Il balzo delle temperature fino a quasi 40 gradi che stringe d’assedio città e campagne ha fatto esplodere i consumi di frutta e verdura sulle tavole degli italiani dopo il crollo dell’8% nel primo trimestre.
E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Cso nel sottolineare che il brusco cambiamento del clima influenza anche gli acquisti con l’allerta per il caldo in 14 città italiane. Angurie, meloni, albicocche, pesche, nettarine, ciliegie, nespole e susine, sottolinea la Coldiretti, aiutano a combattere l’afa, a idratarsi e a fare il pieno naturale di vitamine.
“La ripresa dei consumi è importante dopo che nel 2022 il consumo di frutta e verdura degli italiani – precisa la Coldiretti – è risultato di mezzo miliardo di chili inferiore a quello dell’anno per un totale di appena 5,5 miliardi di chili con preoccupanti effetti sulla salute dei cittadini. Il brusco calo – sottolinea la Coldiretti – ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. Un dato ancora più allarmante, siamo intorno ai 250 grammi di consumo medio pro capite – denuncia Coldiretti – se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate, con una potenziale esplosione della spesa sanitaria”. (ANSA).
Nonostante il Wptc abbia ridimensionato le previsioni, il climate change non ha stravolto gli assetti globali. In Italia taglio di 100mila tonnellate.
Le condizioni, quelle climatiche, non sono state finora ordinarie. Una primavera con temperature ben sotto la media stagionale e piogge anche di carattere torrenziale hanno provocato sfasamenti temporali e situazioni di danno alle coltivazioni di pomodori da industria nell’Emisfero settentrionale.
Lo rileva il World processing tomato council che a metà giugno ha ridimensionato le stime sul prossimo raccolto mondiale, senza stravolgere tuttavia gli assetti globali.Le previsioni sono ad oggi tarate su un target di 42,6 milioni di tonnellate, un risultato comunque in crescita del 12% su base annua e in aumento di circa il 7% rispetto alla media delle ultime tre campagne.
In Italia, dove si stima adesso un raccolto di 5,6 milioni di tonnellate, il taglio apportato dal Wptc è di 100mila tonnellate, con l’incremento anno su anno ora più contenuto, limitato a circa 2 punti percentuali. I trapianti hanno subìto alcuni ritardi rispetto ai normali calendari soprattutto nel Mezzogiorno, dove le trattative tra le rappresentanze agricole e industriali, dopo l’ultima fumata nera, potrebbero nel frattempo ripartire in questi giorni e portare (nell’ipotesi più ottimistica) a un accordo sul prezzo entro il mese di giugno.
Al Nord sono state ormai completate le operazioni di trapianto sul 95% delle aree accordate, mentre nel distretto meridionale manca ancora un 10-15% delle superfici programmate. A fine settembre si avrà un quadro più chiaro della situazione, con le code di produzione che potrebbero consentire un sostanziale recupero, anche se gli analisti hanno prudentemente sottratto alle stime da uno a due punti percentuali rispetto alle valutazioni di aprile.Situazione stabile in Spagna, dove le previsioni non mostrano scostamenti rispetto alle precedenti valutazioni, confermando un rimbalzo sulla scorsa stagione (+22%), gravemente segnata dalla siccità.
In Turchia, altro grande produttore nel bacino del Mediterraneo, si registrano alcuni ritardi (la previsione resta orientata a un più 11%), ma il fattore cruciale e di maggiore preoccupazione per gli operatori resta il mercato valutario, che ha affossato ancora la lira turca e alzato i costi dei mezzi di produzione.
In Cina, secondo maggiore player mondiale dopo la California, si segnalano problemi dovuti alle basse temperature di maggio. La capacità degli impianti di lavorazione del pomodoro, dopo le dismissioni degli anni scorsi, appare oggi sensibilmente rafforzata, soprattutto nell’ottica di una maggiore presenza sui mercati internazionali.
