Di Carmelo Finocchiaro
Nell’era del sovranismo, le tifoserie estreme delle nostre squadre di calcio, spesso fan di un estremismo smisurato, esultano quando fra i colori della loro squadra del cuore, arriva l’uomo della divina provvidenza anche se di colore. È la contraddizione esatta di come, in un’ampia fascia della popolazione, la fragilità culturale e gli input di certi media e social network hanno determinato contraddizioni comportamentali, che sono, nella maggioranza dei casi, il frutto del disagio sociale e dell’arretratezza culturale. Ormai si è determinata nella nostra società, malata di frustrazione e vittima di un potere e delle difficoltà economiche, una sorta di malessere che ha inasprito fortemente i rapporti sociali e distrutto la cultura della tolleranza che è sempre stata una delle peculiarità del nostro Paese.
Il calcio è lo specchio di tutto ciò. Addosso all’immigrato, comunque e in ogni caso esalta i Ronaldo e company, che a suon di milioni sproporzionati di euro, conquistano il cuore di coloro, che usciti dallo stadio sono pronti a ripetere, che affondare le barche dei disperati è la soluzione migliore per non essere invasi da questi abbietti esseri che vengono da un altro mondo. Ma in un mondo di sovranisti vince sempre il sovranista più forte. Questo è bene che sia compreso da tutti. Meglio la condivisione e la mediazione internazionale, facendo prevalere con ragione ed equilibrio l’interesse nazionale.
Torniamo a essere il Paese di Bearzot, Zoff e company. Ma essenzialmente della tolleranza. Non solo per i nostri idoli calcistici, ma per l’Umanitá, la Costituzione ed il Popolo che possiamo ritornare ad essere.
Fonte: Editoriali di Quotidiano dei Contribuenti
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