DIVENTA SOCIO

Professioni, la carenza di servizi penalizza di più il genere femminile

Di
Redazione
|
13 Luglio 2023

La parità di genere è Pil. Ne è convinto un uomo, Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’Associazione che rappresenta le Casse di previdenza dei professionisti, che fa gli onori di casa, in occasione della presentazione del Focus «Donne e professione» nella sede romana dell’Enpam, l’ente di previdenza di medici e odontoiatri. Nella sua doppia veste di presidente Adepp ed Enpam, Oliveti, apre un confronto sui dati raccolti dal centro studi Adepp, che fotografano la “questione femminile” (si veda l’articolo a fianco). Un’indagine svolta nel corso del 2022 che ha coinvolto 16 enti di previdenza al quale hanno risposto il 10% degli iscritti: 107mila (45mila donne e 62mila uomini). Un lavoro che segue le donne dall’ingresso nel mondo del lavoro, debutto che le vede partire con un svantaggio economico del 20%, destinato a lievitare con gli anni, fino a toccare un picco intorno ai 50 anni, quando i colleghi uomini guadagnano in media 54mila euro a fronte dei 32mila delle colleghe.

Un gender pay gap che è il risultato di più cause. Tra queste certamente c’è la carenza di strutture di supporto che le donne cercano di superare spostandosi dal Sud al Nord, come evidenzia la vice presidente Adepp, Tiziana Stallone: «Le donne hanno una maggiore propensione alla mobilità degli uomini: il 17% , rispetto al 10%. Non seguono i mariti, “inseguono” una rete infrastrutturale più solida».

Se queste sono le esigenze, forse non si sta andando nella giusta direzione per la presidente dell’Inpgi, la cassa dei giornalisti, Marina Macelloni «L’indagine ci dice che chi comincia la professione al Centro Nord guadagna di più ed è più supportato, se incrociamo questo dato con la notizia che gli asili sono ”usciti” dal Pnrr capiamo di essere su una via sbagliata». Anche per Antonella Polimeni, medico e rettrice dell’Università La Sapienza di Roma l’inefficienza dei servizi è certamente un ragione di disparità «La Francia ha messo a sistema un welfare che rende concreta la parola pari opportunità – sottolinea Polimeni – così si è mossa anche la Germania, guardando anche alle politiche di integrazione, mentre lo stesso non si può dire per l’Italia». Dalla rettrice arriva la conferma della femminilizzazione delle professioni, soprattutto in campo medico. «Abbiamo i dati delle ultime 48 ore sulle iscrizioni a medicina e odontoiatria – dice Polimeni – su 80 mila iscritti il 76% sono donne. Le donne sono più studiose, prendono voti di laurea più alti, poi si verifica il fenomeno delle condutture che perdono».

Sposta l’attenzione sulla necessità di una collaborazione tra pubblico e privato l’amministratrice delegata del Gruppo 24 Ore Mirja Cartia d’Asero «Anche le aziende devono fare la loro parte – afferma Cartia d’Asero – riprodursi non deve essere un ostacolo alla carriera. Per quello che riguarda l’esperienza del Gruppo 24 Ore, abbiamo pensato a un bonus di mille euro per ogni nuovo nato, aperto allo smart working e ottenuto la certificazione della parità di genere. In più abbiamo abbracciato il “no women no panel”, non partecipiamo né promuoviamo eventi che non hanno donne nei panel». Ma l’invito dell’Ad è soprattutto ad investire su sé stessi. «Anche se il tempo è merce rara – spiega Cartia d’Asero – la formazione è fondamentale per superare gli stereotipi. Certi di questo abbiamo previsto un ricchissimo palinsesto di formazione, con la nostra nuova academy Sole 24 Ore Formazione, che propone master a studenti, professionisti e imprese».

A scommettere sul fatto che il rilancio del Servizio sanitario nazionale camminerà sulle gambe delle donne è Alberto Oliveti, che cita Darwin: «Non saranno i più forti a sopravvivere, ma chi meglio si adatterà ai cambiamenti . Da pediatra – avverte Oliveti – non posso però non preoccuparmi per il calo demografico, dovuto principalmente a due ragioni: meno donne in età da gravidanza e assenza di strutture di supporto come gli asili nido».

Non confortante, se comparato con altri paesi europei, il dato dell’occupazione femminile in Italia fornito dalla dirigente Istat Linda Laura Sabbadini : « Per le donne – afferma Sabbadini – ci sono barriere sia per l’ingresso nel mondo del lavoro sia per la permanenza. Difficoltà evidenziate dai numeri: l’occupazione femminile in Italia, a maggio 2023 è del 52,1%, a fronte del 75% della Germania e del 78% della Francia. Anche Spagna, Irlanda e Grecia che ci stavano dietro ora ci hanno superato».

Fonte: Il sole 24 ore