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Draghi, strada in salita

Di
Redazione
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3 Febbraio 2021

di Xavier Mancoso

Avevamo, su queste colonne, paragonato il Senatore Renzi ad un giocatore d’azzardo che alza sempre la posta per far saltare il banco, È andata proprio così e non c’è da meravigliarsene, fin dall’inizio era chiara la volontà di seppellire l’esperienza di governo di Giuseppe Conte.

Mattarella non era certo impreparato al fallimento della missione esplorativa del Presidente della camera, Fico, ed ha fatto qualcosa di inusitato, non solo saltando ogni ulteriore consultazione e perdita di tempo, non solo convocando Mario Draghi per oggi a mezzogiorno al Quirinale per conferirgli l’incarico di formare un governo “di alto profilo” e senza alcun colore politico, ma chiedendo espressamente alle forze politiche presenti in Parlamento di votare la fiducia al governo proposto da Draghi.

Quindi il nuovo esecutivo nascerà e sarà, nel senso pieno del termine, il “governo del Presidente”, ma resta da vedere se sarà un governo nella pienezza dei suoi poteri, come richiesto da Mattarella, oppure un governo-ponte per gestire le elezioni.

Nulla è scontato, la strada di Draghi si presenta subito in salita, perché il Movimento cinquestelle ha annunciato, con dichiarazioni di ieri sera da parte del capo politico Vito Crimi e di altri esponenti, che non intende sostenere un governo tecnico. Ed è una posizione impulsiva, poco meditata, tuttavia c’è modo e modo di “non sostenere”, anche l’astensione e un gioco attento di assenze e presenze potrebbe permettere la nascita del governo Draghi. Forse anche una non-sfiducia, una maggioranza soltanto relativa, potrebbe permettere a Sergio Mattarella di non sciogliere il Parlamento.

L’effetto voluto, probabilmente concordato, dell’azione demolitoria di Renzi è quello di rimettere in gioco nella dimensione governativa, se non proprio tutto il centro-destra, sicuramente Berlusconi e, forse, lo stesso Salvini. Ma Lega e Fratelli d’Italia hanno realmente le elezioni come obiettivo prioritario, malgrado le chiare ed esaurienti spiegazioni fornite ieri dal Presidente della Repubblica sul perché sciogliere le Camere in questa fase di estrema emergenza, sanitaria, sociale, economica e finanziaria, sarebbe un danno incalcolabile per l’Italia, che deve affrontare con provvedimenti immediati la pandemia e interloquire con l’Unione Europea per l’utilizzo dei fondi del Next Generation Eu.

Sull’interesse del Paese si fa prevalere l’interesse di parte, l’ansia di prendere il potere sull’onda dei sondaggi favorevoli. Ma emerge anche la differente visione sul futuro nazionale: significative sono le recenti dichiarazioni di Salvini, il quale ritiene che l’Italia possa fare a meno dei finanziamenti straordinari provenienti dall’Europa, eventualmente limitandosi a usufruire della parte a fondo perduto, e provvedere al proprio fabbisogno finanziario con l’emissione di titoli di Stato destinati al mercato interno. C’è da sperare che, nel corso delle consultazioni, Mario Draghi spieghi bene al leader leghista a quali pericoli andrebbe incontro l’economia con una politica di questo tipo che, comunque, rimane un ottimo argomento di propaganda per la campagna elettorale.