Da redazione
Unicredit fa finta di non volere alcun matrimonio con il Monte dei Paschi di Siena, cosi’ come detto dal CEO del secondo istituto bancario del nostro Paese. Dichiarazione fatta giusto poche ore prima che da Siena arrivasse l’annuncio dell’ennesimo bilancio in rosso: poco meno di mezzo miliardo di perdite dovute ai nuovi accantonamenti per far fronte ai rischi legali lievitati a dieci miliardi di euro e più concreti dopo la recente condanna degli ex vertici Fabrizio Viola e Alessandro Profumo.
La scelta di Padoan a presidente di Unicredit aiuterebbe un ipotizzato salvataggio di Mps da parte di Unicredit che fino a ieri era l’opzione apparentemente più solida, seppure mai ufficialmente confermata, sul tavolo del ministero dell’Economia.
Nel frattempo l’operazione di cessione dei decreti deteriorati ad Amco, annunciata come la soluzione dei guai della banca senese, è diventata solo il primo passo dell’ennesima operazione di ricapitalizzazione di almeno 2,5 miliardi. La banca ha fatto sapere di valutarla «con il pieno sostegno dell’azionista di controllo», cioè il Tesoro.
In campo c’è anche l’ipotesi azzardata di una fusione tra le banche «salvate dalla crisi», che farebbe sposare Mps alla Popolare di Bari (a controllo pubblico) e Carige, creando una banca da circa duemila sportelli.
Gli altri istituti intanto si stanno muovendo per rafforzarsi vista la crisi annunciata legata alla pandemia e dopo l’operazione Intesa – Ubi, i negoziati tra Banco Bpm e Crédit Agricole per una possibile fusione sono talmente a buon punto che già ci sarebbe un accordo sui nomi di amministratore delegato e presidente (Giuseppe Castagna e Giampiero Maioli).