È prevedibile che quest’anno la competizione per l‘approvvigionamento della materia prima nel Dragone subisca un inasprimento, nonostante la previsione di una crescita della produzione del 18%, a 7,3 milioni di tonnellate.
In California le temperature ancora al di sotto della norma hanno spostato l’inizio della stagione alla seconda o terza settimana di luglio. Gli esperti si attendono quest’anno un raccolto di 10,9 milioni di tonnellate, superiore alla media triennale e in crescita del 15% su base annua. Mentre nel resto degli Usa, la siccità ha causato ritardi e difficoltà operative soprattutto nel Midwest, dove i trapianti sono stati comunque ultimati.
Avanti adagio (+2%) la produzione di pomodori da industria nell’Emisfero australe, ormai alle battute conclusive. Significativi i progressi in Cile (+18%), anche se inferiori alle attese iniziali a a causa delle ondate di calore che hanno provocato perdite in campo e un calo dei conferimenti rispetto ai volumi programmati.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2023/06/Pomodoro-970x485.jpg485970confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2023-06-21 10:54:032023-06-21 10:54:03Pomodoro da industria: stime sui raccolti riviste, ma sarà +12% sul 2022 L.F.
Sarà il banco di prova della ripartenza delle fiere in epoca di pandemia e anche del settore agroalimentare: Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione giunto alla 20/ma edizione, scalda i motori per il via a Parma martedì 31 agosto.
Organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, e slittata dal 2020 a causa della pandemia, sarà la prima grande fiera internazionale a riaprire, all’inizio del secondo semestre del 2021 (Cibus si tiene di norma in maggio).
Servirà al settore agroalimentare per proporre i nuovi prodotti sui mercati nazionale ed estero, per avvantaggiarsi della ripresa economica, beneficiando anche della spinta del Recovery Plan. Un settore che ha sostenuto i consumi alimentari degli italiani durante il lockdown e sta aumentando, anche nel primo semestre del 2021, i suoi livelli produttivi, come quelli dell’export, cresciuto dell’11%. Sono attese quasi 2.000 aziende espositrici, che proporranno migliaia di marchi e oltre 500 nuovi prodotti. Attesi decine di migliaia di operatori esteri e top buyer dall’Italia, dall’Europa e dai Paesi d’oltremare.
“Da troppo tempo i responsabili acquisti della distribuzione nazionale e internazionale non incontravano i loro fornitori, non si recavano presso le facilities e i territori – ha spiegato Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma – Inoltre anche le fiere dovevano essere all’altezza dei loro clienti che da febbraio 2020 non si sono mai fermati continuando non solo a produrre, ma anche a innovare. Questo sforzo, che oggi vediamo coronato da un boom delle esportazioni, meritava un palco come Cibus, che da quasi 40 anni è la piattaforma di riferimento per l’Agroalimentare Italiano. A Parma dal 31 agosto si torna dunque a fare fiere in Italia, per dimostrare ai mercati come si possa continuare a innovare, contribuire all’ambiente, conquistare nuovi mercati esteri e battere la contraffazione. A Cibus parleremo della omnicanalità, ovvero l’integrazione tra gli acquisti offline e on line, del rapporto tra territori e imprese in Italia e all’estero, delle start-up che stanno concretamente elaborando l’evoluzione dell’offerta food&beverage, di cosa sia effettivamente la filiera agroalimentare italiana, cioè un patrimonio delle decine di migliaia di imprese che dal dopoguerra hanno portato in tutto il mondo i nostri brand e i nostri prodotti, molti dei quali Dop e Igp”.
La fiera consentirà alle aziende alimentari di presentare i nuovi prodotti e riprendere in presenza il dialogo con i buyer, mai interrotto ma limitato al virtuale.
