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Riforma del Mes: per il governo è allarme rosso

Di
Redazione
|
9 Dicembre 2020

Riforma del Mes: per il governo è allarme rosso

di Antonello Longo

direttore@quotidianocontribuenti.com

Il governo, bloccato dal Covid, che ha colpito la ministra Lamorgese, èparalizzato dai contrasti sul Mes e sulla gestione dei fondi del Next Genaration Eu. Oggi, mercoledì, il presidente del consiglio, Conte, dovrà presentarsi alle camere per ricevere il mandato a esprimere la posizione italiana sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) nel vertice europeo di giovedì e venerdì.

Ma lunedì scorso i ministri dell’economia dell’area euro, compreso il nostro Gualtieri, hanno approvato la riforma del Mes, sulla quale il Consiglio europeo dovrà pronunciarsi definitivamente. L’appuntamento parlamentare di oggi assume dunque il sapore di una ratifica, anche se il mandato da conferire a Conte potrebbe essere subordinato a richieste di modifica delle intese raggiunte.

Quel ch’è certo è che il governo rischia grosso di andare in minoranza nel voto  sulla riforma del Mes, e rischia a causa delle spaccature profonde su questo tema, ma non solo, tra le forze che lo sostengono e dentro il M5S.

Si può pensare ad una crisi di governo sotto Natale, nel pieno di un’epidemia che stringe il Paese in una stretta drammatica, con il tracollo economico di interi comparti della nostra economia, col PIL crollato del 10%, con l’Europa che aspetta la programmazione italiana sull’utilizzo dei fondi del Next Generation Eu?

Ieri, rispondendo all’intervistatore del Corriere della Sera, Maria Elena Boschi, alter ego di Matteo Renzi, alla domanda sul perché Italia Viva si è dissociata dalla risoluzione sul Mes ha risposto così: “non ci siamo dissociati. Aspettiamo di capire che cosa dirà il premier. Se, come speriamo, riconfermerà una posizione europeista, noi saremo con lui. Non pensiamo che i parlamentari grillini facciano scherzi sulla riforma del Mes perché hanno troppa paura di andare a casa per mettersi contro, ma anche su questo ci aspettiamo parole di chiarezza. Il vero problema però è che il governo continua a dire no ai 36 miliardi del Mes per la sanità che oggi, almeno in parte, avrebbero già potuto essere spesi».

Il movimento grillino è squassato dalla tensione interna tra quanti intendono restare fedeli alla linea storica, contraria alle politiche di austerity ed al Mes e chi, invece, si preoccupa soprattutto di non far cadere il governo. Un dilemma che, di sicuro, dà un’altra forte spinta alla disgregazione del M5S e che, forse, vedrà un numero ridotto di parlamentari sottrarsi alla disciplina di partito votando contro la risoluzione proposta dal presidente del consiglio, ma il fuoco continuerà a covare sotto la cenere.

Dall’altra parte Forza Italia, favorevole all’uso del Mes sanitario, si dice però contraria alla riforma del “salvastati” europeo, meno per convinzione e più per non rompere l’alleanza con Salvini e Meloni. Ed anche tra le truppeberlusconiane i mal di pancia sono fortissimi.

Le incognite sull’esito parlamentare della risoluzione sul Mes, che Conte illustrerà nella sua relazione, trasformano quest’appuntamento, di fatto, in un voto di fiducia sul governo. Tuttavia, pur superando, grazie allo spauracchio del “tutti a casa”, questo scoglio, resteranno sul tappeto i nodi della definizione del piano di interventi da finanziare con il recovery europeo, delle modalità della loro gestione e dell’attivazione del Mes sanitario. Una tensione che alimenterà per settimane un quadro sempre al limite della rottura. E l’approvazione della legge di bilancio per il 2021 va incontro, con certezza, ai tempi contingentati e ai voti di fiducia, vanificando sempre più il ruolo costituzionale del Parlamento.

In definitiva, il voto di oggi confermerà che le discussioni attorno al Mes scivolano sempre sul terreno politico-ideologico dello scontro strisciante, spesso mascherato, ma profondo, tra europeisti e antieuropeisti. Il merito della questione lo conoscono in pochi e, quando lo conoscono, lo strumentalizzano.

Se queste sono le dinamiche prodotte da lor signori, c’è un’altra conseguenza che riguarda tutti noi: ancora una volta le beghe di politica interna soffocano un dibattito serio e approfondito sulle prospettive del Paese nel contesto europeo.

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Source: Da QdC ad Imprese
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