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Equitalia, ha l’Alzheimer, non paga. Gli pignorano la casa

Di
Redazione
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19 Ottobre 2015

Roma, 18 ottobre 2015 – E SE S.P. non fosse stato un avvocato penalista romano di successo, che cosa sarebbe accaduto? Se lo sono chiesto in parecchi dopo che il legale è rientrato in possesso, non senza una lunga battaglia legale contro Equitalia, dei beni di famiglia, in particolare della casa paterna, a Genova, dove aveva passato l’infanzia. E dove è vissuto suo padre fino alla morte, sopraggiunta all’inizio del 2012, in seguito a complicazioni derivanti dalla malattia che soffriva da tempo, l’Alzheimer. Già, perché è stato proprio a causa di questo male che M., padre di S., rimasto vedovo quando ancora la malattia non era conclamata, ha cominciato lentamente a dimenticarsi le cose da fare. Prima piccoli dettagli, poi questioni sempre più importanti. “Anni fa – racconta l’avvocato P. – io e mia sorella gli abbiamo messo accanto una badante, ma la signora non ricorda di aver visto arrivare a casa cartelle di Equitalia”.

INFATTI, queste cartelle, con le quali l’ente di riscossione chiedeva al padre dell’avvocato di pagare tasse sui rifiuti e canone Rai, di cui pareva moroso, erano arrivate solo due volte. Prima che M. si ammalasse sul serio e prima che accanto a lui ci fosse una badante. “Insomma, nessuno ha mai preso quelle raccomandate di Equitalia, o forse mio padre le ha pure ritirate, ma poi si è dimenticato di averle. Chissà mai dove sono finite. E se ci sono mai state”. Equitalia, però, non ha affatto pietà degli infermi. Se l’Alzheimer ti ruba lentamente coscienza e memoria, cancellando dagli occhi persino il ricordo del volto di un figlio, figurati mai se uno può ricordarsi di una cartella delle tasse. E così la pratica di M. è risultata inevasa. Per mesi, per anni.

OVVIAMENTEEquitalia si è ben guardata dall’inviare solleciti, ma quando il debito di M. è arrivato a essere abbastanza alto, grazie agli interessi e all’aggio che – è parere dei fiscalisti, non nostro – rasenta quasi il livello di usura, l’Ente ha prima ipotecato la casa di famiglia, poi l’ha messa all’incanto. “Come nuda proprietà – racconta l’avvocato – così quando mio padre è morto, il nuovo proprietario, a cui, insomma, Equitalia aveva venduto la casa senza dire nulla a nessuno, ha chiesto di entrare in possesso del bene; avevo appena sepolto mio padre e mi sono trovato questi gabellieri alla porta che mi chiedevano di sgomberare al più presto la casa. Non ci ho visto più”.

COME si diceva, alla fine di una lunga, quanto tediosa e dispendiosa causa legale, l’avvocato P. è riuscito a rientrare in possesso della casa. E pensava che tutto fosse finito qui. “Poi, qualche giorno fa – ci racconta – il nuovo proprietario della casa di Genova, un mio vecchio amico d’infanzia a cui ho venduto dopo essermela ripresa, mi ha avvertito che era arrivata una nuova cartella di Equitalia a nome di mio padre. Era di quasi 11mila euro, frutto di una sommatoria di cartelle, alcune risalenti anche al 1997. Con tanto d’intimazione al pagamento, pena il sequestro di una cantina che è ancora intestata a mio padre. Ovviamente – prosegue l’avvocato – sono dovuto volare a Genova, dimostrare che quella roba lì era stata tutta ampiamente saldata e che loro non avevano più nulla da chiedere, né a me, né tantomeno ai morti. Non si sono neppure scusati”.

E, appunto, ci si chiede; ma se S.P. non fosse stato un avvocato penalista romano di successo, che cosa mai sarebbe accaduto?

FONTE: quotidiano net