Dunque una fiera di grande peso e rilevanza, come ha sottolineato Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare: “Questa edizione di Cibus è simbolica per il nostro settore alimentare perché, come prima grande manifestazione fieristica a tornare in presenza, dimostra che il comparto del food&beverage ha tutte le carte in regola per trainare la ripartenza. E il raggiungimento dell’obiettivo di 50 miliardi di export agroalimentare entro la fine dell’anno è, in questo senso, un segnale forte. Cibus sarà dunque un momento di confronto sul settore, con uno sguardo alle opportunità, ma anche alle minacce che rischiano di danneggiare le nostre eccellenze e da cui dobbiamo assolutamente difenderci. Soprattutto però Cibus rappresenta un nuovo avvio per tutte le aziende dell’industria alimentare che hanno resistito durante la fase pandemica e che ora possono tornare a proporre i prodotti Made in Italy al mondo, certe di trovare dall’altra parte sempre più consumatori in sempre più Paesi”.
Cibus sarà inaugurato dal Convegno di apertura, alle 10,45, con la partecipazione di rappresentanti dell’ industria alimentare, dell’agricoltura e della distribuzione moderna, e del mondo politico e istituzionale, tra cui: Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma; Carlo Maria Ferro, Presidente ICE; Ivano Vacondio, Presidente Federalimentare; Gino Gandolfi, Presidente di Fiere di Parma; Alberto Frausin, Presidente Federdistribuzione; Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe; Marco Travaglia, Vice Presidente Centromarca, Francesco Avanzini, Direttore Generale Conad; Marco Pedroni, Presidente Coop Italia; Giorgio Santambrogio, Ad Gruppo Végé.
Nel primo pomeriggio della prima giornata si terrà l’Assemblea di Federalimentare, cui parteciperanno i capitani dell’industria alimentare e dove interverrà Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria ed altri relatori quali Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura; Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti; Dino Scanavino, Presidente di Cia-Agricoltori Italiani; Giorgio Mercuri Presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari; Franco Verracina Presidente Copagri; Fabio Pompei, Ceo Deloitte Central Mediterranean.
Tra i vari convegni, di particolare importanza quello che si terrà nella mattinata del 1 settembre, intitolato “Il Made in Italy agroalimentare e le Indicazioni Geografiche: le strategie per spingere la crescita” (si veda il programma completo dei convegni su https://www.cibus.it/convegni-ufficiali-2021/). In quella occasione, verrà delineata l’importanza delle IG italiane, sempre più richieste non solo sul mercato interno, ma anche sui mercati esteri. Il convegno sarà coordinato dall’europarlamentare Paolo De Castro e vi parteciperanno: Cesare Mazzetti e Mauro Rosati – Presidente e Direttore della Fondazione Qualivita; Cesare Baldrighi – Presidente di Origin Italia; Riccardo Deserti – Direttore Consorzio Parmigiano Reggiano; Claude Vermont des Roches– Presidente di Origin International; Pietro D’Angeli – Direttore Generale CLAI; Antonio Auricchio – Presidente Afidop.
Nella seconda parte del convegno, dopo una relazione di Nomisma su quanto Distribuzione e Finanza fanno per le Indicazioni Geografiche, interverranno: il Sen. Stefano Patuanelli – Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Francesco Pugliese – AD Conad; Giampiero Maioli – Responsabile del Crédit Agricole in Italia.
Grazie all’attività di incoming, che quest’anno prevede anche un programma su misura per i top buyers italiani, si attendono 3000 operatori selezionati, di cui il 50% esteri.
L’impegno del Governo italiano e dell’ICE Agenzia è stato di fondamentale importanza sia nel 2020 che in questo 2021 della ripresa. La sinergia con ICE- Agenzia contribuirà all’incontro a Cibus tra buyer internazionali e le aziende alimentari italiane espositrici e offrirà la possibilità di visitare alcune delle più significative realtà del contesto agroalimentare italiano con sede nella Food Valley. ICE- Agenzia ha collaborato, inoltre, alla realizzazione del “FOOD INNOVATION START UP @ CIBUS 2021”, uno spazio dedicato alle Start up innovative del settore. Sarà presente anche un desk di assistenza all’interno della Buyer’s lounge di Cibus, presso il quale il personale dell’Ufficio Agroalimentare e Vini di ICE Agenzia e i trade analyst degli Uffici ICE all’estero forniranno supporto alle delegazioni, offrendo assistenza alle imprese italiane.
