto immobiliare (44,6%) e l’istruzione (43,6%). Sostenere l’attività delle imprese italiane rimane comunque una priorità per il Paese. A tal proposito, nel Bollettino economico diffuso venerdì, la Banca d’Italia suggerisce di ridurre il carico fiscale che grava sulle imprese. Secondo via Nazionale, infatti, gli interventi più efficaci per incrementare il potenziale dell’economia puntano a ridurre il carico gravante sulle aziende.