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Orrore Iran

Di
Redazione
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30 Gennaio 2023

Altre due impiccagioni, altre due morti atroci, insopportabili, orride come solo una pura dimostrazione di forza belluina di uno Stato senza morale (e senza politica) può essere. Il senso di impotenza, davanti alle notizie che ci piovono sulla testa con sconcertante regolarità dall’Iran, è pari solo alla frustrazione, all’incapacità di comprendere e – diciamolo – allo schifo per questo spettacolo immondo.

Ragazzi che muoiono per aver protestato, condannati in processi che possono ricordare solo le lugubri e ripugnanti farse delle purghe staliniane o dei tribunali speciali nazisti. Nessuna difesa, nessuna possibilità non diciamo di far valere i propri diritti, ma di ottenere un trattamento che possa dirsi degno di uno Stato civile. Anche lontanamente civile. Lasciamo perdere lo Stato di diritto, che all’evidenza la teocrazia iraniana non sa cosa sia. Un luogo in cui chi ha il potere ha perso la testa e la capacità di controllare le masse, specie quelle più giovani, reagendo con una frustrazione incanalata nella violenza più cieca e assurda. Una clamorosa dimostrazione di debolezza, in realtà, ma questa è una valutazione tutta politica, mentre la gente muore appesa a una gru in mezzo a una piazza o eliminata senza testimoni in qualche buco infernale.

Come comportarsi con un potere del genere, cosa fare con uno Stato che ha dimenticato i più elementari principi di umanità e rispetto? Scrivevamo di senso di impotenza, ossessivo quando ci si rende conto di avere poche armi e anche spuntate: le sanzioni economiche – neanche lontanamente paragonabili a quelle applicate contro la Russia – un isolamento internazionale di fatto, la pur lodevole pressione mediatica. Sapendo che tutto questo non farà cadere chi è al potere a Teheran.

Accadrà, ma quasi certamente per un golpe, per un rivolgimento interno di equilibri di potere, perché magari l’esercito non sopporterà più lo strapotere delle milizie religiose foraggiate dagli estremisti. Niente che abbia a che vedere con la libertà e la democrazia, tranne la commovente lotta di questi ragazzi. Ventenni o poco più, disposti a sacrificare la vita per un ideale. Nulla di più puro, di degno di maggior ammirazione per noi che siamo i nipoti delle lotte per la libertà di casa nostra. Rispetto e commozione.

 

di Fulvio Giuliani

Fonte: La Ragione