Infine, per la prima volta Cibus diventa live sui social: sui canali You Tube e Linkedin di Cibus sarà infatti possibile seguire ogni mattina le interviste ai buyer presenti in fiera, realizzate da GdoNews, e il punto sull’andamento del settore e dei mercati, realizzato dall’Istituto di Ricerca IRI.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2021/08/logo-cibus-2021-bd-6.jpg10801527confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2021-08-29 06:02:552021-08-28 18:10:17L'agroalimentare italiano riparte da Cibus a Parma
ROMA – Tiene, nonostante la crisi innescata dalla pandemia, l’export di cibi e bevande made in Italy, che ha oltrepassato nel 2020 la soglia di 46 miliardi di euro.
L’incremento – sottolinea Ismea – delle nostre spedizioni è di appena l’1,7% in più sul 2019, lontano dal +7% del 2019, ma in controtendenza rispetto alla performance fortemente negativa dell’export nazionale complessivo (-9,7% sul 2019).
Oggi, come si evince dal report di Ismea sugli scambi con l’estero, l’agroalimentare ha raggiunto un peso di quasi l’11% sulle esportazioni complessive italiane e vede, dopo anni di deficit, un surplus di 3 miliardi di euro della bilancia commerciale, per effetto del calo di oltre il 5% delle importazioni.
A trainare il nostro export sono state lapasta di semola (+20%), le conserve di pomodoro (+9,7%), alcuni frutti come: mele (+13%), uva da tavola (+13%) e kiwi (+2,4%), e l’olio di oliva (+6,4% ).
Al contrario, il 2020 ha evidenziato performance negative per le esportazioni di vini (-2,3%), con una flessione più marcata per gli spumanti (-7%) rispetto ai vini fermi in bottiglia (-1,0%). Anche i formaggi hanno accusato una battuta d’arresto degli acquisti oltre frontiera, frutto delle tendenze contrapposte tra i formaggi stagionati (-7,6%), e i formaggi freschi (+3%).
Questi risultati appaiono coerenti con i cambiamenti delle abitudini di consumo causati dalla emergenza sanitaria mondiale che ha determinato una maggiore domanda di prodotti per il consumo in casa e la contrazione degli acquisti da parte della ristorazione.
Per formaggi ha pesato inoltre la presenza di imposizioni tariffarie aggiuntive verso gli Usa su alcuni prodotti di punta, che sono state sospese una settimana fa.
Quanto alle destinazioni, il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari italiani rimane la Ue che, con 29,3 miliardi di euro nel 2020 (+1,4% sul 2019), assorbe circa il 64% delle esportazioni nazionali.
Nel dettaglio, nel 2020 le esportazioni verso la maggior parte dei paesi UE hanno registrato tassi di crescita positivi, con particolare riferimento a Germania (+7,2%), Belgio (+3,8%), Polonia (+5,4%); in calo, invece, risultano le esportazioni verso la Spagna (-7,6%).
Più dinamiche sono state le esportazioni dirette verso i paesi extra-UE che, nel 2020, sono cresciute del 4,4% su base annua attestandosi a circa 16,8 miliardi di euro; gli incrementi più consistenti si sono osservati per Ucraina (+32,4%) e Cina (+16,3%).
