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Quando l’assistenza post-vendita diventa un incubo. DS Automobili sotto accusa

Di
Redazione
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25 Settembre 2022

Il meccanico di fiducia sotto casa, con un cacciavite e una pinza, vale tanto quanto quello specializzato della ditta madre dell’auto.

di Redazione

Tutte le aziende automobilistiche dedicano ingenti risorse per innovarsi e riuscire a guadagnarsi la fiducia dei propri clienti. Il post-vendita diventa quindi strategico ed essenziale per un marketing di qualità.

Se da una parte le tecnologie vanno avanti, strabiliando il consumatore/cliente, dall’altra sono sempre maggiori le aspettative degli acquirenti.

Tagliandi, manutenzione ordinaria e straordinaria, servizio di mobilità e molto altro ancora: oggi si diversifica il After Sales per chi ha voglia e capacità di reggere la concorrenza.

Guida autonoma, iper-connettività, motori a ridotto impatto ambientale: sono questi i principali requisiti della nuova generazione di auto. A guidare l’evoluzione è sicuramente l’elettrificazione dei motori. Nonostante le motorizzazioni termiche siano ancora predominanti, l’avanzare delle auto elettriche e ibride, spinge verso una riorganizzazione di showroom e aree di manutenzione più specifiche ed esclusive.

Infatti, sembra apparentemente che i veicoli di ultima generazione potrebbero aver bisogno di una minore richiesta di assistenza, il cambiamento tecnologico impone il ricorso a esperti in servizi post-vendita e manutenzione.

Assistenza post-vendita qualificata e nelle officine specializzate, anche per la riparazione di una banale gomma bucata.

Ma a volte, il pacchetto post-vendita, tutto compreso, presenta delle sorprese.

È il caso di un automobilista siciliano alla guida di una autovettura della DS Automobili, dal valore commerciale di 70mila euro, super accessoriata, tecnologica, che buca banalmente una ruota. D’obbligo la chiamata al centro assistenza della nota azienda automobilistica. L’attesa del carroattrezzi convenzionato. La cena e pernotto in una città lontana dalla propria residenza. La riparazione dell’auto in una città diversa, sede dell’officina convenzionata e autorizzata. Il ritorno al proprio domicilio con i mezzi pubblici.

Dopo quattro giorni, la nuova telefonata al centro assistenza per sapere a che punto era la restituzione dell’auto riparata.

Una risposta che lascia basito l’incolpevole automobilista: “La sua auto non si trova, non sappiamo dove sia finita!”.

La ditta del carroattrezzi dice di averla lasciata presso l’officina indicatagli dall’azienda automobilistica. Il titolare dell’officina che dichiara di non aver mai ricevuta l’auto. Il centro assistenza che non sa che pesci pigliare. Si gioca allo scaricabarile.

La discussione si infiamma e i toni si alzano tra le parti in causa.

Dopo le verifiche del caso e le minacce di querele, l’auto è stata ritrovata. Ma, a sette giorni dall’evento ancora non è stata riparata né restituita e manco consegnata un’auto di cortesia. Al malcapitato automobilista non resta che rivolgersi al proprio legale di fiducia per il risarcimento del danno.

Attenzione quindi alle clausole contrattuali e ai servizi di appoggio che ti propongono le aziende venditrici, a volte farlocchi, pur di fidelizzare il cliente.

Il meccanico di fiducia sotto casa, forse, vale tanto quanto quello specializzato della ditta madre dell’auto.