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Minniti (Confedercontribuenti): “Sicurezza stradale, la nuova riforma dimentica il ruolo dei Comuni. Il caso Caltagirone sia d’esempio”.

Di
Redazione
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3 Luglio 2023

Sull’onda emotiva dei tanti fatti di cronaca, che hanno scosso l’opinione pubblica, entro la fine dell’anno il Parlamento partorirà l’ennesimo disegno di legge per la sicurezza stradale. L’obiettivo di dare più regole, più educazione e più sicurezza sulle strade italiane.

Abbiamo voluto sentire in merito il dottor Ettore Minniti, ufficiale dell’Arma in congedo già comandante per tanti anni di Nuclei Radiomobili e già assessore alla sicurezza del comune di Caltagirone, oggi segretario della Confedercontribuenti.

 

Dottor Minniti quale è la sua opinione in relazione all’ultimo decreto-legge in tema di sicurezza stradale in discussione in Parlamento?

Premesso che la sentenza della Corte di Cassazione n. 428 del 2004 ha chiarito come siano da ricomprendere nell’ambito della materia “ordine pubblico e sicurezza” le misure volte ad assicurare l’incolumità delle persone. In particolare, tale sentenza evidenzia come considerazioni di carattere sistematico inducano a ritenere che la circolazione stradale sia riconducibile, sotto diversi aspetti, a competenze statali esclusive, ai sensi del citato art. 117, secondo comma. In primo luogo, l’esigenza, connessa alla strutturale pericolosità dei veicoli a motore, di assicurare l’incolumità personale dei soggetti coinvolti nella loro circolazione (conducenti, trasportati, pedoni) certamente pone problemi di sicurezza, e così rimanda alla lettera h) del secondo comma dell’art. 117, che attribuisce alla competenza statale esclusiva la materia «ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale». Ulteriore argomento è individuato nel fatto che, “in quanto funzionale alla tutela dell’incolumità personale, la disciplina della circolazione stradale mira senza dubbio a prevenire una serie di reati ad essa collegati, come l’omicidio colposo e le lesioni colpose; e pertanto la sua collocazione, sotto questo profilo, nella citata materia non contrasta con la giurisprudenza della Corte che riferisce la «sicurezza» prevista dalla ricordata norma costituzionale all’adozione delle misure relative alla prevenzione dei reati ed al mantenimento dell’ordine pubblico (sentenze n. 407 del 2002, numeri 6 e 162 del 2004)”.

Detto quindi della competenza statale in ordine al tema della sicurezza stradale, per quanto letto e riportato dai media, gli enti locali sono stati esclusi da questa tematica come attori principali. Se ciò fosse vero sarebbe una grave omissione”.

 

Vuole puntualizzare e descrivere meglio questo suo pensiero?

Gli 8.100 Comuni italiani gestiscono una rete solo di strade extraurbane intorno ai 520 mila km. Mi manca il dato riferito ai centri abitati per il c.d. “catasto delle strade”. È facile comprendere come il nuovo assetto conferito alla rete stradale italiana con il passaggio di parte di essa alla competenza delle Regioni o delle Province dei circa 27 mila km già appartenenti alle strade ex ANAS, renda gli enti locali non più subordinati allo Stato. La rete stradale nazionale è ora gestita, in pratica, dagli Enti locali, ossia i Comuni da sempre e le ex-Province (o Città Metropolitane) ultimamente a seguito della recente riforma costituzionale, i quali hanno assunto ruoli e funzioni ben precisi in materia di viabilità e trasporto sia a livello locale che interurbano. È evidente che essi devono rapportarsi alla nuova situazione in maniera efficace ed uniforme, non soltanto in termini di progettazione, costruzione, manutenzione, trasformazione e miglioramento della rete stradale, ma anche e soprattutto sul piano della corretta gestione, dal momento che proprio il codice della strada affida ad essi compiti di controllo tecnico, di verifica e di efficienza tecnica della strada”.

 

Ma gli enti locali hanno competenze adeguate a poter svolgere questi compiti?

No, fatto salvo qualche caso isolato. Per questo dico che il nuovo codice della strada avrebbe dovuto prevedere un capitolo dedicato solo ed esclusivamente agli enti proprietari delle strade (comuni compresi). Si ha la sgradevole percezione che manchi un’adeguata cultura tecnica sui livelli di sicurezza e capacità di mobilità raggiungibili attraverso il sapiente uso dei princìpi di pianificazione del traffico e della circolazione stradale, soprattutto nei piccoli comuni, per carenza di strutture tecniche, e capacità di formazione e istruzione del proprio personale. Si vedono in giro Piani Urbani del Traffico poco logici e irrazionali.  Vi è un totale disinteresse in questo settore e il legislatore latita.

 

Il nuovo decreto-legge prevede un inasprimento delle sanzioni, ma parliamo di prevenzione e educazione stradale, a chi compete?