È da evidenziare anche la crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani verso gli USA (+5,4%), che rappresenta il terzo mercato di sbocco in assoluto di prodotti agroalimentari italiani e il primo tra i paesi Terzi.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2021/03/D90BF459-A336-439B-97AD-0FC269D8A304.jpeg386800confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2021-03-21 13:01:032021-03-21 13:01:03Made in Italy. Ismea: l’export agroalimentare tiene ma frena la crescita (+1,7%): superati i 46 miliardi di euro in valore
La giornata di oggi segnata principalmente da una nuova crisi di Governo, e in modo particolare dalle dimissioni del Presidente Conte, segnerà già dalle prossime ore un’ ulteriore destabilizzazione a livello economico, finanziario e sanitario, senza dimenticare le problematiche della scuola che dall’inizio della pandemia ha segnato fortemente il nostro Paese. Ci troviamo in un momento ulteriormente storico dove servirebbe unità che deve andare oltre il colore politico. Auspichiamo che tutte le forze politiche lavorino ad un patto di unità nazionale per il bene dell’intera popolazione senza che nessuno rimanga indietro nella speranza che si trovi un’immediata soluzione per famiglie, imprese, sanità e scuole, partendo da un impegno costante e rigoroso per debellare questa pandemia.Continua a leggere
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2021/01/130192137_10218360178819861_5508039077420174799_n.jpg960540confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2021-01-26 16:44:032021-01-26 16:44:03Adele Scirrotta (Coord. Naz. Confedercontribuenti): Subito governo unità nazionale
Ha perso colpi ma ha mantenuto il primato in Europa per valore aggiunto. La fotografia dell’agricoltura italiana che emerge dalle stime preliminari dell’Istat sull’andamento dei conti 2020 certifica le difficoltà legate alla pandemia, legate soprattutto al drastico ridimensionamento degli scambi e alle restrizioni che hanno colpito pesantemente alcuni settori in particolare come l’agriturismo, il vino e il florovivaismo.
Nel 2020 la produzione dell’agricoltura si è ridotta del 3,3% in volume, il valore aggiunto lordo ai prezzi base è sceso del 6,1% e gli occupati sono diminuiti del 2,4%, mentre i redditi hanno perso il 4,8% (a fronte di un calo medio del 4% nella Ue a 27). La pandemia ha colpito soprattutto le attività secondarie (-18,9%), che comprendono l’agriturismo, i servizi connessi all’agricoltura (-3,8%) e il florovivaismo (-8%).
Tra le produzioni si sono ridotte in particolare quella di olio, crollata del 18% (e dimezzata in Puglia e Calabria) dopo il boom del 2019, le coltivazioni industriali (-2,2%) e il vino (-1,9%). Solo il comparto zootecnico ha registrato un andamento positivo (+0,3%), grazie alla crescita dei prodotti zootecnici (+2%) che ha compensato il calo del bestiame (-0,8%). Più contenuta, rispetto al 2019, la crescita dei prezzi alla produzione (+0,4% contro +0,7% dell’anno precedente), mentre sono diminuiti i prezzi relativi ai costi sostenuti dagli agricoltori (-0,6% contro +0,9% del 2019).
A livello europeo la produzione agricola è diminuita dell’1,3%; nella graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti al primo posto c’è la Francia con 75,4 miliardi, seguita da Germania (56,3), Italia (56,1) e Spagna (53). Ma in termini di valore aggiunto l’Italia come detto resta leader con 31,3 miliardi, davanti a Francia (30,2) e Spagna (29,3), nonostante l’impatto della pandemia che ha ridimensionato drasticamente l’interscambio commerciale, causando difficoltà di collocamento sui mercati per molti prodotti e facendo crollare i prezzi. In Europa, a pagare il costo più alto della crisi sono stati gli allevamenti suini in Germania (dove i redditi sono crollati di oltre il 15%), di visoni in Danimarca e il florovivaismo in Olanda.
