DIVENTA SOCIO

Digitalizzazione, prima missione del Recovery Plan

Di
Redazione
|
29 Gennaio 2021

Digitalizzazione, prima missione del Recovery Plan

di Renato Costanzo Gatti

Il punto di partenza per affrontare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (d’ora in poi PNRR) consiste, io credo, nel ricercare le cose che non funzionano in modo da avere un riferimento saldo in base al quale giudicare i vari provvedimenti.

Nel documento allegato al Sole 24 ore si trova un elenco di cause, che di massima condivido, a monte della nostra debolezza economica:

  • debole dinamica degli investimenti
  • dinamica demografica declinante e il basso tasso di natalità

  • ridotta dimensione media delle imprese

  • insufficiente competitività del sistema Paese

  • peso dell’elevato debito pubblico

  • incompleta transizione verso un’economia basata sulla conoscenza

Terrò quindi presente questo elenco di cause nel verificare l’efficienza delle proposte del PNRR. Come noto il PNRR alloca i sussidi e i prestiti cui l’Italia ha diritto su 6 missioni principali:

Miliardi €
1 Digitalizzazione, innovazione,
Competitività e cultura
46.18
2 Rivoluzione verde e transizione ecologica 68.90
3 Infrastrutture per una mobilità sostenibile 31.98
4 Istruzione e ricerca 28.50
5 Inclusione e coesione 27.63
6 Salute 19.72
Totale 222.91

Esaminerò le sei missioni individuando i punti che a mio parere sono di maggior interesse. Cominciamo con la missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” che stanzia 46.18 miliardi di € su tre componenti:

    Miliardi €
1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA 11.45
2 Digitalizzazione, innovazione
E competitività del sistema produttivo
26.73
3 Turismo e cultura 4.0 8.00
     
  Totale 46.18

A sua volta la digitalizzazione, innovazione e competitività PA si articola in tre interventi:

    Miliardi €
1.1 Digitalizzazione della PA per 7.95
1.2 Modernizzazione della PA per 1.50
1.3 Innovazione organizzativa della giustizia per 2.00

Commento positivamente il progetto di digitalizzazione di una PA tecnologicamente arretrata, progetto che risponde positivamente alle cause di arretratezza della nostra situazione Paese. Il progetto tende alla creazione di un cloud nazionale che permetta la effettiva interoperabilità delle banche dati delle PA in parallelo ed in sinergia con il progetto europeo GAIA-X.

Gaia-X, l’infrastruttura cloud made in Ue, è stata ufficialmente presentata dal governo tedesco in occasione del Summiti Digitale 2019: si propone così una soluzione a livello comunitario al problema della conservazione e utilizzo di una grande mole di dati. Un problema finora risolto “parcheggiando” il patrimonio informativo di enti governativi, aziende, professionisti e singoli cittadini nelle casseforti virtuali delle imprese americane e cinesi.

Al momento, nel progetto Gaia-X, sono coinvolte oltre 100 aziende europee e vari istituti di ricerca di 17 paesi

Nell’intervento di cui al punto 1.1 Digitalizzazione della PA, si prevedono tecnologie e piattaforme digitali a servizio dei cittadini e delle imprese dove predomina l’app “IO” quella che servirà come app per offrire un punto di accesso comodo e sicuro verso tutti i servizi della Pubblica Amministrazione, ma che tutti noi ben conosciamo come l’app per il CASH BACK, per cui sono stanziati 4,765 miliardi di €.

Questa app è finalizzata a combattere l’evasione fiscale inducendo i consumatori a pagare le loro spese con carta di credito o altri strumenti tracciabili, contrastando le vendite in nero fatte con i pagamenti in contanti. Ora l’app è utilizzata soprattutto da chi già utilizza carte di credito o bancomat come mezzo di pagamento non contribuendo così a combattere significativamente le vendite in nero e l’evasione fiscale. Inoltre, la maggior parte delle spese fatte utilizzando mezzi tracciabili sono relative a supermercati o negozi già obbligati alla comunicazione giornaliera telematica dei corrispettivi. La trasmissione dei dati che può essere effettuata direttamente tramite il servizio telematico Entratel o Internet oppure avvalendosi di un intermediario abilitato a Entratel.

Ora è noto che la maggior evasione fiscale avviene nelle transazioni con lavoratori autonomi che offrono per i loro servizi l’alternativa: “il servizio costa 100 oppure 122 se vuoi la fattura”, inoltre quasi sempre tali lavoratori non hanno il pos (proprio perché preferiscono il pagamento in contanti). Quindi rispetto a tale area di evasione il “CASH BACK” è scarsamente efficace per la duplice ragione che il fornitore non possiede un pos e per la non convenienza economica di puntare ad uno sconto del dieci per cento (con massimale di 15 €) ottenibile su una fattura incrementata del 22% rispetto alla vendita in nero.

Modi per combattere l’evasione fiscale sono altri, basta andarsi a riprendere un documento di Vincenzo Visco di qualche anno fa per farsene un’idea. Ricordo che la fatturazione elettronica, che funziona egregiamente, viene da quel pacchetto di proposte.

