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Quel popolo che augura la morte ad un uomo è un popolo di cui vergognarsi.

Di
Redazione
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23 Luglio 2018

Di Carmelo Finocchiaro

Prima di tutto, noi ci auguriamo un miracolo, che Sergio Marchionne possa vivere con la sua famiglia e godersi tanti anni di “bellezza”.

Ma vogliamo soffermarci su ciò che sta accedendo sui social e in particolare su Facebook, dove come sempre il popolo dei cattivi e dei frustrati, sfodera tutta la violenza interiore e barbara.
C’è chi afferma che la morte di Marchionne possa essere una liberazione per il popolo, c’è chi gli augura la morte.
Siamo davvero al limite: si devono fare sul serio scelte radicali. 
Bisogna avere il coraggio di isolare chi fa queste affermazioni cattive, indipendentemente dalla non conoscenza della storia e delle cose fatte da Sergio Marchionne, che ognuno puo’ civilmente valutare positivamente o negativamente.
Noi non abbiamo dubbi. Sergio Marchionne è stato un uomo che ha saputo condurre una azienda come la Fiat, fondamentale per l’Italia, dal fallimento al riscatto, comprendendo che la via maestra era la vera internazionalizzazione. Ha voluto un nuovo rapporto con il sindacato dei lavoratori e la rottura di qualsiasi rapporto con la struttura confindustriale. I risultati sono arrivati quasi tutti, forse meno in Italia. Ma gran parte dei progetti sono stati realizzati, specie nel Sud. Resta il fatto che per la prima volta un’impresa italiana ha acquisito e salvato un’impresa americana, la General Motors. Inoltre, cosa di non poco conto, sono stati creati nuovi posti di lavoro nel nostro Paese.
Questa è la verità.
Oggi è davvero penoso leggere il titolo del Manifesto, che nel passato rappresentava sì una anima critica, ma mai una testata che augura la morte. Insieme a tanta sinistra estrema e a gente incattivita dai propri fallimenti è andata oltre al limite della decenza.
Ma purtroppo ormai la barbarie è di casa.
Caro Sergio, perdona chi non merita e che la vita speriamo ti sorrida presto. Perdona chi ha sostituito l’anima con le budella.
Buona Vita.

Fonte: Editoriali di Quotidiano dei Contribuenti
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