“La misura riguardante le banche comporterà una approfondita analisi affinché si riesca a comprendere a quanto ammonteranno le risorse disponibili e la loro specifica destinazione. E comprendere quanto il tutto pesera’ nella valutazione della borsa italiana, che gia’ ieri ha dato segnali sconfortanti, con una svalutazione dei titoli delle banche italiane di oltre 10 miliardi. Il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, esprime estrema cautela per una misura, che se non monitorata rischia che le banche “comunque la faranno pagare ai clienti con nuove tasse e commissioni”. Finocchiaro aggiunge che “l’eccitazione populista rischia di assecondare illusioni, che normalmente servono a prendere in giro la gente e le imprese” conclude Finocchiaro. Sulle banche serve una riforma radicale, che faccia ritornare il sistema al servizio delle famiglia e delle imprese. Questa “misura” non va in questa direzione. E’ solo una spot che non riorganizza il settore in maniera strutturale e rischia di apparire come una operazione di puro marketing del Governo.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/08/3bc14eee-35af-11ee-a98c-9069f0a7c314-600x450.jpg450600confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-08-13 17:46:452023-08-13 17:46:45Tassazione extraprofitti: Finocchiaro (pres. Confedercontribuenti): solo eccitazione populista. Vigilare sui “costi” che le banche applicheranno per recuperare.
(AGI) – “Partiamo da un dato: nelle grandi città sono quasi 15 anni che praticamente le licenze taxi sono ferme. Ma il punto non è solo quello. Non è solo la questione delle poche licenze esistenti, quelle possono essere aumentate velocemente, le dispongono i Comuni, c’è anche un problema serio di mancata liberalizzazione del settore ed adeguamento ai nuovi strumenti offerti dalla tecnologia”. Lo spiega all’AGI Andrea Giuricin, economista dei trasporti che insegna all’Università Milano Bicocca, da tempo impegnato nello studio delle problematiche relative al settore delle auto bianche in Italia.
Il docente sottolinea: “C’è un problema di mancato incrocio tra domanda e offerta. La domanda è cresciuta tanto, tra il ritorno del turismo di massa dopo la pandemia di Covid ed altri fattori legati alla mobilità urbana, mentre l’offerta sostanzialmente è rimasta stabile da quasi 15 anni”.
Secondo l’economista quindi “il primo tema è l’aumento del numero di licenze ma poi bisogna fare anche i conti con lo sviluppo tecnologico. Nel mondo assistiamo ad una grande offerta di servizi da parte di nuovi operatori che utilizzano delle app sul web. In Italia questo non c’è: basti pensare che a Roma le vetture Ncc sono meno di mille. Altrove c’è stata una liberazione del settore che in Italia non è avvenuta, siamo fermi alla legge del 1992 che certo non poteva prevedere lo sviluppo di questi nuovi strumenti”.
Come fare a concedere delle nuove licenze per migliorare il servizio taxi senza svalutare quelle attive oggi? Giuricin riflette: “È chiaro che qualunque riforma che ne amplia il numero va a svalutare le licenze. Però dobbiamo ricordarci che sono state concesse anche gratis e poi il mercato secondario di chi le rivende ne ha determinato un prezzo”. (AGI)
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/08/taxi-1515420_1280_pixabay.jpg300700confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-08-03 13:48:522023-08-03 13:49:56Giuricin, poche licenze e mancato adeguamento a mercato
Enea ha sviluppato un nuovo servizio in grado di mappare le aree costiere a rischio inondazione per il cambiamento climatico che abbina modelli ad alta risoluzione, tecnologie satellitari e rilievi sul campo. Il nuovo servizio climatico è stato messo a punto da un team di ricercatori composto da climatologi, esperti Gis, oceanografi e geologi ed è stato presentato al XXI Congresso International union for quaternary research (Inqua), una delle più importanti conferenze internazionali sulle scienze del Quaternario che si è svolta di recente a Roma.
Ad oggi, sono state completate le mappe di Follonica-Piombino e Marina Di Campo in Toscana, Fertilia-Alghero in Sardegna e Parco Nazionale del Circeo (Latina-Sabaudia) nel Lazio, mentre sono in via di definizione quelle dei litorali della Spezia, Roma, Napoli, Brindisi, Taranto e Cagliari. Il nuovo servizio di mappatura intende fornire a decisori pubblici e pubbliche amministrazioni centrali e locali le tendenze evolutive del territorio, in modo da pianificare le strategie di adattamento al cambiamento climatico.
