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La burocrazia frena lo sviluppo

Di
Redazione
|
12 Ottobre 2020

La burocrazia frena lo sviluppo

di Ettore Minniti

Dall’Ecobonus edilizio al Codice degli appalti tutto sembra tramare contro lo sviluppo a causa della burocrazia.

Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, l’Impero Romano d’Oriente (o Impero Bizantino) era lo Stato più potente della sua epoca. La sua capitale, Bisanzio, era una grande potenza mondiale ma ciò che lo rendeva veramente forte era la struttura dello Stato: aveva una burocrazia efficiente, formata da persone colte e qualificate.

L’Italia di oggi purtroppo non è l’Impero Bizantino di ieri, nonostante rimanga al settimo posto nella classifica dei paesi più industrializzati del mondo; in Europa nel 2017 era seconda dietro alla Germania.  La ripresa in Italia e il suo sviluppo parte da un punto fermo: l’abbattimento della burocrazia.

Ad esempio, essa tiene al palo l’Ecobonus edilizio al 110% . Tutte le norme e i regolamenti attuativi sono stati pubblicati, ma rimane un mistero di come si debba procedere per tutte le azioni preliminari che dovrebbero garantire l’accesso al credito edilizio. Gli operatori del settore  si chiedono come vada fatta l’APE, dove va depositata, se va bene quella già esistente o se bisogna farne una nuova e con quali criteri, tenendo conto che se ne dovrà redigere un’altra a fine cantiere.

Nelle attuali condizioni, la burocrazia è un ostacolo insormontabile per lo sviluppo.

Appare legittima la domanda: quali sono le cause della degenerazione della macchina burocratica italiana? Tutta colpa della classe politica? E’ probabile perché continua a sfornare nuove leggi, senza cancellare le precedenti e molte volte le scrive malissimo. E’ altrettanto vero che vi sono responsabilità trasversali che riguardano la società civile. Noi siamo un Paese ad altissima evasione fiscale e l’economia in nero è parte integrante del sistema.

L’apparato amministrativo dello Stato è in mano alla burocrazia, ingabbiato dentro.

Contano solo le regole. In questo ambito la responsabilità della classe politica di oggi è far diventare dominante la regola, moltiplicarla, sovrapporla. L’apparato statale dominato solo ed esclusivamente dalle norme, dai codici, dai regolamenti. Questo concetto della ‘regola imperante’ lo ha fatto proprio non solo la classe politica (Codice degli Appalti – docet) , ma anche il c.d. ceto medio fatto da una serie di professionisti dal magistrato, al giornalista, all’amministratore e all’avvocato. 

Non sarà facile snellire questo concetto e renderlo agile. E’ cambiato nell’ultimo ventennio lo spirito pubblico e l’etica collettiva.

Politica, economica, senso civico, costume, società: occorre una nuova agorà.

La magistratura torni al suo ruolo costituzionale. La burocrazia sia organo di controllo democratico ma non centro di potere.

Serve urgentemente un patto di fiducia tra cittadini, imprese e Stato. I cittadini devono avere fiducia nelle Istituzioni, lo Stato di contro deve dimostrare di fidarsi dei cittadini, sburocratizzando e snellendo un apparato che soffoca Il Paese.

Solo così riusciremo ad uscire dalla crisi.

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Fonte: Editoriali di Quotidiano dei Contribuenti
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