Inoltre, va tenuto conto che questa app che costa allo Stato (meglio ai contribuenti) 4,765 miliardi di € vale per un periodo che va dal 6 dicembre 2020 al 31/12/2021. Dopo il 2021 si continuerà a erogare il 10% della spesa (con massimale 300€ nell’anno) o cesserà l’agevolazione? E cessando l’agevolazione si incentiva un ritorno al nero? E il recupero dall’evasione farà recuperare i fondi spesi? E soprattutto, a quale obiettivo, missione o causa di inefficienza da combattere vogliamo ascrivere questo provvedimento. Già la BCE ci ha rimproverati perché non abbiamo rispettato le norme comunitarie. Lo scontro inusuale ha preso le mosse da una missiva inviata al ministro Roberto Gualtieri su carta intestata della Banca centrale europea nella quale l’Eurotower lamenta di non essere stato informato preventivamente per una norma che avrebbe a suo dire impatto sulla circolazione di denaro. La lettera è firmata dall’ex membro del board Yves Mersch, il giorno prima di lasciare la banca, e ammette che l’introduzione del progetto potrebbe avere finalità positive per la lotta all’evasione, ma definisce il progetto “sproporzionato” per gli effetti che invece avrebbe sulla circolazione del contante. Ritengo inoltre che il provvedimento potrebbe aver obiezioni anche da parte dei gestori del NGEU. Concordo allora con chi propone un emendamento per dirottare questi 4,7 miliardi a finanziare i ristori fiscali per famiglie e imprese danneggiate dal Covid.

Vorrei, ora, soffermarmi sul punto 1.3 Innovazione organizzativa della Giustizia, per il quale vengono stanziati 2,00 miliardi di €.

La relazione di accompagno dedica ben sei pagine a questo provvedimento finalizzato ad accorciare significativamente i tempi della nostra giustizia sia civile che penale, tempi enormi che costituiscono una delle ragioni per la scarsa propensione degli investitori esteri ad entrare nel nostro paese, e a smaltire l’enorme arretrato che pesa sull’operatività dei tribunali. Il lungo dettaglio della relazione elenca sia per il processo civile che per quello penale riforme procedurali su cui non mi pronuncio, ma che, a livello tecnologico, prevedono la digitalizzazione delle procedure intervenendo poi sui tempi delle notifiche. Riporto, al fine di evidenziare la portata tecnologica dei provvedimenti proposti, il seguente punto:

implementazione del processo telematico con la previsione che, nei procedimenti davanti al giudice di pace, al tribunale ed alla Corte di Appello e di Cassazione, il deposito dei documenti e degli atti di parte abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche. Anche le notifiche potranno essere effettuate telematicamente nel caso in cui il destinatario sia titolare di un indirizzo PEC o un indirizza digitale.”

Insomma, abbiamo scoperto la PEC! Ma la digitalizzazione della giustizia ha ben altri confini, soprattutto nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per la conduzione dei processi. Riporto un estratto dalla rivista Diritto Penale e Uomo del settembre 2019.

Intelligenza artificiale e diritto penale: quattro possibili percorsi di indagine

Gli ambiti all’interno dei quali la rivoluzione tecnologica messa in moto dall’IA potrebbe più significativamente impattare con le pretese di tutela dei beni giuridici, affidate al diritto penale, sono fondamentalmente quattro: le attività di law enforcement e, in particolare, di polizia predittiva, dove i sistemi di IA possono fornire un importante contributo per contrastare, o meglio ancora prevenire, la commissione di reati; il possibile impiego di algoritmi decisionali per risolvere vertenze penali, così da operare una sorta di sostituzione, o per lo meno di affiancamento, del giudice-uomo col giudice-macchina; la valutazione della pericolosità criminale affidata ad algoritmi predittivi, capaci di attingere e rielaborare quantità enormi di dati al fine di far emergere relazioni, coincidenze, correlazioni, che consentano di profilare una persona e prevederne i successivi comportamenti, anche di rilevanza penale; infine, le possibili ipotesi di coinvolgimento – come strumento, come autore, o come vittima – di un sistema di IA nella commissione di un reato.”

In un precedente articolo, di cui riporto una parte, avevo affrontato questo tema:

La accelerazione dei sistemi che più mi interessa per dare al paese più efficacia e attrattività sono quelli della giustizia, penso ai tempi che ci vogliono per riscuotere crediti ovvero per risolvere controversie di carattere commerciale. Ebbene penso che l’uso dell’intelligenza artificiale possa essere utilizzata per risolvere celermente la più gran parte dei processi civili (e anche penali) in corso.

È con soddisfazione che devo riconoscere che l’Europa ha già iniziato ad affrontare il tema, infatti il 4 dicembre 2018, la Commissione Europea per l’Efficacia della Giustizia (CEPEJ) del Consiglio d’Europa ha emanato la “Carta etica europea per l’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi di giustizia penale e nei relativi ambienti”. E’ la prima volta che a livello europeo, preso atto della crescente importanza della intelligenza artificiale (IA) nelle nostre moderne società e dei benefici attesi quando questa sarà pienamente utilizzata al servizio della efficienza e qualità della giustizia, vengono individuate alcune fondamentali linee guida, alle quali dovranno attenersi i soggetti pubblici e privati responsabili del progetto e sviluppo degli strumenti e dei servizi della IA”.

Fa pensare, con preoccupazione, che il PNRR non faccia il benché minimo riferimento a questa rivoluzione procedurale che l’Intelligenza Artificiale può permettere.

.fb_iframe_widget span{width:460px !important;} .fb_iframe_widget iframe {margin: 0 !important;} .fb_edge_comment_widget { display: none !important; }

Source: Da QdC ad Imprese
Leggi anche: Digitalizzazione, prima missione del Recovery Plan