“I risultati dei nostri studi hanno dimostrato che entro la fine del secolo i beni maggiormente esposti al rischio di inondazione sono le zone umide, le aree di retrospiaggia e retroduna e alcune infrastrutture marittime”, sottolinea Sergio Cappucci del Laboratorio Enea di Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico. “Per ciò che riguarda le zone umide e le aree di retrospiaggia – aggiunge – il rischio di inondazione rispetto all’attuale livello medio del mare è dovuto alla bassa quota e alla subsidenza, mentre per le infrastrutture costiere come porti, opere di difesa, moli, casse di colmata, la causa sembra riconducibile al naturale affondamento sul fondo marino”.
Nello specifico, l’approccio innovativo si compone di tre fasi: nella prima, grazie all’utilizzo dei modelli digitali del terreno di alcune delle piattaforme nazionali ed europee (come il Portale cartografico nazionale per i modelli digitali e il programma Copernicus per i movimenti verticali della superficie terrestre), vengono individuate le aree costiere che nei prossimi decenni saranno più vulnerabili alle variazioni del livello del mare. La seconda fase riguarda la valutazione approfondita delle categorie di beni più esposte alle inondazioni.
“Grazie alla disponibilità di Modelli digitali terrestri del periodo 2008-2012 con dati ad altissima risoluzione per quasi tutto il territorio nazionale (da 5x5m fino a 1x1m), siamo in grado di effettuare analisi preliminari su vaste porzioni di territorio, in tempi relativamente brevi”, assicurano Gaia Righini e Lorenzo Moretti della Divisione Enea di Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali.
“Nelle proiezioni di aumento del livello del mare dell’Ipcc mancano i dettagli regionali che sono fondamentali per lo studio di un’area così ‘speciale’ come quella del Mediterraneo”, evidenzia Roberto Iacono, del Laboratorio Enea di Modellistica climatica. “In questo contesto la messa a punto del nuovo approccio consente di valorizzare gli sforzi che la comunità scientifica ed europea stanno facendo per condividere piattaforme di dati e informazioni ambientali e per realizzare un servizio climatico open access ad alta risoluzione, con scenari sempre più affidabili e realistici, al fine di valutare gli impatti futuri del cambiamento climatico e pianificare opportune strategie di prevenzione e adattamento”.
La terza fase consiste nei rilievi sul campo. Misure, campionamenti, datazioni e rilievi geologici consentono di migliorare la qualità dei dati e dei modelli digitali della superficie terrestre, ma anche di individuare le diverse componenti che contribuiscono agli scenari indicati nelle mappe di inondazione e che i satelliti non sono ancora in grado di rilevare singolarmente, vale a dire tettonica, subsidenza, carico e compattazione dei sedimenti litosferici, aggiustamento glaciale e variazioni delle falde acquifere conseguenti allo sfruttamento delle risorse idriche. “Come ricorda il titolo Time for change del Congresso Inqus 2023, è tempo di cambiare e, grazie a questo nuovo approccio, Enea può fornire in tempi rapidi un contributo a un inevitabile cambio di passo rispetto alle metodologie utilizzate fino ad oggi. Ad esempio, attraverso valutazioni e calibrazioni in tutto il territorio nazionale che consentirebbero di arrivare a una più puntuale definizione di quelle aree in cui la probabilità di inondazione deve essere considerata in dettaglio al fine di evitare rischi per le popolazioni e gli insediamenti produttivi”, conclude Cappucci. (AGI)
SCI/BAS
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/07/15rischioinondazione.jpg6401140confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-07-31 11:50:092023-07-31 11:50:09Clima: Enea, nuovo servizio mappatura aree a rischio inondazione
I dati di produzione industriale e di export dell’Italia di aprile hanno mostrato evidenti segnali di rallentamento. Ciò dipende sia dalla recessione “tecnica” dell’Eurozona verificatasi a cavallo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, che sta penalizzando gli scambi intra-comunitari e il nostro export, sia dall’esaurimento dei superbonus edilizi e dal contemporaneo ritorno a livelli più normali di molte nostre produzioni manifatturiere impiegate nelle costruzioni e nell’arredo-casa come cemento, ceramiche, vetro, mobili, ecc. Ciò nonostante, anche le ultime proiezioni della Banca d’Italia indicano per il 2023 una crescita attesa del PIL italiano dell’1,3%. Come si spiegano queste tendenze apparentemente in contrasto tra loro?
