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Ex Ilva: rinvio al 28/12,posizioni distanti; battaglia su prezzo

Di
Redazione
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22 Dicembre 2023

Sull’ex Ilva le posizioni tra i soci Arcelor Mittal (maggioranza) e Invitalia (minoranza) restano distinte e distanti. E non c’è alcuna certezza che nel cda di Acciaierie del 28 dicembre scoppi la pace. Sullo sfondo, ma sarebbe una soluzione estrema, c’é anche la “Composizione negoziata della crisi” (Codice della crisi e dell’insolvenza) per gestire il difficile momento di Acciaierie, portare Invitalia in maggioranza e negoziare con Mittal eventuali pretese risarcitorie. Allo stato. Invitalia, partner pubblico, ritiene che se si vuole salvare e rilanciare l’ex Ilva, bisogna alzare l’asticella e quindi mettere risorse adeguate, 1,320 miliardi, da dividere in quota parte secondo i rapporti societari: 62 per cento di Mittal e 38 di Invitalia. Mittal, invece, si ferma per ora a 320 milioni, si impegna a sottoscrivere la sua parte, e guarda soprattutto alla scadenza di maggio prossimo, quando bisognerà acquistare gli impianti siderurgici, ora gestiti in fitto. Mittal sosterrebbe che questo del possesso degli impianti è il vero snodo della continuità aziendale. L’acquisto era già all’ordine del giorno a maggio 2022, ma fu posticipato di due anni in quanto gli impianti erano ancora sotto sequestro e alla richiesta di dissequestro fatta dalla proprietà, Ilva in amministrazione straordinaria, dissero no la Procura e la Corte d’Assise di Taranto essendo stata già disposta la loro confisca con una sentenza. Se c’è già battaglia tra i due soci su cosa fare oggi per assicurare sostegno alla società (che tra bassa produzione, cassa integrazione, impianti al minimo e indotto non pagato, sta messa male), è presumibile che possa esserci anche quando bisognerà negoziare il prezzo di acquisto degli impianti. Nella delibera che il cda di Acciaierie avrebbe dovuto licenziare ieri, cda che non si è più tenuto per l’assenza della componente pubblica, si parla di “riduzione dell’importo netto da versarsi”, sostenendo che Acciaierie ha crediti da vantare verso la società concedente, Ilva in as. E per dar forza alla richiesta di riduzione dell’esborso, la parte privata di Acciaierie tira in ballo la legge n. 103 del 10 agosto scorso, quella che ha convertito il decreto n. 69 del 13 giugno 2023 relativo a “disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione Europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano”. È una legge che contiene alcuni passaggi sull’ex Ilva, tra cui “In caso di imprese ammesse all’amministrazione straordinaria, il sequestro preventivo non impedisce il trasferimento dei beni in sequestro”. Ma a Mittal, in questa fase, interessa soprattutto il punto che dice che “congruità del prezzo è attestata mediante apposita perizia giurata”, tenendo anche conto “delle valutazioni fatte nell’ambito delle procedure competitive per la cessione a terzi dei complessi aziendali”, e che queste “disposizioni si applicano nel caso in cui sia intervenuto un provvedimento di confisca”.  Attualmente il prezzo di cessione è stabilito in 1,8 miliardi, che devono servire a Ilva in as a pagare i creditori e che quest’ultima ha già contestato ad Acciaierie varie inadempienze, non ultimo lo stato estremamente critico in cui la società avrebbe portato gli impianti in questi cinque anni di gestione. (AGI)

TA1/MRG