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Confedercontribuenti e la censura digitale. Accertare il ruolo di facebook. Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Di
Redazione
|
3 Gennaio 2021

di redazione

Continuano le ritorsioni contro Confedercontribuenti per la sua azione di denuncia del malaffare e di difesa della legalità.

Ancora una volta – informa un comunicato stampa diffuso ieri dalla Confederazione di rappresentanza delle imprese e dei contribuenti italiani-  per l’ennesima volta, tutti gli account social del Presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, sono stati violati e bloccati. Ed anche altri dirigenti sono stati colpiti dall’azione degli hacker”, ma soprattutto dall’azione antidemocratica di facebook, che probabilmente sulla base di segnalazioni di uomini e donne che vivono nell’illegalità segnalano in maniera falsa e denigratoria i post dell’organizzazione. Ma siamo ad un passo dalla verità e queste la “pagheranno” duramente nelle patrie galere.

Il ripetersi con tanta frequenza – continua il comunicato – dell’interferenza di mani informatiche competenti ed esperte è la dimostrazione palese dell’esistenza di un piano preordinato ed eterodiretto per soffocare la voce di una libera associazione che è riuscita a colpire gli interessi della mafia economica e che non intende piegarsi ad intimidazioni e minacce.

Confedercontribuenti non si lascia intimidire, e andrà fino in fondo nel chiedere accertamenti seri sui mandanti e gli esecutori delle illecite violazioni del proprio diritto alla privacy ed alla libertà di espressione. Proseguiremo senza arretrare di un passo sulla strada della lotta per la legalità e la giustizia, a tutela delle categorie economiche e sociali che con coraggio ed onestà portano avanti, fra mille difficoltà, il proprio lavoro”.

Confedercontribuenti è una Confederazione nazionale che, dal 2012, si occupa di tutelare le famiglie e le imprese, curandone gli interessi generali e assistendole nel difficile rapporto con le pastoie burocratiche di cui è disseminato il sistema-Italia e nell’orientarsi tra la selva delle disposizioni legislative e regolamentari.

I questi anni la Confederazione è intervenuta con le opportune critiche e con proposte costruttive sui problemi del fisco, del  lavoro e dello sviluppo e si è impegnata a fondo, con denunce legate a fatti concreti e circostanziati, sul fronte della lotta alle mafie, all’usura ed alla criminalità economica.

Nella drammatica stretta che soffoca il Paese in questo tempo di crisi economica e di emergenza sanitaria, Confedercontribuenti conduce una lotta quotidiana, senza riguardi e timidezze nei confronti delle posizioni di potere di qualsiasi tipo, per difendere imprenditori, artigiani, partite IVA, famiglie vittime del racket, dell’usura criminale e bancaria e di un sistema burocratico e fiscale che spesso finisce per agevolare la penetrazione di capitali e interessi opachi a scapito del lavoro di migliaia di aziende e attività sane e produttive.  

Da ultimo, in particolare, Confedercontribuenti è stata protagonista di una forte denuncia delle anomalie registrate nel sistema delle aste giudiziarie, svelando attraverso una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica come delle autorità competenti, l’intreccio di oscuri interessi che da anni ha portato all’illecito arricchimento gruppi di pressione senza scrupoli che, con l’impiego di cosche mafiose e prestanome, si sono impossessati a prezzi risibili di beni immobili di ben altro valore, pignorati a debitori morosi senza loro colpa, perché colpiti dalla perdita del lavoro, dalla crisi di liquidità dovuta all’impossibilità di riscuotere i propri crediti e dal crollo di molte attività economiche.

Le denunce di Confedrecontribuenti hanno colto nel segno, se è vero che hanno contribuito ad orientare le indagini di magistratura e forze dell’ordine sulle attività illecite sviluppatesi attorno alle aste giudiziarie. Indagini che hanno portato all’accertamento dell’esistenza di una rete criminale nei confronti della quale sono state disposte misure cautelari ed aperti procedimenti giudiziari, una notizia che qualche settimana fa ha fatto scalpore in tutto il paese.

A fronte del suo impegno per la legalità e la giustizia, Confedercontribuenti, soprattutto nella persona del suo Presidente, è stata fatta oggetto, da diversi mesi a questa parte, di un’azione sistematica di boicottaggio dei canali di comunicazione social, con grave danno economico e d’immagine.

Così, dopo le tante denunce e segnalazioni andate a vuoto, la Confederazione ha deciso di inviare una lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Capo della Polizia ed atuute le altre autorità responsabili per segnalare non tanto il proprio caso, ma “il grave pericolo che la democrazia e la libertà di tutti i cittadini e del sistema economico corrono a causa della pirateria informatica, che può colpire chiunque ed arrivare fino al cuore dello Stato”.

Nella lettera aperta, il cui testo integrale i nostri lettori possono trovare sul portale di Confedercontribuenti, il problema viene posto nelle sue implicazioni generali. “Ad essere messi in discussione – si legge nella lettera – non sono soltanto il buon diritto, la sicurezza e la libertà della nostra organizzazione, ma la stessa tenuta del sistema democratico ed i diritti costituzionalmente garantiti.

Non è tollerabile che nella nostra Repubblica i gestori di Facebook usino i propri strumenti tecnologici per tacitare chi nel nome della legalità e dei valori repubblicani vuole affermare giustizia e riscatto per il nostro amato popolo.

Il problema della sicurezza digitale deve trovare una diversa collocazione nella scala di priorità delle classi dirigenti italiane, presso le quali stenta ad affermarsi la consapevolezza che la cyber security è un ambito strategico nell’interesse nazionale.

Attacchi significativi vengono rivolti con sempre maggiore frequenza ad imprese, associazioni, banche e sistemi informatici pubblici, dimostrando che  proteggere e salvaguardare la privacy e le informazioni acquisite e trattate è un compito rispetto al quale governanti, dirigenti, amministratori, e tutti coloro che hanno potere decisionale in merito alla disciplina delle attività digitali non possono più continuare a non vedere o a far finta di non vedere.

Sono attacchi alle libertà democratiche sui quali vanno intensificati e potenziati i controlli, perché possono colpire chiunque ed arrivare fino al cuore dello Stato, Si indaghi sulle illecite interferenze sul lavoro dei liberi cittadini, si pensi a salvaguardare chi, con onestà e coraggio, si batte per la collettività”.

Il QdC seguirà attentamente gli sviluppi di questa vicenda e non mancherà di  focalizzare la propria attenzione, e quella dei lettori, sulla centralità della sicurezza digitale per il corretto andamento della vita democratica del Paese.