Dopo il forte rimbalzo seguito all’emergenza pandemica, il 2023 si profila per la moda maschile italiana, così come per il tessile-abbigliamento nel suo complesso, come un anno di crescita decisamente più moderata. Una dinamica comprensibile, stante il contesto economico attuale che vede, dopo mesi caratterizzati da un’inflazione senza precedenti, il rallentamento di molte importanti economie e un clima di sempre maggior incertezza, in uno scenario internazionale che, oltre al conflitto russo-ucraino tuttora in corso, deve ora fare i conti con quello recentemente scoppiato in Medio Oriente, che minaccia di espandersi a livello mondiale. Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) è attesa archiviare il 2023 con un fatturato nuovamente in crescita, seppur contenuta al +4,9% sull’anno precedente. Nel 2023 il fatturato del menswear italiano, pertanto, si porterebbe a 11,9 miliardi di euro, coprendo così il 18,4% della filiera tessile-abbigliamento italiana.
Con riferimento ai singoli micro-comparti – si spiega nella nota di Centro Studi di Confindustria Moda – anche nel 2023 risultano tutti interessati da dinamiche positive. Favorevoli sono risultati i maggiori mercati UE Nel 2023 il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati) presenta un incremento, stimato nella misura del +6,5% rispetto al 2022. Nel corso dell’anno è proseguito il trend espansivo delle vendite oltreconfine: per l’export si stima una variazione pari al +5,6%. Il livello complessivo delle vendite estere passerebbe, dunque, a circa 8,7 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto si irrobustirebbe, pertanto, al 73,7%. Anche relativamente all’import si prospetta una crescita, stimata al +3,0% nei dodici mesi; l’ammontare totale delle importazioni settoriali passerebbe così a circa 5,9 miliardi. Visto il suddetto andamento degli scambi con l’estero, per l’attivo commerciale settoriale si prevede un miglioramento (stimato in 41 milioni di euro in più rispetto al consuntivo 2022); il surplus complessivo dovrebbe salire, infatti, a oltre 2,8 miliardi nell’intero anno. Un quadro maggiormente dettagliato relativamente alle performance della moda uomo sui mercati internazionali si ottiene dall’analisi dell’interscambio con l’estero nei primi nove mesi del 2023. In tale periodo – spiega nella nota del Centro Studi di Confindustria Moda – sulla base dei dati ISTAT disponibili alla data di chiusura della presente nota, sia le vendite estere sia le importazioni hanno evidenziato una performance positiva, benché meno brillante rispetto a quella registrata nel medesimo periodo dell’anno precedente; una dinamica comprensibile, alla luce degli importanti rimbalzi registrati nel post pandemia.
Questo risultato è sintesi di un primo trimestre che ha evidenziato un incremento double-digit, cui sono seguiti un secondo trimestre sempre in territorio positivo ma con dinamiche più contenute e un terzo trimestre in cui sono emersi i primi segnali di indebolimento: tra luglio e settembre si sono infatti rilevate delle contrazioni, sia nei flussi in entrata che in uscita, che non sono però riuscite a compromettere il risultato cumulato dei primi nove mesi dell’anno. Da gennaio a settembre 2023 l’export di menswear mette a segno un +7,6% portandosi a quota 7,0 miliardi di euro, mentre l’import registra un aumento più contenuto, nella misura del +0,2%, per un totale di 5,2 miliardi circa. Nel periodo in esame il saldo commerciale risulta di poco superiore a 1,8 miliardi di euro, mostrando un incremento di circa 487 milioni (+36,8%) rispetto al dato dei primi nove mesi del 2022. Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +7,7% e del +7,6%. Il mercato UE copre il 46,3% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 53,7%. Nel caso delle importazioni, si rileva una variazione positiva del +17,6% per il mercato UE; di contro, l’area extra-UE presenta un calo del -11,2%. Dalla UE proviene il 46,4% della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, mentre l’extra-UE garantisce il 53,6%. Circa le principali destinazioni, nel periodo in esame il primo mercato di sbocco del menswear made in Italy è risultato la Francia, interessata da una dinamica positiva del +17,7%, che si è assicurata il 12,0% del totale esportato. A seguito di una crescita contenuta al +0,8% scende in seconda posizione la Germania, che detiene ora il 10,5% delle esportazioni maschili. Seguono al terzo posto gli Stati Uniti, in aumento del +7,7%, che assorbono così il 9,3% dell’export di moda uomo. I flussi verso la Svizzera, principale hub logistico-commerciale del lusso e quarto mercato, calano a 564 milioni di euro ed evidenziano una contrazione del -20,8%. La Cina si mantiene al quinto posto: le vendite di menswear verso tale nazione crescono del +5,0% rispetto allo stesso periodo del 2022. Restando in Asia, la Corea del Sud archivia un +20,6%, il Giappone un +19,1% e Hong Kong un +23,6%. La Spagna sale in sesta posizione, grazie a una crescita del +9,4%; seguono Regno Unito, che torna in territorio negativo e registra un calo del -3,7%, e Paesi Bassi, rimasti sostanzialmente stabili (-0,1%). Si posizionano poi Polonia e Russia, interessate entrambe da una variazione positiva a doppia cifra (+23,6% e +46,8%). Infine, con un’incidenza inferiore al 2,0% ciascuna, troviamo Austria e Belgio: mentre la prima evidenzia una crescita del +2,4%, la seconda presenta una flessione del -5,8%.(AGI)