In effetti, una delle novità di questo particolare momento storico è che la nostra economia sembra finalmente in grado di poter crescere anche “senza industria”. Mentre per tanti anni il PIL italiano è aumentato quasi solo unicamente grazie a manifattura ed esportazioni, a fronte di una domanda interna costantemente fiacca.
Il fatto nuovo è che in questa fase, la nostra economia è invece trainata prepotentemente dai servizi, dal lato dell’offerta, e dai consumi delle famiglie italiane e dei turisti stranieri, dal lato della domanda. Mentre la stessa dinamica degli investimenti in beni strumentali continua ad essere positiva. Secondo la Banca d’Italia, ad esempio, i consumi delle famiglie italiane nel 2023 aumenteranno dell’1,3%, mentre gli investimenti in beni strumentali dovrebbero far registrare un ulteriore progresso del 3,6% dopo il brillante +7,3% del 2022.
Siamo, cioè, in presenza di un cambiamento strutturale dei nostri fattori di crescita. L’industria manifatturiera e l’export, ovviamente, restano importantissimi nell’economia italiana. Il made in Italy sarà sempre uno dei nostri punti di forza. Ma è importante che finalmente abbiano cominciato a crescere in modo significativo anche i servizi. E ciò è stato possibile, dopo gli anni dell’austerità, grazie alla lenta ma costante ricostituzione del potere d’acquisto delle famiglie, ben difeso anche durante l’ultimo anno di inflazione dalle misure del governo Draghi, poi mantenute in essere dal governo Meloni.
Dal 2015 in poi è aumentata significativamente in Italia l’occupazione ed è calato in modo deciso il numero delle persone gravemente deprivate sotto il profilo materiale e sociale (cioè gli individui che non possono permettersi almeno 7 dei 13 fabbisogni personali e famigliari basici indicati dall’Eurostat). Ciò è avvenuto in due fasi: durante i governi Renzi-Gentiloni e poi durante il governo Draghi.
I progressi del mercato del lavoro sono noti. Lo sono meno le cifre sulla deprivazione materiale che pure sono impressionanti. Infatti, nel 2015 le persone in condizioni di severa deprivazione in Italia erano ben 7 milioni e 386 mila mentre nel 2022 il numero è sceso verticalmente a 2 milioni e 613 mila (contro i circa 5 milioni della Germania, i 4,7 milioni della Francia e i 3,5 milioni della Spagna). Nel 2015 la percentuale di persone in severa deprivazione in Italia era pari al 12,1%, contro il 5,7% della Germania, il 6,8% della Francia e il 7,4% della Spagna. Nel 2022 la situazione appare completamente ribaltata. Infatti, l’Italia è scesa al 4,5%, il suo valore più basso di sempre e il più basso tra le quattro grandi nazioni della moneta unica; la Germania è invece salita al 6,1% (suo massimo storico da quando esistono le serie), la Francia è salita al 7,5% (anche in questo caso un massimo storico), mentre la Spagna è rimasta più o meno sempre agli stessi livelli ed è oggi al 7,7%.
Non solo le imprese, dunque, protagoniste di un triennio record di esportazioni dopo la pandemia, ma anche le famiglie italiane stanno oggi molto meglio di dieci anni fa. Ciò spinge i consumi interni di beni e servizi. E in più il nostro Paese sta vincendo la sfida del turismo, attraendo milioni di turisti stranieri “affamati” di Italia.
Nei primi quattro mesi del 2023, secondo l’Eurostat, il numero di pernottamenti di turisti stranieri in Italia è salito a 42,4 milioni, con una crescita record di oltre 12,5 milioni in più, pari a +43% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’aumento in Francia è stato del 23% e in Spagna del 25%. In altre parole, abbiamo letteralmente stracciato i nostri maggiori competitor. E siamo quasi tornati agli stessi livelli record di turisti stranieri pre-pandemia. Non solo. Infatti, sempre nei primi quattro mesi di quest’anno, abbiamo avuto anche oltre 5 milioni di pernottamenti in più di turisti italiani rispetto al 2022.
