Consiglio Europeo Agrifish, croce e delizia per l’Italia
di Ettore Minniti
Si è concluso, qualche giorno fa, il Consiglio Europeo dell’Agrifish, al quale ha partecipato la Ministra delle politiche Agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova. Il Consiglio ha deliberato di mantenere obbligatoria per il 2021 la riduzione dei giorni di pesca già fissata per il 2020.
Un provvedimento che lascia scontenti i nostri pescatori e tutta la filiera connessa alla pesca.
Le riduzioni costanti delle giornate di pesca possono mettere in seria difficoltà le nostre imprese dal punto di vista economico e sociale, in particolare in un momento di difficoltà come quello che stanno affrontando in questi mesi le nostre flotte.
La Ministra nel suo intervento ha dichiarato che “Almeno per alcuni stock demersali del Mediterraneo sarebbe opportuno valutare l’introduzione di nuove metodologie di gestione, che permettano di regolare insieme al prelievo anche l’offerta e il prezzo sul mercato, a beneficio delle imprese. Sarebbe la dimostrazione che sostenibilità ambientale, economica e sociale vanno davvero, come devono, e come è il nostro obiettivo, di pari passo”.
Il tema della riduzione è stato centrale nel negoziato che ha coinvolto gli Stati membri e la Commissione europea, il cui esito è stato la proposta di riduzione del 15% dello sforzo di pesca per il 2021, basata su un parere del Comitato scientifico della Commissione.
Il Consiglio Agrifish ha proseguito i lavori con le conclusioni relative al tema dell’etichettatura per il benessere animale.
Insieme a Grecia e Repubblica Ceca, l’Italia ha votato no al testo di conclusioni del Consiglio sul tema dell’etichettatura nutrizionale.
In questo ambito la Bellanova ha dichiarato: “… Se i cittadini si sono allontanati dalle diete tradizionali per abbracciare stili di alimentazione meno salutari, non si risolve il problema indirizzando le loro scelte con semplicistiche classificazioni degli alimenti in buoni e cattivi.
Li dobbiamo “conquistare”, spiegando in modo trasparente che cosa una singola porzione di prodotto apporta alle loro esigenze e prevedendo campagne educative che insistano su varietà, moderazione, giusta combinazione degli alimenti, frequenza raccomandata di consumo, modalità di cottura. Sono questi i segreti del successo delle diete tradizionali come quella Mediterranea. Che non si sostituiscono con un colore, tanto meno per colmare presunte disuguaglianze sociali, che si colmano, al contrario, dotando chi ha meno mezzi di migliori strumenti per la comprensione.
Il benessere animale è un presupposto per una produzione zootecnica sempre più sostenibile.
Per questo la proposta di un’etichetta di portata europea rappresenta una grande opportunità, per migliorare ulteriormente le condizioni della fase allevatoriale, fornire ai consumatori informazioni più chiare e complete, contrastare il fenomeno dell’antibiotico resistenza e migliorare la competitività delle imprese che decideranno di aderirvi.
Per raggiungere questi obiettivi, avremmo bisogno di un sistema volontario per i produttori, costruito su criteri misurabili, verificabili e superiori ai requisiti di legge, da applicare in maniera graduale e proporzionata, in modo da indirizzare il comportamento dei vari operatori che avranno la possibilità di ottenere produzioni in grado di distinguersi sul mercato.
L’Italia sta facendo un grande sforzo organizzativo in tal senso: il Ministero della Salute ha messo a punto il sistema Classyfarm che, una volta integrato con i dati zootecnici, potrà essere utilizzato non solo per la certificazione, ma anche come fondamentale supporto alla fornitura di servizi e consulenza aziendale sempre più qualificati e puntuali.
Questo approccio integrato tra mondo sanitario e zootecnico potrà diventare, secondo l’auspicio della nostra Ministra, un ottimo modello anche a livello europeo, in linea con gli obiettivi della Strategia Farm to Fork.
Il Consiglio di ottobre si è già espresso sulla Strategia Farm to Fork e prima delle proposte legislative della Commissione si auspica un approfondimento e un ulteriore dibattito da parte degli Stati membri.
L’occasione è stata propizia per ribadire che l’Italia chiede l’indicazione obbligatoria dell’origine di tutti i prodotti alimentari, a partire certamente da quelli per noi prioritari, come pasta, riso e derivati del pomodoro e ovviamente anche latte e carne.
Confedercontribuenti seguirà da vicino e con attenzione i lavori del Consiglio perché sulla salute dei cittadini non ci possono essere compromessi.
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Source: Da QdC ad Imprese
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