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L’Italia come il Titanic?

Di
Redazione
|
28 Novembre 2020

L’Italia come il Titanic?

di Ettore Minniti

’’Non siamo il Titanic, ma nessuno si illuda, avendo il biglietto di prima classe ed essendo magari sceso per giocare sul ponte della seconda classe, di restare tra i passeggeri di prima classe”.
Una frase attribuita all’ex Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, facendo riferimento all’Europa, nel corso di una lezione all’Università di Friburgo.
Purtroppo oggi, in questo caos istituzionale e con frequenti litigi sulla sanità tra “governatori” regionali, governo e ministri, tutti gli operatori economici, molti dei quali già viaggiavano in seconda classe, sono stati cacciati a forza, con manovre finanziarie, DPCM, Ristori, Rilanci, Bonus, (alcuni veramente fantasiosi) verso il piano di sotto ovvero verso la cambusa.
Costoro non sono dei privilegiati come quelli che viaggiano in prima classe, perché non tutti hanno quest’onore: la cambusa è sempre la cambusa. Anzi, saranno quest’ultimi a sorvegliarla (fa parte dei loro doveri) da eventuali saccheggi.
Il problema in Italia è che l’odierna classe politica sta viaggiando in prima classe, alcuni di essi sono pure alloggiati in suite, e non hanno cognizione dello stato in cui versa la cambusa: è vuota!
Mancano le derrate alimentari, frutto dello spreco di denaro pubblico ampiamente foraggiato e incoraggiato dagli avventurieri della politica.
“L’Italia non è il Titanic”! A questo punto, sorge spontanea la domanda: e se l’Italia non è il Titanic, allora cos’è?
Il Titanic era stato costruito presso i cantieri Harland and Wolff di Belfast; rappresentava la massima espressione della tecnologia navale ed era il più grande e lussuoso transatlantico del mondo: così era il nostro paese, fino a qualche anno fa.
La storia del Titanic è nota a tutti. Durante il suo viaggio inaugurale (da Southampton a New York, via Cherbourg e Queenstown), entrò in collisione con un iceberg, domenica 14 aprile 1912. L’impatto provocò l’apertura di alcune falle lungo la fiancata destra del transatlantico, che affondò due ore e quaranta minuti più tardi, spezzandosi in due tronconi.
Ma se avesse ragione l’onorevole Tremonti, ovvero se “l’Italia non è il Titanic”, è probabile allora che oggi stiamo messi peggio! Oggi, il nostro bel Paese, che era come il Titanic inaffondabile, sta per diventare, per incuria dei suoi comandanti e del suo armatore, una carretta del mare: arrugginita e sulla quale si sono imbarcati alcuni clandestini. Naviga in un mare in tempesta forza 11, secondo la scala Beoufort.
Non occorre aspettare la collisione con un iceberg, basterà un piccolo scoglio. Tra l’altro la nave non ha nemmeno le scialuppe di salvataggio.
Nel frattempo, gli italiani sono stati richiusi a chiave nella cambusa, con l’incarico di sorvegliare l’ultima scatoletta di tonno rimasta.
In questa visione pessimistica, l’auspicio è che si trovi un bravo comandante (un Governo di unità Nazionale?) per una nave senza radar, in balia delle onde, che sappia dare l’ordine perentorio ai suoi ufficiali subalterni (o ministri, fate voi) di riportare in prima classe tutti gli attori di questa brutta pagina del nostro Paese (non per questo privilegiati), perché davanti alla morte costoro sapranno fare il loro dovere, così come fece l’orchestra musicale del Titanic, la quale, continuò a suonare nel salone di prima classe per distrarre e calmare i passeggeri anche dopo la collisione e nelle fasi concitate in cui era chiaro il destino della nave.

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Source: Da QdC ad Imprese
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