Tutti numeri che spiegano perché l’Italia, diversamente dal passato, veleggi ormai nella parte alta della classifica della crescita economica mondiale, come mostrano i più recenti dati OCSE.
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Per le famiglie raggiunto il migliore valore dal febbraio 2022. Per il secondo mese consecutivo arretra quella delle aziende. Bene le costruzioni.
di Enrico Netti
A giugno sale la fiducia dei consumatori mentre quella delle imprese vede una leggera flessione. Secondo le stime dell’Istat il dato dei consumatori passa a 108,6 dal precedente 105,1 e raggiunge il massimo dal febbraio 2022 grazie a un diffuso miglioramento delle variabili relative alla situazione economica generale. Per quanto riguarda la fiducia delle imprese l’indice composito cala a 108,3 dal 108,3 e raggiunge il livello più basso dallo scorso dicembre. Questo è il secondo mese consecutivo con una flessione della fiducia.
Tutte le serie componenti l’indice di fiducia dei consumatori sono in miglioramento eccetto i giudizi sull’opportunità di risparmiare nella fase attuale. I quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti riflettono le variazioni registrate dalle singole variabili: il clima economico e il clima futuro aumentano decisamente rispettivamente da 119,8 a 127,6 e da 112,6 a 118,4. Il clima personale e quello corrente crescono in modo più contenuto passando, rispettivamente, da 100,1 a 102,2 e da 100 a 102. Con riferimento alle imprese invece tutti i comparti registrano una diminuzione dell’indice, ad eccezione di quello delle costruzioni. L’indice cala nel comparto manifatturiero da 101,2 a 100,3, nei servizi di mercato da 104 a 103,7 e nel commercio al dettaglio da 111,4 a 110,5. Nelle costruzioni l’indice sale da 159,4 a 162,5.
Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura queste peggiorano tutte, mentre nelle costruzioni, al deterioramento dei giudizi sugli ordini si associa un deciso aumento delle attese sull’occupazione. Nei servizi di mercato le opinioni sugli ordini risultano in peggioramento e nel commercio al dettaglio i giudizi sulle vendite sono orientati al pessimismo. In relazione alle domande trimestrali sulle esportazioni rivolte alle imprese manifatturiere trimestralmente, si stima una diminuzione, per il terzo trimestre consecutivo, del numero di imprese che segnala ostacoli all’attività di esportazione: la percentuale passa dal 40,3% del primo trimestre 2023 al 34,7% del secondo.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/06/download-5.jpg183275confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-06-27 12:50:142023-06-27 12:50:14A giugno sale la fiducia dei consumatori scivola quella delle imprese
L’annuncio dell’Arabia Saudita di un nuovo taglio della produzione di un milione di barili al giorno a luglio ha ulteriormente galvanizzato i mercati petroliferi, già in fase ascendente da giovedì. In controtendenza i prezzi dei carburanti alla pompa, che nel lungo fine settimana del 2 giugno sono leggermente scesi. In picchiata i prezzi del metano, che toccano quota 1,5 euro/kg per la prima volta da ottobre 2021. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, IP ha ridotto di due centesimi al litro i prezzi consigliati della benzina e di un cent/litro quelli del gasolio. Per Tamoil registriamo un ribasso di un centesimo al litro sulla benzina.
Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 1,897 euro/litro (servito 2,149), gasolio self service 1,749 euro/litro (servito 2,014), Gpl 0,854 euro/litro, metano 1,587 euro/kg, Gnl 1,348 euro/kg.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/06/gettyimages-1299327916-612x612.jpg408612confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-06-05 10:15:382023-06-05 10:15:38Prezzi benzina e gasolio in calo, i listini di oggi
Nei comuni colpiti dall’alluvione scatta la sospensione degli adempimenti societari e contabili. Le bozze del decreto alluvione prevedono, oltre alla sospensione dei versamenti tributari fino al 31 agosto, il rinvio a domenica 25 giugno 2023 delle scadenze riguardanti adempimenti societari, tra cui la tenuta delle assemblee per l’approvazione del bilancio 2022. Sospeso anche il versamento del diritto camerale.