Le sanzioni da sole non bastano. L’educazione stradale è una delle priorità su cui il Ministero dell’Istruzione, ai sensi dell’art. 230 del CdS, lavora per promuovere tra i giovani la cultura della sicurezza in strada.

Le scuole possono aderire ogni anno, nel mese di ottobre, all’offerta formativa per acquisire maggiore consapevolezza dell’importanza dei corretti comportamenti da adottare sulla strada.

E pur vero che le scuole periferiche si avvalgano come partnership degli enti locali o delle associazioni di volontario di settore. La polizia municipale ha svolto e svolge un importante ruolo, in questo delicato campo, ma, come detto prima, tale lavoro e impegno non sempre viene valorizzato adeguatamente.

Quale è stata la sua esperienza come assessore alla sicurezza e alla viabilità nella città patria di Don Luigi Sturzo?

Gli amministratori del piccolo centro urbano siculo hanno investito molto nella viabilità: dalla segnaletica orizzontale e verticale, al rifacimento del manto stradale, all’implementazione dell’illuminazione pubblica, alla creazione di rotatorie, con l’eliminazione dei semafori, sperimentando nuove tecniche come alcuni passi pedonali rialzati, dotandosi di un nuovo piano viario e dei trasporti, e tanto   altro   ancora.   L’impegno   maggiore   è stato concretato nell’ambito ‘dell’educazione alla legalità e alla sicurezza stradale’ nelle scuole di ogni grado. Iniziativa singolare quella della giornata del mini-vigile; gli studenti delle quinte classi elementari, per diversi anni, hanno partecipano, alle lezioni ‘pratiche’ del corso di educazione stradale tenuto dagli agenti della polizia municipale. Gli alunni impegnati nelle ‘giornate dei mini-vigili’, accompagnati dai vigili urbani, in giro per la città e, quando s’imbattevano in autovetture posteggiate male o ravvisano altre violazioni al codice della strada, mettevano sui parabrezza delle vetture un foglio con la scritta ‘Non è una contravvenzione, ma poteva esserlo’.

‘Con quest’iniziativa abbiamo inteso realizzare comportamenti responsabili da parte dei giovani utenti della strada. Abbiamo investito molto sui giovani e mirando a educarli al rispetto delle regole. Puntando a creare con i cittadini un rapporto sempre più intenso di collaborazione’.

L’educazione stradale si è confermata, per l’Amministrazione comunale, un’attività utile per indurre i giovani all’assunzione di comportamenti responsabili alla guida dei ciclomotori, tant’è che gli incidenti stradali sono sensibilmente diminuiti.

L’impegno nell’educazione stradale è continuato anche con gli adulti. Annualmente, una giornata è stata dedicata alla prevenzione attraverso la visione obbligatoria dei ‘crash – test’ al posto della multa. Una singolare iniziativa di sensibilizzazione – con posti di controllo nel centro storico e nelle periferie della città – è stata realizzata, offrendo ai conducenti di veicoli, che viaggiavano senza cintura di sicurezza, la possibilità di evitare la relativa multa, all’inderogabile condizione che accettassero di salire sul camper della sicurezza e visionare alcuni crash-test riguardanti le conseguenze negative dei comportamenti irresponsabili alla guida dei veicoli.

 

Soddisfatto del suo impegno amministrativo? Cosa si sente di suggerire al legislatore?

A coronamento dell’impegno profuso nel decennio, nel 2007 e nel 2008, Caltagirone vince il premio “Targa Blu” (l’unico comune siciliano e l’unico in Italia ad averlo vinto due volte) indetto dal Ministero delle Infrastrutture, e nel 2009 vince anche il premio Sicurezza Urbana, indetto dall’ANCI.

‘Il Premio si è aggiunto alla Targa Blu di cui siamo stati insigniti per due anni (l’unico comune d’Italia ad averlo vinto due volte) e costituisce un riconoscimento importante per l’impegno del personale della Polizia Municipale nel settore della sicurezza, che va intesa non come un punto d’arrivo, ma come un motivo di stimolo per fare di più e meglio, dando così ulteriori risposte alle richieste e alle segnalazioni dei cittadini’.

Non ho nulla da suggerire ai nostri rappresentanti politici, solamente di confrontarsi, per quanto loro possibile, maggiormente con l’ANCI in rappresentanza dei Comuni proprietari di gran parte della rete stradale italiana, sostenendoli con interventi adeguati.

 

Per concludere, dopo questa carrellata non esaustiva dell’attività svolta dall’Amministrazione comunale di Caltagirone dal 2002 al 2007, è possibile poter affermare che anche nei piccoli e medi centri della nostra penisola gli Enti locali hanno molto da imparare e sviluppare nel campo della sicurezza stradale ma, con buona volontà, è possibile investire in un ambito tradizionalmente riservato allo Stato centrale, attraverso provvedimenti sussidiari, integrati e partecipativi, ampliando così il concetto di sicurezza.