I redditi degli agricoltori sono calati in tutti i principali paesi produttori, con la rilevante eccezione della Spagna. Da segnalare il crollo registrato in Romania, dove nel 2020 l’indicatore relativo si è praticamente dimezzato (-47,2%). Segno meno anche in Germania
(-15,5%), Polonia (-9,6%), Francia (-7,6%) e Paesi Bassi (-6,7%). tutti cali superiori alla media della Ue a 27 (-4%). Variazioni positive invece in Spagna (+12,5%), Ungheria (+10,3) e Grecia (+5,2%).
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2021/01/610DAB47-7E48-4B5D-B9C8-202E6D6FA70F.png168300confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2021-01-22 19:42:202021-01-22 19:42:20Calano produzione e valore aggiunto ma l'agricoltura italiana resta da primato
E’ stato firmato dalla Ministra Bellanova il decreto che estende fino al 30 giugno 2021 la possibilità di adottare misure di sostegno a favore delle imprese che operano nel settore della produzione primaria, trasformazione, commercializzazione di prodotti agricoli, e nei settori forestale, della pesca e dell’acquacoltura, incluse quelle che svolgono attività connesse. Lo stesso provvedimento prevede anche la possibilità di erogare aiuti per le imprese che hanno subìto un calo di fatturato di almeno il 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Vengono così recepiti gli ultimi aggiornamenti previsti dalla Comunicazione della Commissione UE relativa al “Quadro temporaneo per gli aiuti di stato a sostegno dell’economia durante l’emergenza Covid-19”.
“Quello firmato oggi è un provvedimento strategico, grazie al quale il Ministero e gli altri Enti nazionali potranno adottare ancora, fino al 30 giugno 2021, ulteriori misure di sostegno a favore delle aziende agricole, forestali e della pesca e quelle impegnate nella trasformazione o in altre attività connesse – spiega la Ministra Bellanova – Lo ritengo un segnale molto importante per le molte imprese che stanno attraversano un periodo di oggettiva difficoltà per le ripercussioni legate al Covid, e dovute anche alle limitazioni subite dal canale ho.re.ca e alle criticità dovute alla recessione globale e ai problemi di esportazione in taluni importanti mercati. E’ nostra responsabilità continuare a lavorare per sostenere le nostre aziende con misure sempre più puntuali, come quelle che saranno previste nella Legge di Bilancio 2021, con cui destiniamo al settore oltre un miliardo”.
Gli aiuti possono essere concessi sotto forma di sovvenzioni dirette, anticipi rimborsabili, agevolazioni fiscali, azzeramento o riduzione dei contributi previdenziali e assistenziali, dei debiti nei confronti della Pubblica Amministrazione ed altre agevolazioni di pagamento. (ANSA).
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La plenaria del Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sulla riforma della Politica agricola comune e si prepara a negoziare l’assetto finale della nuova PAC con il Consiglio, che ha annunciato l’accordo tra gli Stati membri il 20 ottobre.
Gli eurodeputati si sono espressi su tutti e tre i regolamenti che compongono la riforma della Politica agricola comune: il regolamento sui Piani strategici nazionali della PAC è stato approvato con 425 voti favorevoli, 212 voti contrari e 51 astensioni; il regolamento sull’organizzazione comune dei mercati (OCM organizzazione comune del mercato) è stato approvato con 463 voti favorevoli, 133 voti contrari e 92 astensioni; il regolamento orizzontale sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della PAC è stato approvato con 434 voti favorevoli, 185 voti contrari e 69 astensioni.
Il Parlamento europeo ha ottenuto un risultato importante: dal 1 gennaio 2021 gli agricoltori italiani riceveranno 1,22 miliardi di euro dal Next Generation Eu. L‘agricoltura è la prima componente che va all’accordo definitivo. L’Italia potrà ricevere subito questa parte dei 208,8 miliardi di euro e non dovrà aspettare la metà del 2021 come invece dovrà fare per il resto dei fondi del piano, nella migliore delle ipotesi.
