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Bce: i profitti, non i salari, hanno spinto insù l’inflazione

Di
Redazione
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30 Giugno 2023

Sono stati i profitti, non i salari, a spingere all’insù l’inflazione negli ultimi trimestri. Ma questa pressione proveniente dai profitti unitari calerà, in prospettiva, nel momento in cui le aziende – anche a causa del raffreddamento della domanda in seguito alla stretta monetaria – decideranno di assorbire le richieste salariali riducendo margini e profitti piuttosto che aumentando i prezzi. Questo mentre crescono i segnali di debolezza dell’eoconomia. Questo quanto risulta dall’ultimo Bollettino economico della Bce anticipato ieri.

«Nel complesso, i profitti unitari sono cresciuti fortemente negli ultimi trimestri e hanno contribuito in modo visibile alle pressioni sui prezzi interni nell’area dell’euro, ma ci si aspetta che agiscano da cuscinetto contro una parte della trasmissione dell’aumento del costo del lavoro», si legge a conclusione dell’analisi. «Il contributo dei profitti unitari è stato particolarmente grande negli ultimi tre trimestri, rappresentando circa il 60% della crescita totale del deflatore del Pil», scrive la Bce. E il deflatore del Pil – una misura delle variazioni dei prezzi di tutti i beni e servizi – è salito a quattro volte la sua media storica nell’ultimo trimestre, con i profitti, non i salari, che hanno contribuito in gran parte. «Nel primo trimestre del 2023, il tasso di crescita annuale del deflatore del Pil dell’area dell’euro ha raggiunto il massimo storico del 6,2%, rispetto al 5,7% del trimestre precedente, dopo aver toccato il minimo dello 0,6% nel secondo trimestre del 2021», argomenta l’articolo del Bollettino economico.

Una misura chiave della redditività aziendale nella zona euro dunque è salita a un livello record nello scorso trimestre, mantenendo la pressione sull’inflazione. L’anno scorso, le imprese hanno aumentato i prezzi prima degli aumenti dei costi per spingere l’inflazione a due cifre in autunno.

Anche se il calo dei margini non è ancora evidente, la Bce prevede che ci sarà – come ha anche sottolineato la presidente Christine Lagarde nel suo discorso al Forum di Sintra –e le aziende inizieranno ad assorbire con i profitti parte della domanda salariale extra dei loro lavoratori. E questo potrà consentire alla Bce di prendere una pausa e mantenere i tassi invariati su livelli restrittivi, per valutare l’impatto dell’inasprimento della politica monetaria sull’inflazione. «In prospettiva, l’esaurimento della domanda repressa legata alla pandemia, l’allentamento delle strozzature dell’offerta e l’impatto attenuato dell’inasprimento della politica monetaria dovrebbero significare che le aziende sono più sollecitate ad assorbire la forte crescita dei salari e la conseguente crescita dei costi unitari del lavoro utilizzando i profitti unitari», ha affermato la Bce nel Bollettino.

«Nel contesto di un’impennata dei costi degli input intermedi, questo quadro di sviluppi dinamici dei profitti unitari e di effetti al rialzo sull’inflazione è coerente con i margini di ricarico e di profitto lordo sostanzialmente invariati osservati nei conti delle imprese», viene spiegato nel documento.

Fonte: Il sole 24 ore