Roma, 23 novembre 2015 – Confedercontribuenti rilancia la battaglia perché Banca d’Italia diventi pubblica cosi come previsto dalle disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari imponevano entro la fine del 2008 alle banche azioniste di Bankitalia di cedere le proprie partecipazioni, affinché il capitale dell’istituto di vigilanza tornasse in mano pubblica, così come previsto dall’articolo 19, comma 10, della l. 28 dicembre 2005, n. 262.
Il capitale di Bankitalia, fino al 2013 ammontava a 156.000 euro. Nel gennaio 2014 un provvedimento del governo stabilì la rivalutazione delle quote di Bankitalia da 156mila euro — valore fermo dai 1936 — a 7,5 miliardi consentendo alle banche azioniste di rafforzare in questo modo il loro patrimonio. Un regalo al sistema bancario italiano. La cessione delle quote – recita lo Statuto – avviene solo previo consenso del Consiglio Superiore e su proposta del Direttorio “nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto e di una equilibrata distribuzione”.
Gli italiani e le imprese ma anche i risparmiatori hanno subìto abusi, vessazioni e soprusi (dall’anatocismo ai mutui usurari, al risparmio tradito), con i costi dei conti correnti pari a 295,66 euro, assai più elevati della media Ue a 27 (pari a 114 euro), ed i tassi sui mutui più alti di 1,29 punti base, con l’effetto di 27.100 euro in più per un mutuo trentennale di 100.000 euro.
“E’ drammatico che la partecipazione nel capitale sociale porta ad una contiguità con il sistema bancario suo azionista. La legge imponeva il ritorno del controllo pubblico e su questo obiettivo da raggiungere concentreremo i nostri sforzi e la nostra battaglia” ha dichiarato Carmelo Finocchiaro, presidente Confedercontribuenti, durante una manifestazione in Puglia.
“Non è possibile che la banca centrale italiana sia nei fatti controllata per il 95% da partecipazioni private. Questoconflitto d’interessi deve essere superato. Sia lo Stato ad averne la proprietà assoluta. Su questo si concentrerà la battaglie di Confedercontribuenti, non molleremo fino a quando la banca centrale non ridiventerà pubblica. Intanto grazie al regalo del Governo fatto nel 2014 Intesa San Paolo e Unicredit si preparano a fare un affare sulle quote rivalutate gratuitamente” conclude Finocchiaro.