Roma, 13 nov. – “Tre neo-direttori di carcere quando hanno appreso di dover prestare servizio in Sardegna hanno rinunciato all’incarico. Le ragioni, evidentemente, sono da ricercarsi nel surplus di disagio insito nel dover guidare istituti penitenziari dell’isola, che rappresentano l’emblema dello sfascio carcerario causato da decenni di abbandono dei governi, di ogni colore politico, ivi compresa l’area di appartenenza di coloro che oggi ipocritamente fanno a gara per gridare allo scandalo”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, commentando la decisione di tre funzionari che, dopo aver superato il concorso e il corso di formazione, all’atto della nomina, hanno rinunciato ad assumere l’incarico di direttore delle carceri sarde di Isili, Tempio Pausania e Alghero e le successive reazioni politiche. “Assumersi la responsabilità dell’ordine e della sicurezza penitenziaria, ma anche quella di datore di lavoro e ordinatore di spesa, come di molte altre, in un sistema tuttora allo sbando, anche perché anni di malagestione e degrado non si recuperano in poche settimane, e con carenze di ogni tipo, basti pensare alla Polizia penitenziaria mancante di 18mila unità, per di più in Sardegna, evidentemente, non è un’idea allettante per molti. A maggior ragione – aggiunge il sindacalista – se si pensa che pure il trattamento economico non è adeguato alle responsabilità e anche questo perché i governi dal 2006, non adempiendo al dettato di legge, si ostinano a non stipulare il ccnl per la dirigenza penitenziaria”. Per De Fazio, “la verità è una sola e noi la ribadiamo, dalle carceri tendono a fuggire tutti, capi e vicecapi del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, comandanti e, come in questo caso, direttori, non solo i detenuti per i quali l’evasione, in fondo, risponderebbe a una lineare etica del pensiero. Suggeriamo, dunque – conclude – a chi si sbraccia in queste ore, maggiore prudenza e azioni concrete a sostegno di politiche di rafforzamento della sicurezza e dell’organizzazione carceraria e non solo di vuoti slogan preelettorali”.