«In teoria la nuova Politica Agricola Comune entrerà in vigore il primo gennaio 2023 per consentire questo negoziato molto articolato sul bilancio comunitario che ci vede ancora in piena discussione tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea. Ma non ha senso aspettare il 2023 perché i fondi del Next Generation Eu per lo sviluppo rurale servono in questo momento agli agricoltori per mitigare gli effetti della crisi economica». All’Italia andranno 1,22 miliardi di euro. Ma attenzione, in realtà sono 2,4 miliardi di euro perché è obbligatorio il cofinanziamento al 50%. Poi, se vogliono, gli Stati possono dare di più».
Sul fronte della sostenibilità ambientale, il Parlamento chiede di rafforzare le condizionalità, quindi le pratiche rispettose del clima e dell’ambiente che gli agricoltori devono obbligatoriamente applicare per ottenere i pagamenti diretti, e di dedicare almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale alle misure legate al clima e all’ambiente.
Inoltre, il 30% del budget dei pagamenti diretti dovrebbe essere destinato ai nuovi eco-schemi. Il parlamento europeo vuole ridurre progressivamente i pagamenti diretti annuali agli agricoltori superata la soglia di 60mila euro e fissarne il massimale a 100 mila euro. Prima di effettuare la riduzione, tuttavia, gli agricoltori potrebbero detrarre dall’importo dell’aiuto il 50% dei salari collegati alle attività agricole.
Una misura importante per i paesi, come l’Italia, che hanno un modello di agricoltura ad alta intensità di manodopera. Inoltre, il Parlamento Europeo chiede poi di riservare il 6% del budget nazionale per i pagamenti diretti alle aziende agricole di piccole e medie dimensioni e almeno il 4% della dotazione al sostegno dei giovani agricoltori, che dovrebbero continuare a beneficiare di finanziamenti specifici nell’ambito dei PSR.
Azioni ad hoc dovrebbero poi contribuire a promuovere una maggiore inclusione delle donne nell’economia rurale, mentre dagli aiuti PAC dovrebbero essere esclusi coloro che possiedono terreni rurali, ma non svolgono almeno un livello minimo di attività agricola, a cominciare dai gestori di aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, i proprietari di terreni sportivi e le aree ricreative permanenti.
Gli Stati membri hanno convenuto di destinare ai nuovi eco-schemi il 20% del budget dei pagamenti diretti del primo pilastro, contro il 30% chiesto dal Parlamento Europeo, e di destinare il 30% delle risorse del secondo pilastro alle misure agro-climatico-ambientali dei Programmi di sviluppo rurale (PSR), a fronte del 35% sollecitato dagli eurodeputati. l’Italia porta a casa dal negoziato in Consiglio sulla PAC diverse conquiste, insieme ad alcune rinunce. L’Italia ottiene le modifiche relative all’etichettura dei vini e la possibilità di attuare interventi di investimento e ristrutturazione nel settore dell’olio di oliva. Soddisfazione italiana per i contributi verso i nuovi insediamenti dei giovani agricoltori che passano da 70 mila euro fino a 100mila euro e per le misure a favore dei piccoli agricoltori, tra cui maggiore semplificazione e l’esonero da eventuali tagli dei pagamenti diretti necessari per costituire una riserva anticrisi.
Tra le conquiste, al termine del Consiglio, per l’Italia si ha la conferma del ruolo delle regioni che continueranno ad operare come Autorità di gestione dei PSR, alla luce delle competenze specifiche nel settore agricolo previste dal nostro assetto costituzionale, che l’impianto basato sui Piani strategici nazionali rischiava di far saltare.