Per i contribuenti che al 1° maggio 2023 avevano residenza o sede operativa nei territori alluvionati è prevista una proroga fino al 31 agosto 2023 dei termini per i versamenti fiscali, comprese le ritenute alla fonte, nonché di quelli contributivi e assicurativi, che scadono tra il 1° maggio e il 31 agosto. Il versamento dovrà effettuarsi in unica soluzione entro il 20 novembre 2023.
I dipendenti o soggetti assimilati residenti nei comuni interessati, ma con datori di lavoro aventi sede al di fuori dell’area colpita dall’alluvione, possono richiedere al sostituto di imposta di non applicare fino al 31 agosto le ritenute alla fonte per Irpef e addizionali. Nel caso di sostituti e dipendenti entrambi residenti nei comuni alluvionati, le ritenute, sempre a richiesta degli interessati, sono in misura ridotta al 50%. Anche qui il versamento si effettua entro il 20 novembre 2023. Questa possibilità non riguarda le ritenute sui redditi di lavoro autonomo. La sospensione dei versamenti in scadenza entro fine agosto si estende alle cartelle di pagamento e agli altri atti della riscossione.
È poi prevista la sospensione, dal 1° maggio al 31 agosto, degli adempimenti tributari (come la presentazione delle comunicazioni fiscali), nonché dei versamenti e adempimenti previsti per le varie sanatorie della legge 197/2022. Anche per gli adempimenti sospesi, regolarizzazione entro il 20 novembre 2023 senza sanzioni o interessi.
Del tutto nuova è la sospensione degli adempimenti contabili e societari per imprese con sede operativa nei comuni alluvionati. Il periodo di sospensione, secondo le bozze, riguarda tutti gli adempimenti in scadenza fino a domenica 25 giugno (con proroga automatica a lunedì 26), ma non viene indicata la data a partire dalla quale la sospensione stessa assume efficacia (è da ritenere sarà quella di entrata in vigore del decreto).
Per la tenuta delle assemblee sul bilancio 2022, la sospensione riguarderà soltanto quelle società che non si sono avvalse della proroga a 180 giorni (29 giugno) prevista dall’articolo 2364 del Codice civile e che tengono le adunanze in seconda convocazione. Non essendo precisata una data entro cui effettuare l’adempimento sospeso, pare doversi ritenere che tutte le scadenze che cadono in questo arco temporale ricomincino a decorrere dal giorno seguente e dunque dal 27 giugno. Fino alla medesima data sono sospesi i versamenti del diritto annuale della Camera di commercio, diritto che, peraltro, ha una scadenza naturale generalmente successiva al 26 giugno, coincidendo con quella del versamento della prima rata di acconto delle imposte (30 giugno 2023). Sospesi inoltre, fino al 31 luglio 2023, i termini per i depositi di atti presso le Camere di commercio, come quelli relativi a bilanci e cariche sociali.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/05/AlluvioneEmiliasopralluogodiMelonievonderLeyen-483014.jpg7321000confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-05-26 11:20:062023-05-28 15:42:09Decreto alluvione, rinviate al 25 giugno le scadenze contabili
C’è “un’economia” definita “short-sighted economy” che “ha permesso il dilagare dello sfruttamento e al contempo del potere di mercato delle corporation, aprendo la strada a immense diseguaglianze: di reddito, ricchezza, opportunità, salute“. Ad affermarlo, in un’intervista su Repubblica, è l’economista premio Nobel, Joseph Stiglitz. “A lungo andare, le falle del sistema in termini di reddito e di opportunità, hanno aperto la strada al populismo degli estremisti, in America come in molti Paesi europei, una minaccia tremenda per le nostre democrazie. È come se si fossero dimenticati gli investimenti in “resilienza”, indispensabili per attrezzare le società a resistere a shock violenti e ripetuti come il Covid o la guerra”, dice ancora. “In assenza delle reti di protezione, la pandemia ha colpito più duramente, in tutto il mondo, chi aveva un reddito più basso e insufficienti protezioni sia contrattuali che di welfare. Quando il Covid stava finendo e le economie cominciavano a riprendersi – ricorda l’economista premio Nobel – le strozzature nella catena delle forniture e la domanda disordinata, improvvisamente tornata prepotente, hanno portato all’inflazione che, ancora, penalizza e colpisce le fasce più deboli. L’invasione dell’Ucraina ha dato il colpo finale, evidenziando una volta per tutte le debolezze di un’economia “short-sighted”, sia perché ha mostrato l’insufficienza degli investimenti in resilienza, sia perché, per esempio, non è riuscita a correggere i meccanismi di formazione dei prezzi energetici che hanno sovraccaricato gli aumenti all’origine, che come sapete stanno svanendo, colpendo i redditi più bassi. L’inflazione è il più forte vettore di diseguaglianze“, dice ancora Stiglitz. “Beh, vale per tutti il caso della Cina. L’atteggiamento a lungo ambivalente di Pechino, che a tratti sembra supportare la Russia, ha chiaramente esacerbato i contrasti e allontanato la loro soluzione”.
