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Confedercontribuenti: continua lo scandalo infinito delle aste giudiziarie!

Di
Redazione
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12 Marzo 2021

Il presidente Finocchiaro interviene ancora per dire no ad aste giudiziarie che portano alla vendita di immobili a prezzi vili. Il caso clamoroso dell’imprenditrice umbra Carmela Argetta

di Salvo Cona, ufficio stampa Confedercontribuenti

 

“Quale Giustizia giusta i giudici dei Tribunali delle esecuzioni se si aggiudicano le aste, con basi d’asta e con prezzi assolutamente vili?” A chiederselo ancora una volta è il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, il quale non si spiega come mai accade che “il valore di ville da 300 mila euro viene ribassato a prezzi incredibilmente“ vili ”, come 30 o 40 mila euro”.
Per il presidente Finocchiaro ciò “è una vergogna, come è puramente deprecabile quando ci sono dei giudici che non applicano la normativa attuale e la legge che blocca entro il 30 giugno 2021 qualunque esecuzione. Per tali motivi, abbiamo ancora una volta denunciato questa vicenda al CSM e speriamo che la sezione 7, che sappiamo sta indagando sulle esecuzioni, vada avanti. È ora di privilegiare chi, della speculazione, ne fa un sistema per far soldi e rendere povera la gente che in Italia soffre e continua a soffrire a causa anche della pandemia e che non può continuare a pagare ”.
“Noi di Confedercontribuenti –aggiunge Finocchiaro- chiediamo a questo governo di bloccare tutto e con chiarezza. Basta ambiguità delle leggi che lasciano ad ogni Tribunale intendere e muoversi come vogliono, aggiudicandosi spesso immobili a cifre assolutamente irrisorie ”.
“Questa non è Giustizia –conclude il presidente Carmelo Finocchiaro – e se la Giustizia opera in nome del Popolo italiano, non va certo privilegiata la speculazione di pochi”.
La Confedercontribuenti non è nuova a battaglie promosse a tutela ea difesa di cittadini e imprese, non ultima quella che riguarda Carmela Argetta che in Umbria, precisamente a Ripalvella, una frazione del Comune di San Venanzo, in provincia di Terni, è ancora proprietaria del Paese Casa “La Bella Imperia”.
La signora Argetta, associata a Confedercontribuenti, da anni in lotta presso il Tribunale di Terni, per bloccare l’asta del suo immobile, ci tiene a far sapere che “le prime tre aste giudiziarie sono andate deserte e adesso si attende la quarta che si si svolgerà il prossimo 16 marzo. Nel frattempo, si sono presentati già 21 persone, a testimonianza che adesso il mio immobile potrebbe essere svenduto ad appena 98.000,00 euro (offerta minima base d’asta), ovvero 500 mila euro in meno rispetto alla valutazione stabilita dal CTU che ammonta a poco più di 600.000,00 euro ”.
La signora Carmela Argetta sostiene che per la sua “situazione bancaria si è creato l’effetto matrioska, iniziando con la banca a cui mi ero rivolta per un piccolo prestito divenuto sempre più grande, portandomi –spiega – a non riuscire a creare reddito ea non liberarmi più dalla morsa del debito. Successivamente abbiamo chiesto la sospensione fintanto che la situazione contabile non era certa e definita, prima di espropriare il bene, chiedendo anche in Appello, in sede di opposizione all’esecuzione e assistita dal mio legale, l’avvocato Federico Benvenuto, di accertare la situazione reale contabile al 2010, anno in cui è stato stipulato il contratto di mutuo.
Per questi motivi – continua la signora Argetta – sono stati proposti diversi ricorsi di opposizione all’esecuzione, con contestuale istanza di sospensione. Inoltre è stata anche impugnata la sentenza di primo grado dinanzi alla Corte di Appello di Perugia e il cui atto è ancora pendente, contestando la pretesa economica ”.
“Il rischio maggiore –dice la signora Carmela – è che si venda un bene a quattro soldi per poi scoprire, tra qualche anno, che non solo non ero a debito ma addirittura a credito se si tiene conto che da tutta questa vicenda ho subìto anche danni biologici e mancati guadagni “
“Per questo – conclude Carmela Argetta all’unisono con il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro – si insiste almeno sulla sospensione, prima che sia troppo tardi e si commetta una gravissima ingiustizia che difficilmente potrà essere sanata in toto, anche da un punto di vista psicologico! “