A proposito di etichettature degli alimenti quasi l’85% dei prodotti Dop/Igp sarebbero danneggiati dal Nutri-Score sviluppato in Francia perché diventerebbero cibi da “semaforo rosso” e dannosi per la salute. Cosa sta facendo il Parlamento europeo per tutelare i nostri prodotti? È una battaglia in cui ci giochiamo moltissimo. Il Parlamento europeo nella sessione plenaria ha dato il via libera all’accordo con la Cina per la tutela dei 100 prodotti Igp europei nel mercato cinese. Perché è così importante? I nostri 27 prodotti igp italiani saranno protetti nel mercato cinese che dopo gli Stati Uniti è il secondo mercato delle esportazioni agroalimentari europee.
In conclusione, alla fine di questa sessione plenaria del Parlamento Europeo non possiamo affermare che le aspettative delle aziende agricole e agroalimentari siano pienamente soddisfatte, ma alcune richieste e proposte italiane sono state accolte.
Si può affermare che il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2020/11/C777BBFD-49F1-4E4C-99D8-5F24542D0B47.jpeg400615confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2020-11-22 10:07:582020-11-22 10:07:58Il parlamento Europeo vota la PAC.
Una presunta frode commerciale sarebbe stata perpetrata dal pastificio De Cecco di Fara San Martino (Chieti), simbolo del made in Italy nel mondo.
Secondo quanto svelato dal telegiornale regionale della Rai, al centro dell’inchiesta che ha visto anche un’ispezione dei carabinieri del Nas, ci sarebbe una importazione di grano francese utilizzato per fare pasta e tra gli indagati ci sarebbero il patron Filippo Antonio De Cecco, il direttore acquisti e il direttore controllo qualità.
Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, dunque, le materie prime di una pasta famosa in tutto il mondo, a cui l’Antitrust – ha ricordato la Tgr – ha imposto di rinunciare alla dicitura “made in Italy” in etichetta, sostituita dall’indicazione dei paesi di origine dei grani: Italia, Arizona e California.
Se come appare, dichiara il coordinatore nazionale di Confedercontribuenti agroalimentare, Antonino Gulisano sia di provenienza francese, anche se non è da escludere che possa provenire attraverso la Francia anche dal Canada, il fatto è allarmante, visto che stiamo parlando del terzo colosso italiano nell’export del Made in Italy. Sia chiaro che la pasta italiana non puo’ che essere fatta con grano duro Pugliese o Siciliano. Il gravissimo fatto dovrà essere accertato in maniera rigorosa dagli uomini del NAS, perchè bisogna bloccare la importazione di grano dall’estero.
https://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2020/11/F1D81467-F2C7-41C1-954D-8906EC1C9648.jpeg485552confedercontribuentimpresehttps://www.confedercontribuenti.it/imprese/wp-content/uploads/2018/08/logoconfedercontribuentiimprese.pngconfedercontribuentimprese2020-11-15 11:31:222020-11-15 11:57:01La Pasta De Cecco usa grano francese? Confedercontribuenti; fatto gravissimo
Facciamo appello al “patriottismo alimentare” e chiediamo ai consumatori, di privilegiare l’acquisto di prodotti nazionali, per limitare i danni economici dovuti alle misure restrittive varate dal governo per l’emergenza sanitaria.
L’appello lo facciamo anche alla grande distribuzione organizzata affinchè privilegi i prodotti Made in Italy. Nei punti di vendita siano rese più accessibili ai consumatori le indicazioni relative all’origine, privilegiando i prodotti che garantiscono la tracciabilità di tutte le fasi produttive a livello nazionale.
Particolare attenzione sia rivolta ai prodotti freschi. Per gli ortofrutticoli, in particolare, oltre alle informazioni sulla provenienza, siano presentati ai consumatori i consigli per la migliore preparazione delle produzioni stagionali.
Le iniziative di sostegno al consumo dei prodotti italiani siano effettuate anche nelle vendite on line.
Contiamo di trovare una grande alleanza con tutte le associazioni del settore per fare massa e dare forza al Made in Italy, ma speriamo nella sensibilità degli italiani, afferma Antonino Gulisano, coordinatore nazionale di Confedercontribuenti Agroalimentare Continua a leggere