L’inflazione è un’emergenza vera: “Si può attaccare in diversi modi. Intanto a provocarla sono oggi soprattutto gli eccessivi profitti che le grandi corporation accumulano almeno in alcuni settori. Bisogna considerare che le pressioni sulla supply-chain, oltre che sull’energia, si sono allentate, e infatti l’inflazione sta scendendo per suo conto. Gli alti tassi finiscono con l’esacerbare molti problemi e rendere più difficile risolverli. E danno luogo a una serie di effetti collaterali come la fuga dei depositi dalle banche americane alla ricerca di migliori rendimenti ora che sono possibili, che diversi fallimenti ha già provocato, e poi ovviamente l’aggravio sui prestiti di ogni sorta. Senza contare gli effetti all’estero, ovvero l’aggravamento della crisi debitoria in tanti Paesi in via di sviluppo che finisce ancora una volta col colpire la povera gente”.
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A febbraio 2023 il debito pubblico è aumentato di 21,6 miliardi rispetto al mese precedente, toccandola quota record di 2.772 miliardi. Lo comunica Bankitalia nella nota su fabbisogno e debito. L’aumento è dovuto al fabbisogno (12,9 miliardi) e all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (8,6 miliardi, a 43,3). Ha inoltre contribuito l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,1 miliardi). L’aumento del debito riguarda le amministrazioni centrali, quello delle amministrazioni locali è invariato.
A fine febbraio la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 26,2% (invariata su mese); quella detenuta da non residenti era pari a gennaio (ultimo mese con dato disponibile) al 26,5%. A febbraio la vita media residua del debito è rimasta stabile rispetto a gennaio, a 7,7 anni.
Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato, a febbraio, sono state pari a 34,9 miliardi, in diminuzione del 3,0 per cento (1,1 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2022. Nel primo bimestre dell’anno le entrate tributarie sono state pari a 79,1 miliardi, in aumento del 4,5 per cento (3,4 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
In occasione della Notifica dei dati di finanza pubblica trasmessa alla Commissione europea lo scorso 31 marzo, sono stati inoltre rivisti i dati relativi agli anni precedenti. Rispetto ai dati diffusi lo scorso 15 marzo, il debito è stato rivisto al rialzo di 0,3 miliardi nel 2019, 0,6 nel 2020, 1,5 nel 2021 e al ribasso di 5,5 nel 2022. Le revisioni riflettono – oltre all’ordinario aggiornamento delle fonti – l’ampliamento del perimetro delle Amministrazioni pubbliche definito dall’Istat in accordo con l’Eurostat.
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L’impatto del Pnrr sul Pil si potrebbe tradurre in un 1% in più quest’anno, fino ad una potenziale spinta del 3,4% nel 2026, anno finale del Piano. È la stima contenuta nel Programma nazionale di Riforma allegato al Def. Nell’ipotesi di realizzazione integrale di tutti i progetti del Piano così come attualmente previsti, quest’anno il Pil risulterebbe più alto dell’1% rispetto allo scenario che non considera tali spese, nel 2024 la spinta sarebbe dell’1,8%, nel 2025 del 2,7%, nel 2026 del 3,4%. La valutazione considera solo le risorse per progetti aggiuntivi, non quelli che si sarebbero realizzati.
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