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Calano produzione e valore aggiunto ma l’agricoltura italiana resta da primato

Di
Redazione
|
22 Gennaio 2021

Ha perso colpi ma ha mantenuto il primato in Europa per valore aggiunto. La fotografia dell’agricoltura italiana che emerge dalle stime preliminari dell’Istat sull’andamento dei conti 2020 certifica le difficoltà legate alla pandemia, legate soprattutto al drastico ridimensionamento degli scambi e alle restrizioni che hanno colpito pesantemente alcuni settori in particolare come l’agriturismo, il vino e il florovivaismo.

Nel 2020 la produzione dell’agricoltura si è ridotta del 3,3% in volume, il valore aggiunto lordo ai prezzi base è sceso del 6,1% e gli occupati sono diminuiti del 2,4%, mentre i redditi hanno perso il 4,8% (a fronte di un calo medio del 4% nella Ue a 27). La pandemia ha colpito soprattutto le attività secondarie (-18,9%), che comprendono l’agriturismo, i servizi connessi all’agricoltura (-3,8%) e il florovivaismo (-8%).

Tra le produzioni si sono ridotte in particolare quella di olio, crollata del 18% (e dimezzata in Puglia e Calabria) dopo il boom del 2019, le coltivazioni industriali (-2,2%) e il vino (-1,9%). Solo il comparto zootecnico ha registrato un andamento positivo (+0,3%), grazie alla crescita dei prodotti zootecnici (+2%) che ha compensato il calo del bestiame (-0,8%). Più contenuta, rispetto al 2019, la crescita dei prezzi alla produzione (+0,4% contro +0,7% dell’anno precedente), mentre sono diminuiti i prezzi relativi ai costi sostenuti dagli agricoltori (-0,6% contro +0,9% del 2019).

A livello europeo la produzione agricola è diminuita dell’1,3%; nella graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti al primo posto c’è la Francia con 75,4 miliardi, seguita da Germania (56,3), Italia (56,1) e Spagna (53). Ma in termini di valore aggiunto l’Italia come detto resta leader con 31,3 miliardi, davanti a Francia (30,2) e Spagna (29,3), nonostante l’impatto della pandemia che ha ridimensionato drasticamente l’interscambio commerciale, causando difficoltà di collocamento sui mercati per molti prodotti e facendo crollare i prezzi. In Europa, a pagare il costo più alto della crisi sono stati gli allevamenti suini in Germania (dove i redditi sono crollati di oltre il 15%), di visoni in Danimarca e il florovivaismo in Olanda.

I redditi degli agricoltori sono calati in tutti i principali paesi produttori, con la rilevante eccezione della Spagna. Da segnalare il crollo registrato in Romania, dove nel 2020 l’indicatore relativo si è praticamente dimezzato (-47,2%). Segno meno anche in Germania
(-15,5%), Polonia (-9,6%), Francia (-7,6%) e Paesi Bassi (-6,7%). tutti cali superiori alla media della Ue a 27 (-4%). Variazioni positive invece in Spagna (+12,5%), Ungheria (+10,3) e Grecia (+5,2%).

Fonte: agrisole