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8 marzo: Fabi, credit gender gap, a uomini il doppio di prestiti

Di
Lucia Cutrona
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8 Marzo 2024

Roma, 8 mar. – Differenze significative di genere – osserva l’analisi della Fabi – anche nell’area settentrionale del Paese, dove prevalgono le regioni come il Veneto, con un solo 18% dei prestiti riconosciuto alle donne – pari a 7,7 miliardi – contro quasi il 35% attribuito alla clientela maschile (pari al doppio in termini economici ovvero a 14,7 miliardi di euro) e la Lombardia, dove agli uomini spetta il 34% del credito erogato mentre a quella femminile corrisponde solo il 19,2%. Rispetto all’ammontare complessivo, quantificabile in 106,7 miliardi, i prestiti al femminile in quella regione valgono 20,4 miliardi contro i 36,3 miliardi concessi alla clientela maschile.
Una situazione di disparità meno accentuata si registra solo nelle regioni del Centro, dove il divario di genere raggiunge il picco di 5,9 miliardi nel Lazio, seguito dalla Toscana con 4,2 miliardi e con una media di area del 22% dei finanziamenti assegnato alle donne contro un 34,6% alla clientela maschile.
“È un dato di fatto che la parità di genere passi anche per l’accesso al credito – il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni – e se questo funge ancora da leva per soddisfare aspirazioni e progetti delle famiglie italiane, la disuguaglianza finanziaria corre il rischio di differenziarne la realizzazione. la distanza tra credito e donne non divide l’Italia in due ma ne amplia la discriminazione di genere e se l’inclusione finanziaria rappresenta ancora un pilastro per la crescita economica e sociale del Paese, anche il fattore “denaro” deve fare la differenza. In tutta Italia, invece, si riscontra una ampia disparità tra uomini e donne nell’accesso al credito bancario. È un problema che nasce in banca, ma non è responsabilità delle banche se, purtroppo, esistono queste differenze, che nascono da lontano, da ragioni sociali e anche culturali. Le medesime disparità si riscontrano, tra altro, per quanto riguarda gli stipendi e le pensioni, più basse per le donne, fattori che poi condizionano l’accesso al credito. È necessario studiare tutte le misure possibili per ridurre questi divari. La parità di genere non deve restare solo uno slogan, ma deve partire concretamente dall’inclusione finanziaria. Le banche, dal loro punto di vista, potrebbero fare la loro parte aumentando i prestiti dedicati a tasso agevolato”. “Suggerisco due proposte: potrebbero essere valutate forme di garanzia pubblica specifiche per le donne, non solo quelle imprenditrici, oppure potrebbero essere studiati incentivi fiscali, per esempio per incrementare le detrazioni sugli interessi pagati alle banche” conclude Sileoni.